mattia vittorio feltri

DUELLI DI CARTA IN CASA FELTRI - VITTORIO CONTRO L’EDITORIALE DEL FIGLIO MATTIA SU ‘LA STAMPA’: ‘CAPITA A MOLTI DI AVERE FIGLI. È CAPITATO ANCHE A ME. UNO DI ESSI FA IL MIO STESSO MESTIERE, SI CHIAMA MATTIA ED È BRAVISSIMO. IERI HA VERGATO UN ARTICOLO INTERESSANTE INTITOLATO: «IL POPULISMO VA ALL' ASSALTO DEI GIUDICI». IO NON CORREGGO NESSUNO ECCETTO ME STESSO, MI LIMITO A RICORDARGLI CHE…’

 

1. IL POPULISMO VA ALL' ASSALTO DEI GIUDICI

Mattia Feltri per ‘la Stampa

 

mattia feltri (2)

La profezia di Nanni Moretti non s' è avverata: nel finale del Caimano (2006), Silvio Berlusconi lascia il palazzo di giustizia in cui è appena stato condannato e infiamma il Paese: «La casta dei magistrati vuole il potere di decidere al posto degli elettori».

È ora di fermarli, dice, e gli uomini liberi hanno il diritto di reagire in ogni modo. Quando escono dal tribunale, i giudici vengono ricacciati indietro dalla folla con pietre e barricate di fuoco.

 

Non è successo niente di tutto questo: Berlusconi se n' è andato dal governo con passo istituzionale nel 2011, per sentenza dei mercati, e quando la sentenza è stata emessa dalla magistratura, con successiva decadenza dal Senato, la vivacità delle proteste sue e dei suoi non è mai evoluta nell' insurrezione, nemmeno lessicale. Ma quel finale non è detto che vada perduto.

 

MATTEO SALVINI SU FACEBOOK

Alla notizia che il tribunale del riesame ha accolto il ricorso della procura di Genova, concedendole di recuperare i 49 milioni che la Lega è accusata di aver fatto sparire, e dell' avviso di garanzia per sequestro di persona nella gestione della Diciotti, Matteo Salvini non s' è nemmeno tanto scomposto, non s' è fatto prendere dal fermento berlusconiano. S' è abbandonato a toni mistici («temete l' ira dei giusti») ed è ripartito da Nanni Moretti. Vogliono metterci il bastone fra le ruote, ha detto.

 

E poi: qualcuno non si rassegna al fatto che Salvini sia al governo (mai un bel segno quando uno parla di sé in terza persona), questo è un processo politico, come in Turchia, sono tranquillo, gli italiani sono con me, qualcuno si oppone alla voglia di cambiamento del popolo. E poi il piccolo capolavoro retorico: voi siete miei complici, perché la differenza fra me e loro (i magistrati) è che io sono stato eletto da voi, loro non sono stati eletti da nessuno e non rispondono a nessuno.

 

La sostanza della sfida è che lui, Salvini, ha sottratto a Casaleggio la teoria parafilosofica della democrazia diretta e ne ha fatto una pratica, aprendo le notifiche giudiziarie in video su Facebook, con centinaia di migliaia di tifosi a intonare cori da tastiera.

È che lui ha con sé la forza popolare, e la forza popolare è più forte delle regole dello Stato liberale di diritto, sesquipedale sciocchezza spiegata nei manuali di educazione civica per le medie (una volta, ora educazione civica non si studia più).

magistrati

 

Così Salvini si gioca la suggestione sediziosa, e con un vantaggio: Berlusconi ha avuto contro una magistratura forte, idolatrata, che si portava appresso la fama da Zorro degli anni di Mani pulite, quando erano i pm a legittimarsi con la ola da curva. «Il grande processo pubblico è già avvenuto, è già lì, è in gran parte già fatto», diceva venticinque anni fa il capo della procura di Milano, Francesco Saverio Borrelli. Eccolo il sentimento della piazza, trascinato di qui e di là, molto sopra le regole. Ecco la nemesi.

 

Adesso però quella piazza esultante per la promessa di salvezza della magistratura sembra esultare per la promessa di salvezza del sire nazionalista. Il vento ha cambiato direzione. E non è una buona notizia, nemmeno per chi in questi decenni s' è ribellato al feticcio catartico degli avvisi di garanzia.

 

MATTIA E VITTORIO FELTRI

In un Paese in cui il potere legislativo (Parlamento) è evaporato, non fa più le leggi, nemmeno discute e modifica quelle del governo, persino scomparso dal dibattito politico, ecco, un Paese così può permettersi anche un potere giudiziario che rischia di finire all' angolo, e non per le sue molte manchevolezze, ma perché così ha deciso il popolo nella palpitazione del giorno? Possiamo permetterci un potere esecutivo che prova a salire allo strapotere?

 

Ps. Giovedì il più importante leader dell' opposizione, Matteo Renzi, ha proclamato: «E' ufficiale: la Lega ladrona ha fatto sparire 49 milioni». Lo ha detto a proposito di un sequestro preventivo (e si sottolinea preventivo) in seguito a una sentenza di primo grado, quindi non definitiva.

 

Non c' è nulla di ufficiale, a parte che il Pd ha lasciato Palazzo Chigi e ha anche lasciato il garantismo di una breve stagione. Ed essere garantisti non significa essere radical chic, significa seguire la Costituzione, cioè le regole, quelle che non interessano più a nessuno.

vittorio feltri

 

 

2. PER LA MARGHERITA FRODATA PUNITO SOLO IL TESORIERE PER LA LEGA PAGANO TUTTI

Vittorio Feltri per ‘Libero Quotidiano

 

Capita a molti di avere figli. È capitato anche a me. Uno di essi fa il mio stesso mestiere, si chiama Mattia ed è bravissimo, lo leggo sempre volentieri sulla Stampa di Torino, quotidiano prestigioso, di cui egli è editorialista. E ieri ha vergato un articolo di fondo interessante intitolato: «Il populismo va all' assalto dei giudici». Io non correggo nessuno eccetto me stesso, quindi non intendo fare il maestrino neanche col mio illustre erede. Mi limito a ricordargli qualcosa.

 

Per esempio che il populismo fu un movimento russo nato alla fine dell' Ottocento, considerato il padre del comunismo. Quindi non capisco che grado di parentela ci possa essere tra Salvini e l' ideologia di due secoli fa. Inoltre rammento al mio discendente che ha scritto un libro importante per denunciare le malefatte della magistratura ai tempi di Tangentopoli, durante i quali i partiti rubavano a mani basse. Giusto rimproverare le toghe dell' epoca, ma fino a un certo punto, dato che i furti erano all' ordine del giorno.

 

LUIGI LUSI IN SENATO IL GIORNO DEL VOTO SUL SUO ARRESTO jpeg

Oggi chissà perché Salvini se si incavola con i pm che lo perseguono è giudicato uno che vuole abbattere le istituzioni e passeggiare sulle ceneri della Costituzione, che peraltro fa schifo. Il mio figliolo è colto e intelligente, però talvolta sbadato. Si è scordato che la responsabilità penale è personale. Il blocco della Diciotti (un refuso) è stato deciso dal governo, le cui responsabilità sono collegiali, mentre i geni della giustizia hanno incriminato solo il padrone del Viminale. Perché? Un eccesso di antipatia? Credo sia lecito avere dei sospetti in questo senso. Gli immigrati arrivano qui in massa e noi li dobbiamo ospitare pagandone le spese.

LA VILLA DI LUSI A GENZANO jpeg

 

Se Salvini tenta di arginare l' invasione viene condannato anziché applaudito. Gli oneri del mantenimento dei profughi sono a carico dei cittadini, sempre più irritati non coi presunti populisti.

 

E veniamo alle ruberie nella Lega. Roba vecchia. Bossi ebbe un ictus e le redini della baracca furono affidate a un tesoriere, tale Belsito. Il quale pare ne abbia combinate di ogni colore, dissipando una ricchezza. Che colpa ne ha il prode Matteo? Nessuna. Ma la pubblica accusa se la prende con lui perché , ridendo e scherzando, il suo movimento ha il record dei consensi.

 

 

FRANCESCO RUTELLI IN SENATO IL GIORNO DEL VOTO SULLARRESTO DI LUIGI LUSI jpeg

Siamo tutti autorizzati a pensare che il desiderio che muove i giudici sia di natura politica: uccidere l' uomo che miete voti e si è impadronito del pallino romano. Il dubbio è rafforzato da una constatazione. Alcuni anni orsono la Margherita di Francesco Rutelli fu saccheggiata dal proprio tesoriere, Lusi, che si intascò uno svariato numero di milioni.

 

Inchiesta. Il furbacchione, in base al principio che la responsabilità penale è personale, come abbiamo citato sopra, venne condannato. Ma a Rutelli non fu torto un capello, giustamente. Si colpisce il ladro e non il derubato. Con Salvini questo elementare concetto è stato ribaltato. Belsito ha grattato? Prendiamocela con Il ministro dell' Interno e diciamo pure che egli è una minaccia per la democrazia.

UMBERTO BOSSI E BELSITO

 

Mattia, come la maggioranza degli scribi di lusso, ha le sue idee e io gliele lascio . Però alle mie banali osservazioni farebbe meglio a dare un' occhiata. Se i magistrati picchiano con Mani pulite sono stronzi e se menano sul groppone dei leghisti sono pugili rispettabili. Qualcosa non quadra.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...