elon musk donald trump matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - LE “DUE STAFFE” NON REGGONO PIÙ. IL CAMALEONTISMO DI GIORGIA MELONI NON PUÒ PIÙ PERMETTERSI DI SGARRARE CON MACRON, MERZ, URSULA, CHE GIÀ EVITANO DI CONDIVIDERE I LORO PIANI PER NON CORRERE IL RISCHIO CHE GIORGIA SPIFFERI TUTTO A TRUMP. UN BLITZ ALLA CASA BIANCA PRIMA DEL CONSIGLIO EUROPEO, PREVISTO PRIMA DI PASQUA, SAREBBE LA SUA FINE -  UNA RECESSIONE PROVOCATA DALL’AMICO DAZISTA TRAVOLGEREBBE FRATELLI D’ITALIA, MENTRE IL SUO GOVERNO VIVE SOTTO SCACCO DEL TRUMPUTINIANO SALVINI,

IMPEGNATISSIMO NEL SUO OBIETTIVO DI STRAPPARE 4/5 PUNTI AGLI ‘’USURPATORI’’ DELLA FIAMMA (INTANTO LE HA “STRAPPATO” ELON MUSK AL CONGRESSO LEGHISTA A FIRENZE) - UN CARROCCIO FORTIFICATO DAI MEZZI ILLIMITATI DELLA "TESLA DI MINCHIA" POTREBBE FAR SALTARE IN ARIA IL GOVERNO MELONI, MA VUOLE ESSERE LEI A SCEGLIERE IL MOMENTO DEL “VAFFA” (PRIMAVERA 2026). MA PRIMA, A OTTOBRE, CI SONO LE REGIONALI DOVE RISCHIA DI BUSCARE UNA SONORA SCOPPOLA…

GIORGIA MELONI , IL CAMALEONTE - DA POLITICO

DAGOREPORT

Un meraviglioso film di Woody Allen, intitolato Zelig, descriveva in modo geniale la figura del camaleonte, un tipo di insicuro e/o paraculo, dotato della lingua più lunga e vischiosa del mondo, che si trasforma a seconda di chi frequenta e incontra, in modo che l'altro non lo consideri un avversario e l'accetti.

 

Dopo essersi adattato a qualsiasi situazione con estrema naturalezza e con sorprendenti doti mimetiche, una volta che il camaleonte politico raggiunge il potere, il trasformismo diventa un problema. Quel tono di voce, posture, pause, ammiccare degli occhi, cenni di assenso e sorrisi, allo scopo di creare un clima favorevole, non funzionano più. O di qua o di là, non c'è una terza via.

 

E la difficile situazione in cui, in questi giorni, si sta dibattendo la Reginetta dell’opportunismo transatlantico, Giorgia Meloni. Oggi, la premier che Trump elogiò come “una leader e persona fantastica”, è consapevole del fatto che, se non può smarcarsi dal Caligola della Casa Bianca, nello stesso tempo deve stare attenta all’Unione europea: la discriminante geopolitica ha fatto crollare il suo camaleontismo e non può più permettersi di sgarrare con Macron, Merz, Sanchez, Tusk. Le “due staffe” non reggono più.

meloni trump vignetta altan

 

E’ altrettanto consapevole che la sua sbandieratissima posizione pro Zelensky e anti Putin non le permette più effetti camaleontici con un Trump che svirgola in amorosi sensi telefonici con “Mad Vlad”. Mentre il padre di Elon Musk, Errol, in un'intervista con la Bbc Russia, ha svelato che in famiglia c'è una certa ammirazione per il desposta russo. “Se guardi Putin come un uomo, e non nel contesto della politica internazionale, è difficile non avere rispetto per lui”.

 

Alla domanda se quel birichino ketaminico del figliolo Elon la pensi allo stesso modo, babbo Errol ha tranquillamente confermato che le loro opinioni sono simili: ‘’Elon considera Putin un esempio di leader forte’’.

trump meloni

 

Alla faccia degli editoriali staraciani su Rai1 di Bruno Vespa, la Statista della Garbatella è altrettanto cosciente che la geopolitica ha messo l’economia italiana in mutande. Una recessione provocata dall’amico dazista Trump innescherebbe il tracollo nei sondaggi di Fratelli d’Italia, mentre la sua maggioranza di governo vive da mesi sotto scacco del dinamismo sempre più destabilizzante del suo vicepremier, il trumputiniano Matteo Salvini, impegnatissimo nel suo obiettivo di strappare 4/5 punti agli ‘’usurpatori’’ della Fiamma.

 

Un “nemico” in casa che lei patisce moltissimo, e in privato lo ammette, perché il leader della Lega, più variabile di una nuvola, si sta trasformando in una mina vagante che ogni giorno si diverte a ribattere ogni mossa e giravolta di Meloni e a perculare l’altro vice del governo ed europeista irremovibile, quindi detestato da Salvini, l’imbelle Antonio Tajani.

elon musk matteo salvini

 

E la premier teme la prossima visita turistico-pasqualina del vicepresidente di Trump, Jd Vance, a Roma che potrebbe avere effetti dirompenti con un lanciatissimo Salvini in modalità pro-Usa e anti-Ue, come tuona ogni giorno sui giornali, mettendosi a completa disposizione, tovagliolo sul braccio, al “King Donald” della Casa Bianca. Con il Capitone a stelle e strisce, l’indebolimento politico della “Giorgia dei Due Mondi” sarebbe traumatico.

giorgia meloni elon musk

 

 

 

 

Come assistere oggi allo spettacolo di Musk in video-collegamento con il Congresso leghista a Firenze è stato traumatizzante per l’Underdog. Il “Tesla di minchia” che ieri corteggiava a Palazzo Chigi e abbracciava ad Atrejus, l’ha abbandonata al suo destino, rea di non aver firmato l’accordo per i satelliti a bassa quota in Italia di Starlink. “Mentre Salvini lo difende, pure dalla maxi-multa miliardaria minacciata dall’Ue: “Una follia””, sottolinea “La Repubblica”).

 

ARTICOLO DI LE MONDE SULLA 'RELAZIONE' TRA GIORGIA MELONI E ELON MUSK

Certo il Musk di oggi non è quello di ieri che oscurava Trump sul palco durante la campagna elettorale e poi nei primi giorni alla Casa Bianca: oggi, una volta entrato in aperto conflitto con l’inner circle trumpiano, è sulla via d’uscita da capoccione licenzia-tutti del Doge. Ma, economicamente e mediaticamente, con il suo social X, ex Twitter, l’uomo più ricco del mondo può fare ancora molto, molto male, vedi i vari endorsement e finanziamenti dello svalvolato in gloria del sovranista britannico Nigel Farage, che nei sondaggi sorpassa Starmer,  e delle svastichelle di AFD, diventato secondo partito tedesco.

 

Un Carroccio fortificato dai mezzi illimitati di Musk potrebbe logorare il governo ‘’monocolore’’ di Meloni al punto che un banale “chiarimento” della triade Meloni-Salvini-Tajani potrebbe per far ruzzolare  l’alleanza di governo e spaccarsi (come già avvenne ai tempi del Papeete).

ELON MUSK GIORGIA MELONI ANDREA STROPPA

 

 

 

Un evento che Meloni non gradirebbe assolutamente: il governo non deve saltare in aria per un’intemerata del “Truce” Salvini, viceversa vuole essere lei a dare le carte e a scegliere il momento del “vaffa” e conseguente crisi e voto anticipato (Mattarella permettendo).

 

Non è mistero che l’idea che ronza nella testa della Thatcher immaginaria miri alla primavera 2026. Finché il partito della Fiamma resta nei sondaggi al 27% non c’è da preoccuparsi, ma se scende sotto il 26, a quel punto, l’allarme è rosso, sostiene il suo factotum Fazzolari.

fidanza meloni

 

Aspettando la primavera 2026, c’è un altro test importantissimo che attende la Pierina di Colle Oppio il prossimo ottobre, le Regionali, dove vuole tassativamente strappare alla Lega, deprivata di Zaia, il comando in Veneto, e un sindaco di Fratelli d’Italia a Milano (si spiffera il nome di Fidanza che è però indigesto a La Russa).

 

Anche sull’idea di volare alla Casa Bianca prima di Pasqua, quando si riunirà un Consiglio Europeo straordinario che dovrà misurarsi sulle contromisure al 20% sui prodotti dell’Unione annunciati da Trump, la lascia perplessa.

 

URSULA VON DER LEYEN - EMMANUEL MACRON - GIORGIA MELONI - SUMMIT EU MED 9 MALTA

I poteri forti del Vecchio Continente, che già evitano di condividere i loro piani per non correre il rischio che Meloni si attacchi al telefono e spifferi tutto a Trump, un viaggio del genere lo prenderebbero ovviamente malissimo, come una sonora sberla all’unità europea.

 

I 27 paesi dell’Ue sono ormai divisi in due schieramenti: da una parte chi è a favore di una politica compatta e condivisa per controbattere alla guerra commerciale Usa, dall’altra gli unici due paesi che puntano i piedi sono Ungheria e Grecia. Con chi vuol stare Giorgia Meloni, con il filo putiniano Viktor Orban?

VERTICE EUROPEO PER L UCRAINA A PARIGI

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…

trump epstein

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE DUE FOTOGRAFIE DI TRUMP CON IN BRACCIO RAGAZZE GIOVANISSIME A SENO NUDO? A WASHINGTON, FONTI BEN INFORMATE ASSICURANO CHE LE DUE FOTO HOT SIANO TRA LE MIGLIAIA DI FILE DI JEFFREY EPSTEIN, ANCORA DA PUBBLICARE - NEI PROSSIMI GIORNI, GRAZIE AL PASSAGGIO DI UNA PETIZIONE PARLAMENTARE FIRMATA DA 218 DEPUTATI DEMOCRATICI, MA AI QUALI SI SONO AGGIUNTI QUATTRO REPUBBLICANI, LA DIFFUSIONE COMPLETA DEI FILE DEL FINANZIERE PORCELLONE, VERRÀ SOTTOPOSTA AL VOTO DELLA CAMERA. E I VOTI REP POSSONO ESSERE DETERMINANTI PER IL SUCCESSO DELL’INIZIATIVA PARLAMENTARE DEM - SE DA UN LATO L’EVENTUALE DIVULGAZIONE DELLE DUE CALIENTI FOTOGRAFIE NON AGGIUNGEREBBE NIENTE DI NUOVO ALLA SUA FAMA DI PUTTANIERE, CHE SI VANTAVA DI POTER “PRENDERE LE DONNE PER LA FIGA” GRAZIE AL SUO STATUS DI CELEBRITÀ, DALL’ALTRO UN “PUSSY-GATE” DETERMINEREBBE UNO DURO SCOSSONE A CIÒ CHE RESTA DELLA SUA CREDIBILITÀ, IN VISTA ANCHE DEL DECISIVO VOTO DI METÀ MANDATO IN AGENDA IL PROSSIMO ANNO...