lorenzo fontana

"LA RUSSA AL SENATO, LA RUSSIA ALLA CAMERA" – CHI È, CHI NON È, CHI SI CREDE DI ESSERE IL NUOVO PRESIDENTE DELLA CAMERA LORENZO FONTANA. FRONTMAN DELL’ESTREMISMO CATTO-LEGHISTA E FILO-PUTINIANO ANTIABORTISTA, DETESTATO DAGLI ATTIVISTI PER I DIRITTI DEGLI OMOSESSUALI, E' TIFOSISSIMO DELL'HELLAS VERONA – NESSUNO MEGLIO DI LUI RAPPRESENTA IL GRUMO IDENTITARIO PROTOLEGHISTA CHE TIENE INSIEME CURVE CALCISTICHE E RITO TRIDENTINO, FELPE ANTI-SANZIONI E MILITANZA ANTI-GENDER...

Flavia Perina per “La Stampa”

 

LORENZO FONTANA

«Siamo sempre noi, siamo quelli di sempre»: il messaggio non poteva essere più chiaro. La proposta e l’elezione alla presidenza della Camera del frontman dell’estremismo catto-leghista e filo-putiniano sfiora la provocazione e apre una inaspettata nuova fase per le nostre istituzioni: l’uso identitario dei vertici istituzionali, considerati assai più dei ministeri luoghi dove è necessario piantare una bandierina ben riconoscibile.

 

Lorenzo Fontana è il secondo presidente di Montecitorio indicato dalla Lega e la distanza tra lui e il primo, Irene Pivetti, racconta molto dell’evoluzione (o involuzione) del sistema parlamentare e dell’approccio che i partiti hanno agli organi di democrazia. Persino i “barbari” di ieri, ancora legati al secessionismo della prima ora e al disprezzo di Bossi per il Palazzo, furono più cauti davanti a quelli che si chiamano “alti incarichi” proprio per la loro natura super partes. Pure Pivetti era cattolica doc, pure lei pro-vita convinta, ma fu preferita ad altri giudicando un valore la sua biografia senza macchie di intemperanze ed eccessi, più suora laica che Giovanna d’Arco.

 

LORENZO FONTANA

La continenza aveva ancora un suo valore, e infatti Pivetti fu scelta al posto di Enrico Speroni (lo raccontò lei stessa) anche per una questione di estetica politica. Non vestiva giacche fluorescenti, non cercava l’iperbole oratoria contro i nemici del momento (sempre i soliti: immigrati, kebab, gay pride, all’epoca con l’aggiunta dei meridionali), non esibiva più di tanto le sue convinzioni di fede.

 

Quasi trent’anni dopo l’esagerazione dialettica è diventata un valore aggiunto, un titolo di merito, insieme al massimalismo delle posizioni: Fontana è scelto proprio per quello, perché nessuno meglio di lui rappresenta il grumo identitario protoleghista che tiene insieme curve calcistiche e rito tridentino, felpe anti-sanzioni e militanza anti-gender. Ed è davvero sorprendente che Giorgia Meloni abbia accettato di convergere su una figura che, col suo curriculum politico, è la smentita vivente delle rassicurazioni spese a piene mani sui diritti, il rispetto della 194, la fedeltà alle sanzioni, il posizionamento di assoluto sostegno all’Ucraina. Uno, per giunta, che usa il discorso di insediamento per rilanciare la battaglia leghista più urticante per la destra di Fdi, quella sul riconoscimento delle autonomie, e indica l’omologazione negli Stati nazionali come «strumento di totalitarismo».

 

MATTEO SALVINI ABBRACCIA LORENZO FONTANA

Sapevamo che avremmo avuto un governo politico, e molti lo hanno giudicato comunque un bene, anche a sinistra. Ma alle istituzioni militanti nessuno aveva mai pensato ed è qualcosa in più della solita sgrammaticatura, perché delle due l’una: o l’intero curriculum politico di Fontana è l’artificio di un dirigente locale in cerca di consenso, quindi emendabile e persino cancellabile con l’ingresso nei massimi palazzi, oppure con quell’estremismo dovrà fare i conti il massimo organo della democrazia italiana nel suo lavoro quotidiano, oltreché ogni cittadino nelle occasioni che richiedono la presenza e la parola della terza carica dello Stato.

 

ZAIA SALVINI LORENZO FONTANA

Posizioni estreme in materia di alleanze: gli auguri ai neonazisti tedeschi di Afd, i contatti con i greci di Alba Dorata, quell’incredibile video-saluto al loro congresso: «Con noi l’Europa tornerà ad essere faro di civiltà». Posizioni estreme sull’Europa: il plauso alla Brexit, salutata come un grande evento contro «l’attuale incubo dell’Unione europea». Posizioni estreme su immigrazione e gay che «mirano a cancellare la nostra comunità, le nostre tradizioni».

 

ETTORE ROSATO E LORENZO FONTANA

Posizioni estreme a favore di Vladimir Putin all’epoca dell’annessione della Crimea, così convincenti che la Lega fu invitata come “osservatore indipendente” alle successive elezioni russe. Posizioni estreme e ai limiti del confessionale in materia di religione e credo, al punto da minacciare sfracelli alla sola idea di un museo sul mondo islamico a Venezia (figuriamoci fosse stata una moschea).

 

Posizioni estreme in materia di società, libertà personali e collettive, e infatti fino a pochi anni fa il modello d’elezione di Fontana era l’autocrazia russa, di cui cantava pubblicamente le lodi: «Se trent’anni fa la Russia, sotto il giogo comunista, materialista e internazionalista, era ciò che più lontano si possa immaginare dalle idee identitarie e di difesa della famiglia e della tradizione, oggi invece è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società».

 

lorenzo fontana

Tutto lecito in democrazia. Tutto normale nei ranghi della Lega. Tutto ordinario nell’emiciclo del Parlamento, dove si è visto l’incredibile in tante occasioni, risse, cappi sventolati tra i banchi, spumante e mortadella, faldoni lanciati come missili, elogi di dittatori e regimi del passato e del presente.

 

Ma tutto assolutamente inedito e alquanto preoccupante al vertice assoluto delle istituzioni dove la moderazione e il rispetto, almeno formale, dei valori costituzionali - laicità, libertà di culto, rifiuto di ogni totalitarismo - era stato finora garantito da ogni biografia, anche dalle più anomale, persino dai grandi rottamatori del Movimento 5 Stelle che a Montecitorio portarono Roberto Fico, uno dei meno tempestosi della brigata grillina che conquistò la maggioranza nel 2018.

 

STRISCIONE DI PROTESTA CONTRO LORENZO FONTANA ALLA CAMERA MOSTRATO DA ALESSANDRO ZAN E RACHELE SCARPA

Resta l’ipotesi (la speranza?) che l’ostentazione massimalista del neo-Presidente sia un rito identitario, una maschera, l’obbligatorio adempimento che è toccato a un veronese determinato a far carriera politica nell’epicentro del vetero-leghismo, dove certo non vai avanti parlando bene dell’Europa, dei diritti gay, dei musulmani o del Napoli. Ed è bizzarro notare che, in questo caso, l’elezione alla presidenza della Camera avrebbe premiato del tutto fuori tempo un mood, un modo d’essere, una posizione, da tempo sconfessati dagli elettori persino nella loro culla natia.

 

LORENZO FONTANA 3

Verona è il luogo dove nel 2009 Fontana diventò una star da 52mila preferenze alle Europee, già dimezzate nella successiva tornata e infine, l’anno scorso, letteralmente sparite nel gorgo delle Comunali che hanno eletto sindaco il candidato della sinistra Damiano Tommasi, relegando la Lega al 9,5 per cento, venti punti sotto Fratelli d’Italia. I cittadini, insomma, hanno già detto con chiarezza cosa pensano di quel tipo di rappresentanza. Ma il messaggio, evidentemente, non è bastato. C’è chi ancora crede che issare quella bandierina sul pennone più alto di Montecitorio funzioni e sia utile alla sua causa.

LORENZO FONTANA 2lorenzo fontana 2LORENZO FONTANA UMBERTO BOSSI matteo salvini andrea crippa lorenzo fontana giancarlo giorgetti riccardo molinari matteo salvini e lorenzo fontana in spiaggia a milano marittimalorenzo fontana - umberto bossi - giancarlo giorgetti - roberto calderoli - matteo salvini

 

matteo salvini giancarlo giorgetti lorenzo fontana

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?