“FASCISMO BUFFO” - DA FRANCESCHINI A FASSINA, LA CACCIA IN STRADA AL POLITICO

1. VIDEO DI FRANCESCHINI CONTESTATO AL RISTORANTE
Da "Corriere.it"
http://video.corriere.it/franceschini-contestato-ristorante/b8ea4f2a-aa4f-11e2-968c-b1e4e5776c81


2. FRANCESCHINI CONTESTATO - BLITZ AL RISTORANTE E PROCESSO SU FACEBOOK
Virginia Piccolillo per "Il Corriere della Sera"

Non è finita lì. Non ci sono stati solo gli insulti di sabato notte per il pd Dario Franceschini. Intravisto dai manifestanti pro-Rodotà al ristorante era divenuto subito bersaglio di cori: «Che te vada per traverso-Che te vada per traverso». Attacchi: «Traditore», «Vergogna», «Buffone». E l'insolenza di un ragazzo avvolto in una bandiera rossa: «A Franceschì, ma li mortac..».

Ieri il bis di critiche dure su Facebook al commento di Franceschini: «La mia colpa è avere votato Napolitano e non Rodotà». «Dario la tua colpa è fare il governissimo con Berlusconi». Oppure: «Avete stancato prima piangevate per Silvietto adesso per i grillini non è che non capite che avete stancato?». O di peggio: «Siete voi le vere escort di Berlusconi».

Attacchi estesi a Enrico Letta che ieri ha pubblicato un messaggio di solidarietà al collega: «Qualcuno dovrebbe rendersi conto che a istigare la violenza verbale breve è il passo verso quella fisica». «Cosa ti aspettavi una festa? Avete resuscitato Berlusconi. Non siete stati di parola. Dovete solo andare a casa», era fra le repliche più «politically correct». Peraltro, nella quasi totalità, opera di militanti del Pd delusi. C'era anche chi ricordava che «la scheda del Pd è di plastica e va gettata nel cassonetto apposito».

Il video di Nino Luca sull'accaduto in poche ore è divenuto il più cliccato di Corriere.it. E ne è nato un caso. Malgrado lo stesso Franceschini ci tenga a precisare: «Non è successo quasi nulla. È stato solo il segnale di un clima generale preoccupante. I social network ci bersagliano di post. Siamo sommersi di mail-bombing. C'è il rischio che qualcuno si senta condizionato».

«Anche io subisco sempre contestazioni - minimizza Grillo -. Uno li lascia parlare e finisce lì. A Trieste, dove sono arrivato con una barchetta, ho subito la migliore contestazione della mia vita. Uno si è avvicinato in gommone e mi ha gridato al megafono: "Signor Grillo, qui non è la Sicilia"».

E comunque i grillini, additati sabato sera da Franceschini in un tweet, ci tengono a dissociarsi da quella contestazione. «Se aggressione c'è stata, non sono stati i nostri. Ma esponenti di Rifondazione che, attraverso un vetro lo hanno visto in un ristorante e lo hanno contestato verbalmente. Lui si è vergognato un po' ed è andato in una zona dove non lo vedevano», rimarca Patrizia Terzoni del M5S.

La prova che il problema più spinoso non siano solo i grillini, a Franceschini ieri è arrivata dopo aver postato un altro messaggio: «Piccolo promemoria per chi insulta in rete: abbiamo eletto Napolitano con i voti di Berlusconi, esattamente come fu per Ciampi nel '94». Dure le repliche: «No, Berlusconi ha eletto Napolitano con i voti del Pd», era la replica. «Non è la stessa situazione. Non offendere l'intelligenza di noi elettori di sinistra...».

«Se nel '94 poteva essere giustificato un dialogo con Berlusconi, supponendo (in malafede) che non lo conosceste, dopo 20 anni, con l'emblema non solo del liberismo ma anche dell'anomalia italiana, NON si doveva discutere». «Infatti è da 20 anni che fate inciuci». «Ciampi nel '94?? Massa di incompetenti». «Grazie per averci ricordato che il Pd è in pieno accordo con Berlusconi da vent'anni, alla faccia dei suoi elettori. Spero se lo ricordino tutti, alle prossime elezioni».

«Errare è umano, perseverare è diabolico». E infine: «Bravi, non vi mando aff...lo tanto ci state andando da soli». «Pensi che la maggior parte delle famiglie non può andare neanche in trattoria grazie a gente come lei... vergognatevi».

Non è andata meglio a Enrico Letta e al suo paventare il passaggio dalla violenza verbale a quella fisica: «Anche il vostro comportamento è istigazione alla violenza», commentava Luca. «Piantala cretino... vi ho votato sempre e ci avete sputato sopra ai 9 milioni di voti», aggiungeva Goffredo.

«Siete voi i veri violenti, siete voi i traditori di un popolo» rincarava Filippo. E Alessandra: «Berlusconi e la sua banda fanno da anni violenza verbale, fisica, si fanno beffa delle istituzioni, della giustizia. Ma voi con la vostra complicità ottusa li avete ancora salvati. Il Pd è finito. Troppo amico del nano schifoso!!!».


3. DA FASSINA A GASPARRI, LA CACCIA IN STRADA AL POLITICO
Alessandra Arachi per "Il Corriere della Sera"

Stefano Fassina non ha ancora smaltito il panico. Sospira: «Non mi era mai capitata una cosa simile». Il giovane turco deputato del Pd sabato pomeriggio ha rischiato il pestaggio. Racconta adesso: «Sono uscito da Montecitorio dopo l'elezione del presidente Napolitano. Sono uscito dalla porta di dietro e mi sono trovato addosso un gruppo di manifestanti che mi ha aggredito».

È uscito dalla porta che da su piazza del Parlamento Stefano Fassina, un po' temeva quella piazza davanti che andava surriscaldandosi da ore. Non immaginava l'inferno che lo aspettava dietro. «Non mi è mai successo, davvero. Nemmeno in mezzo agli operai disperati ho visto tanta rabbia e tanta aggressività. È dovuta intervenire la polizia. Un cordone di trecento poliziotti che mi ha scortato per difendermi dalla folla inferocita. Neanche fossi stato uno stupratore».

La verità è che di questi tempi sembra proprio che basta essere un politico per finire nel mirino delle proteste. Già, in questi giorni di marasma istituzionale è successo a molti parlamentari di essere contestati, in una protesta assolutamente bipartisan.
E se Dario Franceschini è stato pizzicato al tavolo della cena, il senatore del Pdl Carlo Giovanardi è stato accerchiato mentre dalla Camera cercava di raggiungere il suo ufficio di Palazzo Madama. Verso di lui è stato ripristinato il lancio di monetine di craxiana memoria.

Non ha dubbi Giovanardi: «Chi contesta i rappresentanti del popolo, li insulta e li aggredisce è fascista. Del resto i deputati grillini ricordano i deputati fascisti che uscivano fuori sulla piazza ad aizzare i manifestanti». E su questa considerazione Giovanardi si trova d'accordo con Fassina.

Spiega infatti l'economista del Pd: «Quello che è successo a me è colpa della cultura fascista di Grillo. Nel momento in cui parla di golpe, io che esco dal Parlamento divento un golpista. Automaticamente».

Anche il senatore del Pdl e vice presidente di Palazzo Madama Maurizio Gasparri invoca: «Che finisca questa spirale di violenza di Grillo che incita i suoi ad andare a prendere i politici sotto casa. Basta, torniamo alla civiltà». Gasparri è stato insultato e fischiato dai manifestanti e non ha esitato a cercare di fermarli con un gestaccio.

Dice, ora: «Sono stato io che sono andato a cercarli. Trovo disgustosa questa gente e volevo vedere fino a che punto erano capaci di andare. Il fatto è che per colpa di Grillo le regole democratiche sono saltate.

E nessuno, ad esempio, ha parlato di quella senatrice di M5S che ha provato a dimettersi dal Senato senza fornire alcuna motivazione. Di più: quando gliele abbiamo sollecitate, lei ha letto un foglietto mentre due senatori del suo movimento le stavano addosso, fisicamente, per impedirle di aggiungere parole che non fossero scritte su quel foglio.

Non si sono mai viste scene simili in Parlamento. È ora di smetterla, non possiamo subire questo clima di violenza e di intimidazione».

Violenze fisiche, monetine, insulti verbali. E poi gli insulti sul web, una vera valanga senza fine in queste ore. Per verificare è sufficiente andare a sbirciare sulle pagine dei politici su Facebook, come quella del segretario dimissionario del Pd Pier Luigi Bersani, per esempio.

Nessuno viene risparmiato. Persino il dialogante deputato del Pd Pippo Civati, non ha attraversato indenne la bufera. È stato lui che è andato a cercare la piazza che inneggiava a Rodotà e si è beccato insulti quando ha confessato di aver votato scheda bianca nella penultima votazione del presidente della Repubblica.

E sicuro: «Questa contestazione ha un fuoco ben preciso. La chiamerei sindrome di Rodotà: nel momento in cui c'è la possibilità di una svolta, la mancata svolta fa esplodere gli animi».

 

FRANCESCHINI VOTA PER IL QUIRINALE FRANCESCHINI INSULTATO AL RISTORANTE FRANCESCHINI INSULTATO AL RISTORANTE jpegVELTRONI E FRANCESCHINI franceschini franceschini DARIO FRANCESCHINI DARIO FRANCESCHINI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni times musk sunak edi rama

COME AL SOLITO, I GIORNALISTI ITALIANI SI FERMANO AI TITOLI: L’ARTICOLONE DEL “TIMES” SUI LEADER INTERNAZIONALI “TUTTI PAZZI PER LA MELONI” NON È PROPRIO UNA CAREZZA SUL FACCINO DELLA SORA GIORGIA, COME CI VOGLIONO FAR CREDERE “CORRIERE”, “LIBERO” E GLI ALTRI MEGAFONI DELLA FIAMMA MAGICA. ANZI, È PIENO DI FRECCIATONE ALLA THATCHER DE’ NOANTRI, TIPO “L’UMILTÀ BEN PREPARATA” DI FRONTE AL PREMIER ALBANESE EDI RAMA. O LA CHIOSA SULL’INCONTRO CON JD VANCE: “IL FLIRT DELLA 48ENNE ERA SOLO NATURALMENTE SIMPATICO O SI È RESA CONTO CHE RIDENDO DELLE BATTUTE DEGLI UOMINI DI POTERE OTTERRÀ L'ACCORDO COMMERCIALE CHE DESIDERA?” – RICORDA I “THREESOME” E IL PACCO DI GIAMBRUNO, SMONTA LE ORIGINI PROLETARIE DELLA DUCETTA E CHIUDE CITANDO BERLUSCONI: “È UNA PERSONA CON CUI NON SI PUÒ ANDARE D'ACCORDO”. VI SEMBRANO COMPLIMENTI?

giampaolo rossi giorgia meloni silvia calandrelli felice ventura matteo salvini gianfranco zinzilli giancarlo giorgetti

C'È UN NUOVO CAPITOLO NELL'ETERNO SCAZZO MELONI-SALVINI E RIGUARDA LA RAI - NEL CDA DI DOMANI FELICE VENTURA, DIRETTORE DELLE RISORSE UMANE, SARÀ NOMINATO PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ - SULLA POLTRONA DELLA CASSAFORTE DEL SERVIZIO PUBBLICO SI È CONSUMATO L'ENNESIMO SCAZZO: L'AD, GIAMPAOLO ROSSI, VOLEVA ISSARE SILVIA CALANDRELLI (NONOSTANTE LA VICINANZA AL PD), OSTEGGIATA PERÒ DALLA LEGA CHE VOLEVA GIANFRANCO ZANZILLI - IL MINISTRO GIORGETTI HA CONVOCATO ROSSI AL MEF (AZIONISTA DELLA RAI) PER IMPORRE IL NOME, MA QUELLO, DI FRONTE AL DIKTAT, HA OPPOSTO UN "ME NE FREGO". E ALLA FINE È STATO TIRATO FUORI DAL CILINDRO IL NOME DI VENTURA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...