1. “L’ITALIA NON È QUESTA”, DICE RENZI DOPO GLI ARRESTI DI MILANO. MA LA SUA MAGGIORANZA POLITICA INVECE SÌ: OGGI SI “SCOPRE” CHE AL TAVOLINO DELLA SPARTIZIONE SI SONO SEDUTE COOP BIANCHE E ROSSE, OVVERO AMICI DEL PD BERSANIANO E DI NCD 2. L’EXPO è L’UNICA GRANDE OPERA PUBBLICA DOVE I PARTITI POSSONO SMAZZARE MILIARDI 3. GIULIANO POLETTI (PRESIDENTE DI LEGACOOP) CHE GIURA DA MINISTRO AL FIANCO DI MAURIZIO LUPI SIGNIFICAVA CHE GLI ACCORDI DI BUSINESS DIVENTANO ACCORDO POLITICO 4. CESARONE PREVITI CHE LASCIA IL CAVALIERE DECADUTO E SI AVVICINA AD ALFANO, NON SI SPIEGAVA CON UN FASTIDIO PER DUDù E IL CERCHIO MAGICO DELLA PASCALE/ROSSI 5. FORMIGONI CHE PASSA CON ANGELINO, MARIO MAURO CHE SI SEPARA DA LUPI E LE INFRASTRUTTURE SEMPRE SALDAMENTE IN MANO A QUEST’ULTIMO VORRANNO DIRE QUALCOSA?

Francesco Bonazzi per Dagospia

"L'Italia non è questa", dice Renzie prima di lasciare Genova, ai cronisti che insistono per avere un suo commento sugli arresti bipartisan per l'Expo. L'Italia non sarà questo, ma la maggioranza e i patti non scritti che reggono il suo governo sono anche questo.

La manifestazione milanese del prossimo anno, per la quale il ministro Alfano aveva appena annunciato un ammorbidimento delle verifiche antimafia sugli appalti, è una delle poche partite politico-affaristiche dove c'è "ciccia". In tempi di finanze pubbliche magerrime, i cantieri lombardi per "l'evento" sono tra i pochi destinatari di stanziamenti miliardari da parte dello Stato. La politica che conta, o che vuole contare, deve sedersi intorno al tavolo dell'Expo. E decidere, assegnare, moltiplicare e dividere.

Il dato politico che emerge dalle prime carte dell'inchiesta che stamani ha portato in carcere sette persone, tra le quali l'ex senatore forzista Luigi Grillo e il mitico Primo Greganti, il Compagno "G" noto per la sua bocca suturata ai tempi di Tangentopoli, è che gli appalti vengono spartiti da una "cupola" che accontenta tutti i principali partiti. C'è il garante delle cooperative rosse, Greganti appunto. Ci sono gli uomini vicini alla cooperazione cattolica ed ex fedelissimi del "Celeste" Formigoni. Ci sono personaggi di centrodestra e di centrosinistra.

Nelle intercettazioni ricorrono i nomi di Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Cesare Previti avvicinatosi all'Ncd di Alfano e Lupi. Nessuno di loro risulta indagato, ma che alcune riunioni si tenessero a Roma a casa Previti dà il senso anche plastico di un sistema che non passa e non passerà mai. L'età media piuttosto elevata degli arrestati, del resto, con diversi arzilli ultrasettantenni ancora in pista, dovrebbe far riflettere. Altro che rottamazione.

Quando nacque il governo Renzie, questo sito disgraziato è stato tra i pochi a sottolineare che l'inattesa nomina di Giuliano Poletti al Lavoro (un galantuomo, lo ribadiamo a scanso di equivoci) era un dato politico di assoluto valore. Vedere il presidente di Legacoop giurare al fianco del ciellino Lupi, che era riuscito a mantenere le Infrastrutture, era la prima dimostrazione pubblica di un asse già consolidato da tempo: quello tra le cooperative rosse e la rete di imprese della Compagnia delle Opere.

Anche l'ostinato "governismo" di Alfano e Lupi, che con il loro Nuovo centrodestra hanno lasciato l'amato Silvio all'opposizione, trova forse robuste motivazioni dalle parti dei cantieri dell'Expo. E quando si diceva che Previti, storico avvocato dell'ex Cavaliere e condannato per la vicenda Imi-Sir, s'era allontanato con grande discrezione da Forza Italia (suo cognato Gianni Sammarco e la fedelissima Lorenzin sono in Ncd) perché insofferente del Cerchio magico di Palazzo Grazioli, in realtà ci si stava accontentando del folclore. E' ovvio che uno come Previti ha poco a che spartire con Dudù, ma non era scontato che il suo passaggio in area alfanoide si accompagnasse a uno spiccato interesse per Expo2015, come dimostrerebbero le carte dell'inchiesta milanese.

Su Formigoni che si fa paracadutare su un seggio sicuro al Senato e poi molla il Banana e si mette con Ncd, c'è poco da commentare. Mentre chissà se la frattura tra ciellini che ha visto Mario Mauro rompere con Lupi ha solo a che fare con una presunta lotta per i voti dei cattolici moderati lombardi. Chissà se anche qui Expo ci cova.

Sulla riuscita dell'Expo, tra un anno, è probabile che ci dovrà mettere la faccia Renzi. E probabilmente sarà in grado di dimostrare che "l'Italia non è questa", quella del tavolino inter-partitico che vediamo anche oggi in gran forma. Però è chiaro che se Pittibimbo si guarda intorno, quando riunisce il suo governo, rischia di vedere facce poco serene tanto nel suo partito quanto in quello del suo principale alleato.

 

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