
FACCIAMO A GARA A CHI LECCA IL CULO PIÙ FORTE? SE IL POVERO VOLODYMYR ZELENSKY AVEVA ALMENO L’INTERESSE DI SALVARE QUEL CHE RESTA DELL’UCRAINA, GLI ALTRI LEADER EUROPEI, ALLA CASA BIANCA, HANNO FATTO LA FIGURA DEI LECCHINI DI PROFESSIONE DI "THE DONALD": DALL’IMBARAZZANTE GIORGIA MELONI, CHE HA IMBRUTTITO MERZ QUANDO HA OSATO PARLARE DI CESSATE IL FUOCO E HA LUSINGATO IL TYCOON IN OGNI MODO (“QUALCOSA STA CAMBIANDO GRAZIE A TRUMP”) A MARK RUTTE, CHE HA GIÀ IN PASSATO LO HA CHIAMATO “DADDY” – TUTTI APPECORONATI A UN NARCISISTA PATOLOGICO, CHE GODE NEL VEDERLI IN PUGNO E PRONTI A FARE GLI “YES MAN”…
Estratto dell'articolo di Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
la risata di giorgia meloni davanti a donald trump 2
Il record lo ha stabilito il povero Volodymyr Zelensky. Memore dell’umiliazione subita in febbraio, quando il vicepresidente JD Vance lo fulminò in diretta mondiale dicendogli: «Ha detto una sola volta grazie?», il leader ucraino questa volta non si è risparmiato. E quando è toccato a lui parlare davanti a Donald Trump, gli ha detto «thank you» ben 11 volte in soli 4 minuti e mezzo, ringraziandolo per tutto, mancava solo l’aria che stava respirando. Ma Zelensky, nella sua battaglia esistenziale per salvare quel che resta dell’Ucraina, qualche giustificazione ce l’ha.
i leader europei e donald trump trova le differenze
Un po’ meno ne hanno i sette samurai venuti a difenderlo come nel film di Kurosawa. È stata una vera e propria laudatio , quella dei leader europei all’indirizzo del presidente americano. Un coro con due tenori, ormai specialisti della disciplina: uno è l’imbarazzante segretario generale della Nato, Mark Rutte — già distintosi nel recente vertice atlantico dell’Aia quando lo chiamò «daddy», paparino — il quale ha elogiato la «grande leadership» del «caro Donald» […] L’altro è il presidente finlandese, Alexander Stubb, «new kid on the block» della piaggeria nei confronti di Trump.
Il quale ha ricambiato: complimenti a Zelensky per il suo total black, «grande gentiluomo» a Rutte, «più di bell’aspetto che mai» a Stubb, «un amico» a Starmer, «mi piaci ancora di più» a Macron, «grande leader anche se molto giovane» a Meloni, «ottimo aspetto con quell’abbronzatura» a Merz e dulcis in fundo «la più potente di tutti» (sic) a von der Leyen, la donna che per mesi ha ignorato. Benvenuti nell’era della diplomazia dell’adulazione. […]
vignetta volodymyr zelensky offerto a donald trump dai leader europei
Con Donald Trump, narciso patologico, porta sicuramente lontano. Per lui le lodi sperticate sono elisir, ragion di vita, nutrimento indispensabile, la materia di cui è fatta la politica. Ormai lo sanno tutti e le usano come un’arma, in grado di piegarlo alle loro ragioni. Lo sa Vladimir Putin, che già gli aveva regalato l’avallo a una delle sue bugie più grandi, quella che le elezioni del 2020 fossero truccate a suo sfavore, e che ad Anchorage lo ha incensato ripetendo un’altra delle sue boutade: se ci fosse stato Trump, la guerra in Ucraina non sarebbe successa.
[…] lo sa il premier israeliano Benjamin Netanyahu, al quale Trump ha dato mano totalmente libera per il massacro di Gaza, che il mese scorso si è presentato nello Studio Ovale, con una lettera che conteneva la nomination al Premio Nobel per la Pace, per Trump l’unico Santo Graal che potrebbe metterlo su un piano di parità con la sua nemesi, Barack Obama.
LA MAPPA DELL UCRAINA MOSTATA DA DONALD TRUMP A ZELENSKY ALLA CASA BIANCA
DONALD TRUMP - VIGNETTA DI ALTAN
foto di gruppo vertice alla casa bianca con zelensky e i leader europei foto lapresse
giorgia meloni insegue trump e zelensky alla casa bianca foto lapresse
emmanuel macron donald trump giorgia meloni foto lapresse
la faccia di giorgia meloni quando trump le chiede dei giornalisti
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