matteo renzi silvio berlusconi

DUCETTO MANNARO. RENZI FINGE DI APRIRE AL CAV (PROPORZIONALE ALLA TEDESCA) E SCHIACCIA FRANCESCHINI: I SUOI VOTI ININFLUENTI NELL’ASSEMBLEA PD – DI BATTISTA FA LA SPIA: “ANCHE IL PD E’ D’ACCORDO SULLE ELEZIONI ANTICIPATE. ME LO HA DETTO GUERINI"

 

Goffredo De Marchis per la Repubblica

 

RENZI BERLUSCONIRENZI BERLUSCONI

Primo giorno di lavoro da segretario per Matteo Renzi al Nazareno senza effetti speciali. Si aspetta la proclamazione di domenica. Ma qualcosa si muove. Innanzitutto Renzi sceglie il responsabile organizzazione del partito: l' incarico andrà ad Andrea Rossi, oggi sottosegretario del governatore dell' Emilia Romagna Stefano Bonaccini.

 

lotti durante la mozione di sfiducialotti durante la mozione di sfiducia

Toccherà a lui cucire il rapporto del Pd con i territori. Poi telefona al sindaco di Castel Volturno Dimitri Russo, gli racconta di aver sentito Minniti e di aver sollecitato il governo a occuparsi dei problemi della città. Infine commenta soddisfatto la scelta dei tre commissari per Alitalia, un dossier che gli sta a cuore: Gubitosi lo ha visto venerdì mattina, Laghi ha già lavorato all' Ilva scelto dal governo Renzi e Paleari è stato all' Expo. Come dire: in azienda adesso ci sono tre potenziali alleati del progetto che il Pd ha in mente per salvare la compagnia di bandiera.

Paolo Romani Paolo Romani

 

Ma Renzi pensa alle prossime mosse. Il Pd, a due giorni dalle primarie, mette sul tavolo una proposta di legge elettorale più avanzata delle altre e che sa essere gradita a Forza Italia. L' interlocutore per la riforma è stato scelto. Meglio Berlusconi di Grillo. Si lavora a un sistema tedesco, ovvero proporzionale, con metà collegi uninominali e metà preferenze e una soglia del 5 per cento che elimina i partitini e fa scattare la suggestione del voto utile.

 

BERLUSCONI RENZIBERLUSCONI RENZI

Nei colloqui delle ultime ore, Luca Lotti e Paolo Romani, presidente dei senatori forzisti, hanno deciso che è una bozza su cui si può lavorare. Ma Renzi è realista e ripete: «Romani non basta per dire che è la soluzione giusta». Ci vuole l' imprimatur del grande capo Berlusconi sapendo che il Cavaliere ha tante riserve sia sui tempi, perché aspetta sempre la pronuncia della Corte europea sulla legge Severino che lo esclude dalla vita politica, sia sull' affidabilità del Partito democratico renziano.

 

alessandro di battistaalessandro di battista

Però il canale è aperto. Resta in secondo piano il "forno" di un dialogo con i 5stelle che pure c' è, ma con un' intensità minore. A Renzi non dispiace mantenere gli attuali sistemi di voto con minime correzioni, così come ai grillini. Si potrebbe abbasare la soglia del premio di maggioranza alla Camera dal 40 al 37,5, un tetto che i duellanti principali, Pd e M5s, credono alla loro portata. («Ho detto a Lorenzo Guerini che vogliamo andare al voto - ha raccontato Alessandro Di Battista ieri sera a Di Martedì - e lui mi ha detto che anche loro sono d' accordo»).

LORENZO GUERINILORENZO GUERINI

 

La composizione dell' assemblea nazionale sarà decisiva per il bis della segreteria Renzi. Il leader vuole le mani libere sul futuro. Il 70 per cento delle primarie può trasformarsi in una maggioranza blindata anche nel parlamentino Pd. Ovvero, in un solido 55 per cento a favore delle correnti di Renzi, Martina e Orfini senza il contributo di Areadem, la componente di Dario Franceschini, alleato "scomodo" del renzismo. In questo modo ai renziani andrebbero 550 posti, ai franceschiniani 150, il resto agli sconfitti di domenica.

 

Qualche renziano è addirittura sicuro che oggi, quando si vedranno i nomi definitivi dei consiglieri Pd, i fedelissimi di Renzi, senza aggiunte di altre correnti, avranno in pugno l' assemblea. Significa che Renzi non dovrà trattare con nessuno o quasi. Tanto più se la carta di riserva di un voto anticipato in autunno tornerà in voga nel circolo ristretto dei renziani. «L' alternativa delle elezioni la vogliamo tenere viva», ripetono i fedelissimi.

 

FRANCESCHINI DIREZIONE PDFRANCESCHINI DIREZIONE PD

Eppure il discorso che il neosegretario sta preparando per domenica dirà il contrario di uno splendido isolamento, di una pretesa di autosufficienza. Si potrebbe intitolare «Il ritorno dei corpi intermedi». Renzi spiegherà che il Pd da solo non ce la fa, che l' unità del centrosinistra si fa con le associazioni, con i movimenti, con i circoli aperti anche ad attività non politiche. Persino con i sindacati, il cui ruolo è stato ridimensionato nel primo Renzi.

 

 Ma adesso per esempio con la Cgil il Pd marcia compatto sia su Alitalia sia sul no alle privatizzazioni. Dire no alle alleanze con i partiti vuol dire escludere sia gli scissionisti sia Alfano lasciando aperta la porta a Pisapia se manterrà l' identità di movimento civico. L' allargamento, dicono al Nazareno, l' appello unitario si vedrà anche nelle liste elettorali.

 

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