giorgia meloni ursula von der leyen stefano bonaccini matteo salvini

NUOVO FRONTE DELLA GUERRA TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: IL COMMISSARIO PER L’EMERGENZA IN EMILIA ROMAGNA – GIORGIA MELONI SI INCAZZA E SBOTTA: “NON È IL MOMENTO, CI SONO ANCORA I FUNERALI”. E MENTRE QUEL VECCHIO VOLPONE DI BONACCINI LE DÀ RAGIONE E LA LODA (“UNA PERSONA DISPONIBILE E SERIA”) SALVINI BOCCIA IL NOME DEL GOVERNATORE COME COMMISSARIO, FACENDO INCAZZARE I “SUOI” PRESIDENTI DI REGIONE, FONTANA, ZAIA E FEDRIGA…

Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “la Stampa”

 

giorgia meloni ursula von der leyen stefano bonaccini

Sembra che il nome «Stefano Bonaccini» si stia trasformando in un incubo per Giorgia Meloni. Tutti, o quasi, lo indicano come il legittimo commissario alla ricostruzione nei territori colpiti dal maltempo. Lei, invece, quel nome non lo vuole fare. Né il suo, né di altri. Non ancora, quantomeno.

 

E a chi ancora evoca il presidente dell'Emilia Romagna, Meloni risponde ormai a brutto muso: «Non è il momento». Persino i governatori del centrodestra, dice la premier, parlano di Bonaccini come commissario «quando ci sono ancora i funerali delle persone». […] E Bonaccini, che ormai accarezza l'idea, le dà ragione offrendole la prova che un lavoro di sponda con il governo, senza trappole, è possibile: «Il commissario non si deve fare in 24/48 ore ma si può fare in un più tempo».

 

nicola dell'acqua

Di più, arriva dove mai finora si era spinto un esponente del Pd: «Meloni l'ho trovata una persona disponibile e seria, che sta facendo quello che ha detto». E racconta a "Piazza Pulita" di aver portato a Palazzo Chigi il bilancio positivo della ricostruzione del 2012: «Al governo dico, questa esperienza ha funzionato bene, la possiamo mettere in campo».

 

La premier però sembra intenzionata a tenere in freddo la nomina, portandola sul tavolo del Consiglio dei ministri non prima del 2 giugno, quando tornerà dal summit europeo in Moldavia. La sua speranza è che nei prossimi giorni la tensione con la Lega possa scemare, perché in questo momento Matteo Salvini è fermamente contrario alla candidatura di Bonaccini e alle alternative circolate nelle ultime ore, come quella del viceministro Galeazzo Bignami, di FdI.

 

giorgia meloni ursula von der leyen stefano bonaccini

I leghisti […] preferirebbero un tecnico d'area, per evitare che sui miliardi della ricostruzione metta le mani un esponente di Fratelli d'Italia.

 

L'idea che circola in queste ore è quella di tentare la carta di Nicola Dell'Acqua, fresco di nomina a commissario per la gestione della siccità, ma all'interno del Carroccio non sono tutti convinti. Figurarsi nel partito della premier: «Incarichi di questo genere non sono sovrapponibili - ragionano a via della Scrofa - e serve qualcuno che conosca bene il territorio. Dell'Acqua, invece, è di Verona».

 

fabrizio curcio

[…] c'è chi preferirebbe adottare la soluzione che mise d'accordo la coalizione del governo Berlusconi IV, quando fu chiamato a fronteggiare la ricostruzione post sisma in Abruzzo il capo della protezione civile, Guido Bertolaso. Oggi, se l'ipotesi incontrasse i favori della premier e dei suoi alleati, toccherebbe quindi a Fabrizio Curcio.

 

Altra opzione [...] è quella di spacchettare le nomine con tre commissari, uno per ogni Regione colpita, tornando sui presidenti di Regione. In questo modo FdI potrebbe avere, nel triumvirato, il suo governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, fedelissimo di Meloni. «Certo, invece di avere un commissario del Pd, così ne avremmo due: Bonaccini per l'Emilia Romagna ed Eugenio Giani per la Toscana», fanno notare i leghisti. E la questione, come temeva Meloni, ha tutta l'aria di essersi avvitata su sè stessa.

 

FRANCESCO ACQUAROLI GIORGIA MELONI

[…] Ma a complicare l'obiettivo della «collegialità» ci sono anche le voci dei governatori della Lega. Dal presidente del Veneto, Luca Zaia, a quello del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, fino al lombardo Attilio Fontana, tutti ammettono che la scelta del commissario dovrebbe cadere sul presidente della Regione più colpita dai danni: Bonaccini.

 

«Fino a oggi si è fatto in questo modo», ammette Fontana. Anche per Fedriga «la Regione deve avere un protagonismo all'interno del processo di ricostruzione».

 

Una secessione dei governatori leghisti dalla linea di Salvini che ha scosso il partito e che non aiuta affatto la Lega ad affrontare con serenità un confronto con gli alleati sul tema.

 

luca zaia e massimiliano fedriga 4

Anche da qui nasce la sferzata di Meloni ai governatori del centrodestra che hanno preso posizione in questi giorni. «Lo fanno per difendere i loro interessi corporativi [...] difendono oggi la consuetudine della nomina di un presidente di Regione come commissario per la ricostruzione [...] con l'idea di poter essere loro a guidare la macchina se malauguratamente, in futuro, un'emergenza toccasse il loro territorio. Di certo, non vogliono task force inviate da Roma che gli tolgano potere». [...]

ZAIA - GIORGETTI - FONTANA - CALDEROLI - SALVINI - FEDRIGA

ursula von der leyen stefano bonaccini raffaele fitto

giorgia meloni stefano bonaccini GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN STEFANO BONACCINI

Ultimi Dagoreport

camille cheneaux mieli mario draghi

FLASH! - DALLO SPORT ALLA POLITICA, IL PASSO È BREVE. DOPO L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO SILVIA SALIS, UN’ALTRA EX ATLETA SALE ALLA RIBALTA, L’ITALO-SVIZZERA CAMILLE CHENAUX - DOTATA DI UN DOTTORATO DI RICERCA IN RELAZIONI INTERNAZIONALI, LA NEO-POLITOLOGA HA STREGATO PAOLINO MIELI CHE A OTTOBRE HA PRESENTATO A ROMA IL SUO LIBRO: "CRISI DELLO STATO-NAZIONE E POPULISMI EUROPEI" - OGGI È STATA LA VOLTA DI MARIOPIO DRAGHI, PREMIATO ALLA FONDAZIONE PRIMOLI, DI CONOSCERE LA FATALE CAMILLE…

viktor orban donald trump volodymyr zelensky maria zakharova matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - TRUMP E PUTIN HANNO UN OBIETTIVO IN COMUNE: DESTABILIZZARE L’UNIONE EUROPEA - SE IL TYCOON ESENTA ORBAN DALL’EMBARGO AL PETROLIO RUSSO, DANDO UN CEFFONE A BRUXELLES, LA RUSSIA FA GUERRA IBRIDA ALL'UE E PENETRA L'ITALIA, VERO VENTRE MOLLE DELL’UNIONE, APPROFITTANDO DEI PUTINIANI DI COMPLEMENTO (PER QUESTO QUELLA ZOCCOLOVA DI MARIA ZAKHAROVA PARLA SPESSO DI FACCENDE ITALIANE) - IL PRIMO DELLA LISTA È SALVINI, CHE ALL’ESTERO NON E' VISTO COME IL CAZZARO CHE E' MA, ESSENDO VICEPREMIER, VIENE PRESO SUL SERIO QUANDO SVELENA CONTRO BRUXELLES, CONTRO KIEV E FLIRTA CON MOSCA - IL CREMLINO PUÒ CONTARE SU TANTI SIMPATIZZANTI: DA GIUSEPPE CONTE AI SINISTRELLI DI AVS, FINO A PEZZI ANTI-AMERICANI DEL PD E AI PAPPAGALLI DA TALK - ANCHE FDI E MELONI, ORA SCHIERATI CON ZELENSKY, IN PASSATO EBBERO PIÙ DI UNA SBANDATA PUTINIANA...

2025marisela

CAFONAL! ERA UN MISTO DI CASALINGHE DI VOGHERA E "GRANDE BELLEZZA" ALL'AMATRICIANA IL “LUNCH” DA MARISELA FEDERICI A VILLA FURIBONDA SULL’APPIA ANTICA PER FESTEGGIARE  “STILE ALBERTO”, IL DOC DI MICHELE MASNERI DEDICATO AD ARBASINO, CHE ANDRÀ IN ONDA SABATO 15 NOVEMBRE SU RAI 3 – TRA CONTESSE (TRA CUI LA FIGLIA DELLA MITOLOGICA DOMIETTA DEL DRAGO CHE ERA LA MUSA DI ARBASINO), VANZINA, PAPPI CORSICATO, IRENE GHERGO, BARABARA PALOMBELLI, AVVISTATI MONSIGNORI GOLOSISSIMI CHE SI SONO LITIGATI LA BENEDIZIONE DEL PRANZO. PS: UNO DEI CAGNETTI DI ALDA FENDI HA AZZANNATO UNO DEI MONSIGNORI (CHE NON HA AVUTO PAROLE BENEDICENTI) _ IL DAGOREPORT

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?