giorgetti berlusconiu

GIORGETTI METTE UNA PIETRA TOMBALE SU FORZA ITALIA: ''IL PROSSIMO CENTRODESTRA VA FONDATO SUL POPULISMO E IL NAZIONALISMO''. SALLUSTI LO RANDELLA, NEL PARTITO DEI BERLUSCONES SCATTA L'ALLARME: O CI BUTTIAMO TRA LE BRACCIA DEL TRUCE SALVINI, O QUI IL CENTRODESTRA NON ESISTE PIÙ E IL POVERO SILVIO POTRÀ SOLO GODERSI LE SUE VILLE AL MARE

 

1. MA UN LIBERALE NON SARÀ MAI NAZIONAL-POPULISTA

Alessandro Sallusti per ''il Giornale''

 

salvini giorgetti

Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Matteo Salvini, ospite ieri di una convention di Fratelli d' Italia a Milano, ha detto che il centrodestra è un contenitore che va archiviato e sostituito con uno nuovo, fondato sul populismo e sul nazionalismo. Se le parole hanno un senso la Lega archivia quindi l' esperienza pluriventennale del centrodestra moderato e guarda altrove, candidandosi a guidare un nuovo polo «populista e nazionalista». Un mix di parole che evoca una delle grandi tragedie del Novecento, quel nazional-socialismo tristemente noto come nazismo, «visione nazionalista del socialismo radicale, populista, razzista e totalitaria». Mette i brividi il solo scriverlo e sono certo che questo non è il punto di approdo che hanno in testa Giorgetti e Salvini.

 

CONTE GIORGETTI

Ma resta comunque una direzione del cambiamento in atto, direzione che non può, immagino, essere imboccata dalla parte liberale, fino a ieri maggioritaria, del centrodestra storico e oggi ancora rappresentata politicamente da Forza Italia e assai diffusa nel Paese, sia pure nell' area del non voto.

 

maria elena boschi e giancarlo giorgetti

Aspettiamo conferme, ma se le cose stessero davvero così, se Giorgetti non avesse voluto solo ingraziarsi la platea sovranista di Fratelli d' Italia, saremmo alla svolta temuta dai liberali all' indomani delle elezioni prima e del governo gialloverde poi. Nonostante le ripetute rassicurazioni formali di Salvini, la Lega nazionalista sta sposando il socialismo grillino, come si evince chiaramente dal contenuto della manovra economica appena approvata.

 

E oggi ci dice, per bocca di Giorgetti, che non si tratta di una scelta tattica e momentanea, figlia di un risultato elettorale anomalo, ma di un fatto strategico: usare gli elettori di destra per andare a sinistra non più per questione di sopravvivenza personale, come fecero Fini, Alfano e Verdini, ma come nuova ragione sociale.

 

Non abbiamo mai negato il nostro appoggio a Matteo Salvini ma forse è ora che il vicepremier metta tutte le carte in tavola. Non vogliamo fare come Giovanni Toti che sembra pronto - l' ha ribadito anche ieri - a salire sul suo carro senza condizioni. A noi i sondaggi non fanno paura, ci sono alcuni principi che non si contano ma si pesano. Il nazional-socialismo è tra questi e non può fare parte in alcun modo dei nostri orizzonti.

matteo salvini, giancarlo giorgetti, gian marco centinaio

 

 

2. DISPERAZIONE IN FORZA ITALIA

Anna Maria Greco per ''il Giornale''

 

 

«È una polpetta avvelenata», «conferma l' Opa della Lega su Forza Italia», «dà per finito il centrodestra», «allora è vero: ci vuole morti!», «l' alleanza con i grillini è ormai stabile».

Arrivano come una buriana, in casa azzurra, le dichiarazioni di Giancarlo Giorgetti alla manifestazione di FdI.

 

SALLUSTI

E si ragiona: se si sbilancia così il braccio destro di Matteo Salvini, il mediatore che di solito smorza le polemiche con Silvio Berlusconi e il suo partito, è vicina la rottura della coalizione. Ripresisi dalla sorpresa, gli azzurri attivano i canali per capire meglio che cosa e perché il numero due della Lega abbia voluto dire a Milano. L' ennesima pressione sul partito perché abbassi gli attacchi al governo con il ricatto di un divorzio, o l' avviso di un progetto nuovo, il «soggetto populista e sovranista» con il partito di Giorgia Meloni ma non quello del Cavaliere, perché l' approdo finale è un patto elettorale con il M5S?

 

Il sottosegretario del Carroccio in privato minimizza: «Non hanno riportato tutto il discorso, non l' ho detta così, ho parlato delle regionali dove saremo insieme. E rispondevo a Toti, che parlava di nuovo contenitore, di primarie. Spiegavo il mondo cambiato, il ruolo di Salvini...». Sì Salvini, leader della nuova destra. Giorgetti assicura che chiarirà tutto, ma passano le ore e rettifiche non ne arrivano. Ormai, la bomba è scoppiata.

TOTI SALVINI

 

«Ai vertici sono basiti», racconta un azzurro. Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi di Fi, invece, non è stupito più di tanto, gli sembra che l' uscita di Giorgetti rientri nel tentativo ciclico dei leghisti di presentare Fi come un partito in svendita. «Ma non c' è altra storia da raccontare - dice al Giornale-, perché Berlusconi non ha fatto il suo tempo. È ancora il suo momento e quello di un centrodestra moderato, che s' identifica con le sue idee. I ragazzi della Lega sono entusiasti del loro capitano, ma come sanno bene, il nostro generale è inarrivabile».

 

SALVINI MELONI TOTI

Le agenzie hanno già diffuso il commento del leader di Energia per l' Italia, Stefano Parisi: «Il futuro della Lega di Salvini è un' alleanza stabile e strutturale con il M5S, la forza politica dell' invidia, del rancore, della povertà, statalista e giustizialista. Il centrodestra non c' è più. L' ha detto anche Giorgetti. Nel pensiero della Lega non c' è più posto per il popolo liberale, popolare, riformista. Per lui il centrodestra sarà un soggetto unico populista e sovranista. Giorgetti ha trasformato un accordo di governo in alleanza politica per il futuro. Non c' è più posto per chi vuole liberare l' Italia dal peso della politica senza futuro. Prendiamone atto».

 

Anche per Mariastella Gelmini, capogruppo degli azzurri alla Camera, sembra che i leghisti abbiano imboccato la strada della destra sovranista, che non include Fi: «Noi rappresentiamo il popolo liberale, riformatore, moderato e cattolico da sempre. Se il futuro della Lega è l' alleanza con i 5S lo dica». E ancora: «Fi deve ridefinire un' identità chiara che non può essere quella di Salvini, non il fuori dall' Europa o dall' euro, non il sovranismo né il populismo».

 

GIORGIO MULE MARIA STELLA GELMINI

Il partito deve fare i conti anche in casa, con Giovanni Toti e i filosalviniani. È stato appena sospeso il calabrese Pietro Spizzirri, che ha fondato la corrente «Forza Salvini» e circola la battuta: «Spizzirri altrimenti detto Toti, che è il suo profeta». La Gelmini deve vedersela con i due totiani bergamaschi Stefano Benigni e Alessandro Sorte, che attaccano lei e gli altri dirigenti. Stefano Mugnai, suo vice, replica: «Se le accuse sono rivolte a una classe dirigente sdraiata su Berlusconi, dico mille volte meglio che attaccati alla coda di Salvini».

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