alain finkielkraut

ANCHE GLI EBREI CRITICANO LA COMMISSIONE SEGRE - IL FILOSOFO ALAIN FINKIELKRAUT: “E’ UN ERRORE USARE GLI EPISODI DI ANTISEMITISMO PER PROIBIRE OGNI CRITICA DELL'IMMIGRAZIONE - IL PATTO DI MARRAKECH, OSSIA L'ACCORDO SUL GLOBAL COMPACT, COMINCIA CON UN INNO ALL'IMMIGRAZIONE, STABILENDO UNA SORTA DI CANONE AL QUALE I MEDIA DEVONO CONFORMARSI…”

Gianluca Veneziani per “Libero quotidiano”

 

alain finkielkraut 2

E se lo dice anche lui, vuol dire che non è affatto una campagna di disinformazione dei soliti sovranisti e militanti di estrema destra. Se lo dice Alain Finkielkraut, filosofo francese, intellettuale lucidissimo nonché ebreo (i suoi genitori furono deportati ad Auschwitz), vuol dire che ha ragione chi vede nella cosiddetta commissione Segre una minaccia alla libertà di opinione, al diritto di esprimere posizioni contrarie all' immigrazione, e dunque un pericolo per la nostra democrazia.

 

Intervistato dal Corriere della Sera, il pensatore nota come la commissione che dovrebbe vigilare sui cosiddetti reati di odio si presti in realtà a un grosso cortocircuito: nata per stroncare ogni forma di intolleranza verbale, rischia essa stessa di essere intollerante verso chi la pensa diversamente.

 

LILIANA SEGRE

«Credo che l' idea di istituire quella commissione», nota Finkielkraut, «possa aver provocato un' inquietudine legittima. Con il pretesto di lottare contro il razzismo, in Europa c' è la tendenza a stigmatizzare se non addirittura criminalizzare ogni cautela sull' immigrazione». Il filosofo non nega che nel nostro continente ci sia un antisemitismo di ritorno e che esso vada contrastato con ogni mezzo. Così come esprime tutta la sua solidarietà alla senatrice Segre, definendo «atroci» e «ignobili» gli attacchi a suoi danni.

 

PATTO SCELLERATO

alain finkielkraut 1

Allo stesso tempo però avverte che sarebbe un errore strumentalizzare quei casi per fini che nulla hanno a che fare con la difesa degli ebrei. Magari confondendo l' antisemitismo con una lecita contrarietà all' invasione di migranti. «Sarebbe sbagliato», dichiara infatti, «usare questi episodi terribili per proibire ogni critica dell' immigrazione». E qua giunge illuminante l' esempio, da lui citato, del Patto di Marrakech, ossia l' accordo sottoscritto da molti Paesi (ma non dall' Italia) sul Global Compact, un piano globale sull' immigrazione, nato ufficialmente per renderla più sicura e ordinata, in realtà per incoraggiarla e presentarla come un evento benefico.

 

«Il Patto di Marrakech», continua Finkielkraut, «comincia con un inno all' immigrazione, stabilendo una sorta di canone al quale i media devono conformarsi. Posso capire che in Italia qualcuno non veda di buon occhio una commissione fatta con lo stesso spirito del Patto di Marrakech».

 

bruxelles i cortei dell'estrema destra contro il global compact 6

Qui la parola chiave è «conformarsi»: sia quel patto che la commissione nostrana contro l'odio, è il senso, vorrebbero uniformare le coscienze e le opinioni e adeguarle al Pensiero Unico favorevole all' invasione di migranti. Chi non accetta questa linea, rifiuta di aderire agli accordi o di votare per la commissione politically correct, e continua a ragionare con la propria testa si guadagna di diritto la patente di «odiatore».

 

Un marchio di infamia che rischia - e questo è l' aspetto più inquietante - di avere anche conseguenze penali. Alla faccia della democrazia. Finkielkraut però non si limita a rilevare le aberrazioni di chi vorrebbe combattere il razzismo dimostrandosi in realtà "razzista" contro chi si oppone al politicamente corretto. Compie un passo in avanti e fa notare come in molte parti di Europa, non ultima la sua Francia, il vero antisemitismo sia portato avanti non dalla destra ma proprio dalla sinistra. Lo stesso fronte politico, cioè, che è invece pronto ad assecondare ogni desiderata del mondo islamico.

 

SINISTRA VIOLENTA

bruxelles i cortei dell'estrema destra contro il global compact 8

«In questa versione», spiega lui, «l' antisemitismo non è più un volto del razzismo, ma una patologia dell' antirazzismo: per difendere i musulmani, considerati i nuovi dannati della Terra, si attaccano gli ebrei». Lo dimostrano da noi i cortei in cui militanti rossi spalleggiano volentieri gruppi filo-palestinesi e anti-sionisti, e in Francia le manifestazioni contro l' islamofobia in cui i partecipanti addirittura mostrano in maniera irrisoria le stelle gialle usate dai nazisti per marchiare gli ebrei, o casi come quello di cui è stato vittima lo stesso Finkielkraut: lo scorso febbraio dei gilet gialli, in realtà filo-islamici, hanno gridato al filosofo «Sporco sionista, torna a Tel Aviv».

migranti in attesa di imbarco

 

Dove l' antisionismo era solo un pretesto per dichiarare il proprio disprezzo verso gli ebrei.

Insomma, con poche pennellate verbali il filosofo francese è riuscito a mettere a nudo la coscienza ipocrita della sinistra europea: nel migliore dei casi, essa è intollerante e nega la possibilità di contrapporsi al suo pensiero; nel peggiore, sta addirittura dalla parte degli odiatori per eccellenza, gli estremisti musulmani. Con il paradosso di voler combattere l' antisemitismo appoggiando la causa dei nazi-islamisti.

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…