mario draghi spread

CON DRAGHI OUT, TRABALLANO I CONTI PUBBLICI - TENETEVI FORTE: ENTRO LA FINE DELLA LEGISLATURA, IL TESORO DEVE RINEGOZIARE 350 MILIARDI DI EURO DI BOT E BTP, PER LA QUASI TOTALITÀ IN MANO A BANCHE E FONDI INTERNAZIONALI - CON LO SPREAD IN CRESCITA, IL RISCHIO È DI PAGARE MOLTI PIÙ INTERESSI SUI TITOLO DI STATO RINNOVATI E DI FAR SALTARE PER ARIA I CONTI

sergio mattarella mario draghi

(AGI) - Vale quasi 350 miliardi di euro il debito pubblico da rinnovare entro la fine della legislatura in corso. Da oggi fino ad aprile 2023 scadono, infatti, 202,6 miliardi di btp, arrivano a fine corsa 103,6 miliardi di bot, 23,1 miliardi di cct e 12,4 miliardi di ctz: nell’arco dei prossimi 9 mesi, quindi, scadono titoli pubblici per 341,8 miliardi.

 

In totale, i titoli di Stato in circolazione valgono 2.256,3 miliardi, dei quali 1.975,6 miliardi sono btp, 110,1 miliardi bot, 147,2 miliardi cct e 12,4 miliardi ctz. Questi i dati principali di un’analisi del Centro studi di Unimpresa secondo cui nel 2022 il debito ancora da rinnovare è di 200,1 miliardi, nel 2023 di 300,9 miliardi, nel 2024 di 249,4 miliardi e nel 2025 di 208,6 miliardi.

DEBITO PUBBLICO DA RINNOVARE

 

«La crisi del governo sta facendo impennare lo spread e il costo del debito salirà in maniera importante. Avremo più difficoltà con le prossime scadenze, pregiudichiamo una parte delle risorse che servirebbero per sostenere le famiglie e le imprese.

 

Speriamo in una rapida verifica dei numeri in Parlamento della maggioranza e se si deve andare al voto, lo si faccia il più presto possibile. Meglio le elezioni di soluzioni pasticciate» commenta il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro.

 

LE DIMISSIONI DI MARIO DRAGHI BY CARLI

Secondo l'analisi di Unimpresa, basata su dati del ministero dell'Economia, l'ammontare complessivo dei titoli di Stato in circolazione è pari a 2.256,3 miliardi: si tratta di 110,1 miliardi di bot, 147,2 miliardi di cct, 12,4 miliardi di ctz e 1.975,6 miliardi di btp.

 

Nel dettaglio, nel corso del 2022, il debito pubblico ancora da rinnovare è pari a 200,1 miliardi: 69,4 miliardi di bot, 12,5 miliardi di cct, 12,4 miliardi di ctz e 105,7 miliardi di btp. L'anno prossimo scadranno 300,9 miliardi di obbligazioni pubbliche: 40,7 miliardi di bot, 23,2 miliardi di cct e 236,9 miliardi di btp. Nel 2024, poi, scadrà debito pubblico per 249,4 miliardi: 208,3 miliardi di btp e 30,2 miliardi di cct.

 

debito pubblico

L'anno ancora successivo - nel 2025 - impegnerà il Tesoro per rinegoziare 208,6 miliardi di titoli: 43,2 miliardi di cct e 165,3 miliardi di btp. Altri 195,4 miliardi di titoli pubblici arriveranno a fine corsa nel 2026: 12,8 miliardi di cct e 182,5 miliardi di btp, mentre nel 2027 i btp da rinnovare saranno pari a 132,5 miliardi e corrispondono, per ora, al totale del debito in scadenza;

 

stessa situazione nel 2028, con debito da rinnovare tutto in btp per 128,3 miliardi, mentre nel 2029 a 76,8 miliardi di btp si aggiungono 17,1 miliardi di cct per complessivi 94,1 miliardi. Il 2030 é un’annata con btp in scadenza per 121,2 miliardi e 7,9 miliardi di cct per complessivi 129,2 miliardi. Nel periodo 2031-2072, in totale, andranno rinnovati titoli (solo btp) per 617,6 miliardi.

 

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

A giudizio del Centro studi di Unimpresa, a partire dall’anno in corso, l’acuirsi delle tensioni sullo spread, cagionata dall’inflazione e dalla ripresa che sembra affievolirsi, potrebbe avere ripercussioni sulla gestione del debito pubblico. Gli appuntamenti col mercato, nel programmato calendario di emissioni stabilito dal Tesoro, non sono stati caratterizzati, finora, da situazioni critiche.

 

Un quadro positivo favorito in particolare dalle misure di politica monetaria adottate e assicurate dalla Banca centrale europea che stanno tuttavia per ridimensionarsi. Tale “ombrello”, comunque, potrebbe non essere sufficiente nel medio periodo, ad assicurare i sottoscrittori di titoli di Stato, in particolar modo i fondi e gli investitori istituzionali che poi determinano gli esiti delle aste e i relativi tassi di interesse, in relazione ai quali non sono da escludere possibili rialzi nei prossimi mesi.

 

LE DIMISSIONI DI MARIO DRAGHI BY OSHO

«Con più soldi da riconoscere ai detentori di titoli di Stato si riduce la coperta del bilancio pubblico: in un quadro di forte instabilità politica, si avrebbero meno fondi a disposizione per sostenere la ripresa economica, in una fase cruciale post pandemia e post guerra» aggiunge Lauro, spiegando che «anche le frizioni nella maggioranza di governo e la crisi in corso contribuiscono ad agitare i mercati finanziari».

 

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - HA RAGIONE VANNACCI: È DAVVERO UN MONDO AL CONTRARIO – IL VERTICE DELLA CASA BIANCA, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA, È STATO IL PIÙ SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE – LA REGIA TRUMPIANA HA MESSO GIORGIA MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E LA POVERA URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO SI È RAGGIUNTO QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEGLIO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO TIMIDAMENTE A INSISTERE SULLA NECESSITÀ DELLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI...

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

C’È FRANCO E FRANCO(FORTE) - SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI IN ITALIA PESA COME UN MACIGNO L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - GIÀ OGGI, PUR AVENDO IL 30 PER CENTO DI MEDIOBANCA, I DUE RICCONI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE DELLA BANCA PERCHÉ NON SONO “HOLDING BANCARIE” REGOLATE DALLA BCE (E CE MANCHEREBBE CHE PER FARE OCCHIALI O CEMENTO UNO SI METTE IN CASA GLI ISPETTORI DI FRANCOFORTE) - DOMANI AVRANNO IL CONTROLLO DI MPS E SI TROVERANNO NELLE STESSE CONDIZIONI, CIOÈ SENZA POTER TOCCARE PALLA. COSA SUCCEDERÀ ALLORA IN MEDIOBANCA E GENERALI DOPO L’8 SETTEMBRE? SI PROCEDERÀ PER ACCORDI SOTTOBANCO TRA AZIONISTI E MANAGER CON LA BENEDIZIONE DEL GOVERNO, O SI PROCEDERÀ ALLA LUCE DEL SOLE SEGUENDO LE REGOLE EUROPEE? AH, SAPERLO…

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?