CHE FAI, LO CACCI? – IL CELODURISTA BOSSI ATTACCA: “A TOSI NON PIACCIONO LE DONNE” - E IL SINDACO MOBILITA I SUOI “SGHERRI” PER FAR FUORI IL SENATUR

Renato Pezzini per Il Messaggero

Quando Umberto Bossi gli aveva dato del «fascista» s'era limitato a smentire. Quando l'aveva definito «uno stronzo» aveva fatto spallucce. Ora che però il vecchio capo della Lega ha fatto insinuazioni sui suoi gusti sessuali, il sindaco di Verona ha deciso di reagire in modo brutale: chiedendo cioè che al fondatore del partito venga sottratta la poltrona di presidente a vita della sua creatura. Uno sgarro che la dice lunga sui veleni che ammorbano l'aria del Carroccio.

I GUSTI SESSUALI DI TOSI
«A Tosi non piacciono le donne». Bossi l'ha detto tre giorni fa in un comizio alle sorgenti del Po, sotto il Monviso, luogo che evidentemente gli ispira uscite destinate a lasciare il segno visto che nello stesso luogo coniò per il figliolo l'epiteto di «Trota». Stavolta se l'è presa col sindaco di Verona che, nella classifica di quelli che più gli stanno antipatici occupa stabilmente il primo posto, specie da quando - in qualità di segretario della Liga Veneta - ha cacciato dal partito parecchi suoi fedelissimi.

L'antipatia è ampiamente ricambiata, però finora Tosi si era limitata a qualche frecciatina condita da non troppo cortesi riferimenti allo «stato di salute di una persona malata». Adesso sceglie invece di passare ai metodi forti. Ha incaricato i suoi uomini di preparare una mozione per chiedere di modificare l'articolo 14 dello Statuto laddove prevede che «il socio fondatore Umberto Bossi» sia presidente a vita del partito. Era una concessione fatta da Bobo Maroni al capo quando gli soffiò la segreteria.

Firmatario della mozione è un anonimo segretario cittadino di Feltre, Sergio d'Incau. Ma la strategia è stata elaborata dagli uomini più vicini a Tosi, a partire dal segretario di Verona Paolo Paternoster, i quali hanno anche proposto di modificare l'articolo che attribuisce al presidente il potere di revocare le espulsioni decretate dai vari consigli regionali. Lo stesso Bossi, avvalendosi di quei poteri, ha più volte dichiarato di voler riaccogliere i tanti che si sono visti ritirare la tessera della Liga Veneta perché «colpevoli» di aver fischiato il sindaco di Verona a Pontida.

BATTAGLIA PER IL DOPO-MARONI
La mozione «anti Umberto» per ora passa all'approvazione dell'assemblea veneta. Nei prossimi giorni verrà presa in esame dal Consiglio federale. Sarà il momento più propizio per capire in che modo si stanno assestando gli equilibri dentro il Carroccio dove ormai da tempo è iniziata una guerra sotterranea per la successione a Bobo Maroni il quale, almeno ufficialmente, va ripetendo di voler rinunciare alla carica di segretario federale perché troppo impegnato come governatore della Lombardia.

I due principali contendenti sono lo stesso Flavio Tosi e il milanese Matteo Salvini. In qualche modo il parere di Bossi potrà essere determinante per far pendere l'ago della bilancia a favore dell'uno o dell'altro, e proprio per garantirsi l'appoggio del fondatore Salvini potrebbe mettersi a capo della pattuglia intenzionata a respingere la mozione dei veneti per salvare almeno il prestigio del vecchio leader.

 

ROBERTO MARONI UMBERTO BOSSI E BELSITO Tosi e Kyenge

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