friedrich merz donald trump giorgia meloni

GIORGIA MELONI DOVREBBE PENSARE MENO ALL’IDEOLOGIA E PIÙ AGLI INTERESSI ITALIANI: MERZ È UN ALLEATO MIGLIORE DI TRUMP – GERMANIA E ITALIA SONO I PAESI CHE POTREBBERO SUBIRE PIÙ DANNI DAI DAZI USA: RAPPRESENTANO L’80 PER CENTO DEL DEFICIT COMMERCIALE DEGLI USA CON L’UE. L’INDUSTRIA ITALIANA È INTERCONNESSA A QUELLA TEDESCA – MERZ È A FAVORE DELLO STOP AL DIVIETO AI MOTORI A COMBUSTIONE PREVISTO DAL GREEN DEAL, ED È UN ALLEATO CRUCIALE ANCHE SUL DOSSIER IMMIGRAZIONE - INVECE CHE FLIRTARE CON IL TYCOON, URGE TRATTARE UNA POSIZIONE COMUNE CON IL NEO-CANCELLIERE...

 

Estratto dell’articolo di Luciano Capone per “il Foglio”

 

friedrich merz in un jet militare

[…] Parlando alla platea conservatrice del Cpac, Meloni ha descritto un’Europa ancora dominata dalla sinistra radicale, dall’ideologia woke, dalla cancel culture, aperta all’immigrazione senza limiti... Ma non è più una descrizione della realtà. Quell’Europa, se mai è esistita, di certo ora non c’è più.

 

Friedrich Merz rappresenta la guida più a destra della Germania degli ultimi decenni. Per riaffermare un legame politico con gli Stati Uniti di Trump e di J. D. Vance, Meloni al Cpac ha dovuto puntare sui valori rimuovendo dal suo discorso l’economia, liquidando il tema dei dazi con un “non abbiamo bisogno di sottolineare quanto uno scontro commerciale farebbe l’interesse di altre potenze commerciale”.

 

Il punto è che per lottare contro l’ideologia woke e la cancel culture, o per difendere il free speech minacciato dalla sinistra, il governo italiano non ha bisogno di Trump. Sono questioni interne che Meloni può affrontare da solo.

 

giorgia meloni discorso alla cpac 2025 1

Il rapporto con Merz, invece, sebbene meno nelle corde della destra di FdI, sarebbe per Meloni molto più proficuo perché si fonderebbe su politiche e interessi comuni. Non si tratta semplicemente di costruire una relazione meno fredda rispetto a quella con il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz, ma di scrivere un’agenda politica comune per riformare e ridefinire l’Europa.

 

Alla base ci sono gli interessi economici di Italia e Germania e una visione più conservatrice rispetto alla precedente leadership tedesca ed europea in generale. Le affinità sono evidenti su alcuni dei dossier più importanti per l’Europa: immigrazione, dazi, politiche industriali e ambientali, difesa.

 

Sull’immigrazione Merz da sempre chiede una stretta. Sui dazi, la Germania e l’Italia sono i paesi più colpiti protezionismo di Trump: insieme, Roma e Berlino, rappresentano l’80 per cento del deficit commerciale degli Usa con l’Ue.

 

BILANCIA COMMERCIALE USA - UE

Pochi giorni fa, Trump ha annunciato dazi del 25 per cento su automobili e farmaci. L’export farmaceutico dell’Italia negli Usa è circa 10 miliardi di euro. L’automotive rappresenta circa 40 miliardi di export Ue negli Usa e, secondo le stime di Oxford Economics, Germania e Italia sono le economie più esposte ai dazi con un calo dell’export rispettivamente del 7,1 e del 6,6 per cento.

 

Coordinare una risposta con Merz, fatta anche di ritorsioni, è più saggio che chiedere a Trump la clemenza per l’Italia: operazione tra l’altro impossibile, perché l’industria italiana è intrecciata a quella tedesca per la fornitura di beni intermedi.

I DAZI DI DONALD TRUMP - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

 

Sulla politica industriale Merz, analogamente a Meloni, vuole rimuovere il divieto europeo ai motori a combustione previsto per il 2035 e ridurre la regolamentazione, anche ambientale, che aumenta il costo dell’energia e mina la competitività dell’industria.

 

Insomma, è una sponda importante per orientare la Commissione guidata da Ursula Von der Leyen (che è dello stesso partito di Merz) verso una revisione del Green deal. Quanto alla difesa, l’intenzione di Merz di rendere l’Europa in tempi brevi autonoma da Washington apre alla possibilità di un finanziamento comune a livello europeo, che farebbe comodo a un paese ultraindebitato come l’Italia.

elon musk giorgia meloni - the mask

 

 Merz parla più spesso di Francia e Polonia ma, rispetto all’Italia, un mese fa ha fatto un’importante apertura a Meloni: “Non capisco le riserve nei suoi confronti – ha detto a Davos –. E’ molto pro-europea, è molto chiara nella sua posizione nei confronti dell’Ucraina e della Russia ed è molto chiara sull’ordine basato sulle regole dell’Unione europea. Perché non parliamo con lei più spesso di quanto abbiamo fatto in passato?”. Ecco, forse Meloni più che tentare di blandire Trump con un richiamo all’ideologia, dovrebbe preparare con Merz una risposta basata sugli interessi europei, e quindi italiani.

ELON MUSK FA I COMPLIMENTI A GIORGIA MELONI PER LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA donald trump elogia giorgia meloni 2

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