giorgia meloni sergio mattarella

GIORGIA, AGUZZA LE ORECCHIE – MARCELLO SORGI: “LE PAROLE DI IERI DI MATTARELLA SONO RIVOLTE A MELONI, NON PER CONTESTARLA, MA PER RICHIAMARLA ALLE SUE RESPONSABILITÀ DELLA POLITICA ESTERA” – “NEL MOMENTO DI DIFFICOLTÀ DELLA PREMIER, CHE SA DI NON POTER MOLLARE LA SPONDA EUROPEA E CERCA UN AGGANCIO CON LA NUOVA AMMINISTRAZIONE AMERICANA, LE SUGGERISCE DI USCIRE DALL'AMBIGUITÀ E SCHIERARSI CON L'EUROPA. NATURALMENTE NON È DETTO CHE MELONI SIA IN CONDIZIONE DI SEGUIRE IL CONSIGLIO DEL QUIRINALE. MA SBAGLIEREBBE…”

 

 

1. STOP AMBIGUITÀ IL CONSIGLIO DEL QUIRINALE

Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “la Stampa”

 

sergio mattarella e francesco lollobrigida al villaggio agricoltura è

Era atteso da giorni come occasione di difesa al più alto livello degli autori del Manifesto di Ventotene, l'intervento di ieri di Mattarella. E dunque passerà alle cronache […] come l'ennesima prova del ruolo di opposizione che il Quirinale va sempre più assumendo nei confronti della destra […].

 

Un discorso anti-Meloni, in altre parole. Invece, a rileggere con attenzione le parole del Capo dello Stato, sembra proprio che siano rivolte alla premier, non per contestarla, ma per richiamarla, incoraggiandola, alle sue responsabilità della politica estera del governo, messa in discussione dalle ultime uscite di Salvini e del suo partito, e del rapporto con l'Europa, vieppiù strategico ora che la scadenza (2 aprile) dei dazi minacciati da Trump si avvicina.

 

GIORGIA MELONI DONALD TRUMP - IMMAGINE CREATA CON GROK

Mattarella, in altre parole, prosegue il percorso di dialogo con Meloni; e nel momento di difficoltà della premier, che sa di non poter mollare la sponda europea e al contempo cerca un aggancio con la nuova amministrazione americana, le suggerisce di uscire dall'ambiguità e schierarsi senza indugi con l'Europa.

 

La quale, se unita, avrà più forza per difendersi nella guerra commerciale dei dazi, o per negoziare se di guerra non si tratterà. In questo senso va inteso il riferimento agli "statisti lungimiranti" che nel deserto del Dopoguerra seppero scegliere la strada da intraprendere puntando sulla prospettiva europea.

 

GIORGIA MELONI ELON MUSK

Naturalmente non è detto che Meloni, con un governo diviso proprio sul delicato terreno della politica estera […], sia in condizione di seguire il consiglio del Quirinale. Ma sbaglierebbe, sperando di accelerare i tempi dell'invito da parte di Trump, e restando in mezzo al guado.

 

Anche perché – la premier è la prima a saperlo – Trump considera l'Europa con le sue regole e le sue ambizioni alla stregua di fumisterie. E da Meloni, prima di invitarla la Casa Bianca, vuol sapere due cose: se è pronta a finanziare la Nato, come ha promesso e fin qui non ha fatto; e a firmare il contratto con Starlink per i satelliti di Musk, che pareva cosa fatta e invece ha subito un imprevisto rallentamento.

 

GIORGIA MELONI TRA DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA DI GIANNELLI

2. MATTARELLA ESORTA L’EUROPA “I DAZI SONO INACCETTABILI REAGIRE CON DETERMINAZIONE”

Estratto dell’articolo di Concetto Vecchio per “la Repubblica”

 

Le due parole chiave sono calma e determinazione. Sergio Mattarella insiste nei suoi richiami contro i dazi. Ogni occasione è buona per invitare a mantenere alta la guardia. L’aveva fatto sabato dai sommelier. L’ha ripetuto ieri al villaggio Agricoltura […]. […]

 

L’agricoltura italiana non da ora parla meloniano. È primavera a Roma. Al villaggio ci si siede su sedie di fieno. Ci sono gli studenti degli istituti agrari. Gli stand con le prelibatezze del made in Italy. È il regno di Lollo, e sarà aperto fino a domani.

Mattarella arriva a mezzogiorno, lo portano in giro. «Speriamo prevalga il buonsenso », risponde il Capo dello Stato a un giovane che allo stand di Coldiretti gli chiede come finirà con le minacce di Trump. Il 2 aprile è dietro l’angolo.

 

francesco lollobrigida al villaggio agricoltura è

«Spesso si mette l’accento sull’aggettivo commerciale, bisogna metterlo, invece, sul sostantivo guerre, perché sono guerre anche queste di contrapposizione, che inducono poi a contrapposizioni sempre più dure», precisa Mattarella.

 

Che fare nel frattempo? «Bisogna essere sereni, senza alimentare un eccesso di preoccupazione, perché l’Unione Europea – di cui facciamo saldamente parte – ha la dimensione, la consistenza, la forza per interloquire in maniera autorevole». Con calma e determinazione, appunto.

 

Un messaggio a Giorgia Meloni, che l’altro giorno scorso aveva detto che non servono rappresaglie? Fidarsi dell’Europa, quindi. […]

 

GIORGIA MELONI, TRUMP E VENTOTENE - VIGNETTA BY ALTAN

Non è una ricorrenza rotonda, era il 1957, ma ogni occasione è buona per parlarne e anche per fare celebrare il mito di “Lollo”. Sul palco Mattarella viene intervistato sull’Europa da tre giovani studenti. Risponde alle loro curiosità per ventidue minuti.

 

Prima domanda: «Serve ancora l’Europa per affrontare le sfide future e confermare i nostri valori?». Il capo dello Stato fa una piccola lezione di storia, partendo dalle macerie del 1945. «In quel clima di tragedia alcuni statisti lungimiranti e coraggiosi hanno compreso che occorreva capovolgere il modo di rapportarsi tra i Paesi europei. Hanno pensato che fosse il momento di compiere davvero una rivoluzione di pensiero. Mettere insieme il futuro dei popoli europei».

 

Non cita Ventotene. Ma come non pensarci? E il pensiero corre allo smisurato talento di Roberto Benigni dell’altra sera in tv: uno spettacolo civile che resterà. Mattarella però ha un rimpianto.

 

DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A PARIGI PER L INAUGURAZIONE DI NOTRE DAME

La difesa comune si poteva realizzare negli anni Cinquanta. Ma il Parlamento francese votò contro. «Ne paghiamo ancora le conseguenze», dice. Elogia l’euro. L’altro giorno, sotto i post di Prodi che perde le staffe contro una giornalista tv, i commenti non riguardavano l’episodio in sé, ma la moneta unica di cui il professore fu sponsor.

 

Una valanga di insulti contro l’abolizione della lira. «Senza l’Euro i risparmi dei cittadini sarebbero stati travolti dalle crisi finanziarie drammatiche dell’inizio di questo millennio. La moneta unica è stata un riparo», ricorda Mattarella. Poi certo, dice ai ragazzi, la Ue «non è perfetta, contiene errori e ha bisogno di processi decisionali più veloci ».

 

Chiude con una critica agli acronimi. «Ne sono pieni anche i documenti che ricevo io. Un linguaggio per iniziati. E se le parole si contraggono perdono compiutezza espressiva e il pensiero non riesce più a esprimersi adeguatamente». E a questo elogio della lingua italiana Luca De Carlo, presidente della commissione agricoltura al Senato, fa partire un fragoroso battimani.

francesco lollobrigida e roberto gualtieri al villaggio agricoltura è

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...