FRANCIA MARCIA - TRA MAZZETTE, TRADIMENTI E COMPLOTTI GIUDIZIARI ANCHE A PARIGI C’È ARIA DI FINE REGNO - SARKÒ SI PAVONEGGIA AL FIANCO DI FRAU MERKEL MA È ALLA GUIDA DI UN PAESE CHE PER SCANDALI E PORCATE DI CASTA SOMIGLIA PIÙ ALL’ITALIA CHE ALLA GERMANIA - LA GAUCHE MOSCIA SI PREPARA A VINCERE LE PRESIDENZIALI DEL 2012 - IL DEBITO ALL'85%, IL DEFICIT AL 5,7% DEL PIL - QUANTO DURERÀ ANCORA IL RATING TRIPLA “A”?....

Massimo Nava per il "Corriere della Sera"

Al netto del «bunga bunga», e nonostante l'autorevolezza che Sarkozy riesce ancora ad esprimere sulla scena internazionale, la Francia vive, come l'Italia, una straordinaria emergenza in cui coincidono crisi economica, declino del sistema-paese e crisi di leadership politica, nel momento in cui sarebbero più necessari larghi consensi e credibilità per prendere decisioni difficili. Gli scandali sfiorano l'Eliseo. C'è sentore di mazzette, tradimenti di seguaci e fantasmi di complotti giudiziari, che «biancheggiano» sempre quando un magistrato minaccia il potere.

Le sconfitte elettorali in serie (l'ultima, domenica, al Senato), stanno seminando il panico nella destra e minano alla radice il progetto modernizzatore del presidente, anche perché la campagna elettorale per le elezioni di primavera non è il momento migliore per assumere misure di cui il Paese ha urgente bisogno. L'abilità di Sarkozy e la storica necessità dell'asse franco-tedesco enfatizzano l'immagine della coppia Parigi-Berlino, intrinsecamente indispensabile per le decisioni che contano in Europa, ma la situazione economica e strutturale dei due Paesi è molto diversa dalla lettura politica.

Nicolas Baverez, uno degli economisti liberali più stimati, esprime il timore (e la previsione) che si avvicini il momento in cui anche la Francia perderà la famosa tripla A, sigla delle agenzie di rating che, nella globalizzazione fuori controllo, ha sostituito l'indice di felicità di un Paese. Guai ad essere declassati, (almeno fino a quando non sarà declassata l'autoreferenzialità delle agenzie).

«Così non può durare», è il titolo premonitore di un saggio pubblicato in questi giorni dai «Gracchi», circolo di intellettuali e economisti vicini alla gauche, che lancia l'allarme sullo stato di salute della Francia e sul pesante fardello che erediteranno prossimi governi e generazioni.

Da destra e da sinistra, le diagnosi dell'economia transalpina e del sistema-paese sono impietose, anche se mitigate dal livello d'infrastrutture, servizi pubblici, investimenti in ricerca e cultura, organizzazione dello Stato. Senza annoiare con le cifre, basti citare il debito all'85 per cento, il deficit al 5,7 per cento del Pil, il disavanzo commerciale di 75 miliardi di euro, la voragine dell'assistenza sociale a 36 miliardi. Soltanto per pagare interessi sul debito, la Francia spende l'equivalente del budget per l'istruzione. «Inoltre il debito francese - secondo Baverez - presenta una particolare vulnerabilità, essendo detenuto al 70 per cento da investitori internazionali».

Ai buchi di bilancio si sommano effetti decennali di riforme ritardate o insufficienti (in primo luogo l'età pensionabile), spesa pubblica fuori controllo, resistenze corporative, mancata modernizzazione di un Paese che, rispetto ai principi conclamati, resta chiuso, elitario, sostanzialmente razzista nella gerarchia sociale, a discapito dei più deboli: giovani, donne, immigrati di seconda e terza generazione.
+
«A differenza dei Paesi capitalistici, dove le diseguaglianze sono accettate in quanto modificabili, in Francia sono immutabili per eredità, titoli, status sociale e privilegi», scrivono «I Gracchi» e sembra di rileggere «La casta». I francesi avvertono «aria di fine regno». Sarkozy è riuscito a deludere l'establishment economico e le classi abbienti presso le quali si era accreditato e i ceti popolari ai quali aveva promesso giustizia ed equità. La crescita dell'estrema destra rende problematico il recupero dell'elettorato tradizionale.

Le storie di mazzette per finanziare campagne e partito minano la credibilità della destra e le sconfitte elettorali prefigurano, oltre alla fine del «sarkozismo», una Francia tutta rosa, con la gauche insediata a tutti i livelli istituzionali e locali. Prospettiva credibile, ma non scontata, se la sinistra - orfana di Strauss-Kahn - si dividerà come in passato fra risse interne e fughe ideologiche, anziché unirsi dietro un leader forte e credibile.

Prospettiva che, a dar retta ai «Gracchi», non sembra sorretta da un programma riformista praticabile, cioè al passo con le sfide del nostro tempo. Un programma che - non solo in Francia - è «l'ultima chance, prima della notte del populismo». La debolezza dell'alternativa è anche l'ultima speranza di Sarkozy ed è un'altra analogia con la scena italiana. Al netto del «bunga bunga».

 

SARKOZY strauss-kahnFRANCOIS HOLLANDE Attentato a Karachi Sarkozy e Angela Merkel article

Ultimi Dagoreport

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA