meloni trump zelensky macron luigi zanda

“GIORGIA MELONI? FA SOLO PUBBLICHE RELAZIONI” - L’EX SENATORE DEM LUIGI ZANDA COMMENTA LA FOTO CON TRUMP, ZELENSKY, STARMER E MACRON: “QUELLO SCATTO CI DICE QUAL È LA CONSIDERAZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA DI GIORGIA MELONI: QUALCHE BUFFETTO, QUALCHE SORRISO CON TRUMP. MA QUANDO SI RIUNISCONO I GRANDI PER PARLARE FRA DI LORO, CI MANDANO A GIOCARE NELLA CAMERA DEI BAMBINI. OGGI LA COLLOCAZIONE INTERNAZIONALE DELL'ITALIA È IL PRIMO PROBLEMA. NON SOLO PER LA DESTRA CHE GOVERNA, MA FORSE ANCOR DI PIÙ PER LA SINISTRA CHE VORREBBE GOVERNARE…"

 

Estratto dell’articolo di Daniela Preziosi per “Domani” - Estratti

 

luigi zanda foto di bacco

Per lui – ex senatore Pd, ex portavoce del presidente della Repubblica Cossiga, navigatore di lungo corso della politica italiana e buon conoscitore di quella Vaticana – gli scatti hanno colto un evento più profondo dei soggetti in primo piano: 

 

«Sabato scorso a Roma, nella basilica di San Pietro, c’è stato il primo vero grande summit del mondo da quando sono scoppiate le guerre in Ucraina e nel Medio Oriente. Un summit molto più importante di tutte le sedute dell’Onu e del Parlamento europeo messe insieme. È questa la vera fotografia».

 

Cos’è successo?

FUNERALE DI PAPA FRANCESCO - INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY NELLA BASILICA DI SAN PIETRO

Innanzitutto il riconoscimento che il ruolo universale della Chiesa è ancora molto forte. I protagonisti sono stati Francesco, le 400mila persone andate a salutarlo, e la Chiesa che ha organizzato un evento spirituale e anche teatrale degno della sua storia universale. Poi, con 150 delegazioni ufficiali concentrate in poche decine di metri quadrati, era inevitabile che diventasse un evento di politica internazionale. Teatrale a sua volta: durante la messa, allo scambio del segno di pace, colpiva Trump in piedi che stringeva la mano a quelli che aveva vicino. La foto però è quella di Trump e Zelensky, da soli, uno davanti l’altro.

 

Direi meglio: chinati l’uno verso l’altro, tutti e due con la fronte aggrottata, e con la faccia preoccupata. È un’immagine che ha un valore immenso. Per Trump rappresenta la prima volta che esprime pubblicamente senso di responsabilità, per Zelensky è il segno di una grandissima dignità. È avvenuto all’interno della basilica di San Pietro: non sarebbe mai avvenuto da nessun’altra parte del mondo. Non penso sia stata una finzione diplomatica. Da questo summit restano fuori due leader, che non potevano venire a Roma perché incriminati di crimini contro l'umanità dalla Corte internazionale: Putin e Netanyahu. (…)

luigi zanda foto di bacco

 

Fra le foto «iconiche» c'è anche quella di Trump e Zelensky con Starmer e Macron. In questa foto c’è l'Europa. Ma non precisamente l’Unione. Non c’è neanche la nostra presidente Meloni. Uno scatto infelice?

No, è una foto che rappresenta la realtà. Vedere insieme Trump, Zelensky, Starmer e Macron ci dice qual è la considerazione internazionale dell'Italia di Giorgia Meloni: qualche buffetto, qualche sorriso con Trump. Ma quando si riuniscono i grandi per parlare fra di loro, ci mandano a giocare nella camera dei bambini.

 

FUNERALE DI PAPA FRANCESCO - TRUMP E MACRON

Perché non siamo potenza nucleare: perché non faremo parte di un eventuale contingente militare di “volenterosi”?

Per molte ragioni. La principale è che la presidente si affida alla sua capacità di fare pubbliche relazioni. Per noi c’è soprattutto una questione di autorevolezza, in primis con i nostri partner europei.

 

Fa l’antitaliano?

Ma no, sabato l’Italia ha dato una grande prova di capacità organizzativa. Era una giornata molto difficile per Roma, 400mila persone, 150 delegazioni, capi di Stato, ma è stata gestita con tranquillità e, in questo sì, autorevolezza. È un merito del governo, dell’amministrazione pubblica, del comune di Roma. Ma per essere considerati grandi potenze non basta. 

 

FUNERALE DI PAPA FRANCESCO - LA STRETTA DI MANO TRA TRUMP E MACRON

Resta fuori dalle foto anche Ursula Von der Leyen, che ha dovuto rincorrere Trump per stringergli la mano e farsi promettere un incontro.

La responsabilità del rango dell’Europa ce l’hanno i governi che non capiscono quanto sia necessario federarsi in uno Stato europeo. Fino a quando rimarremo un’Unione di Stati tenuti insieme da qualche trattato non raggiungeremo mai un rango confrontabile con quello delle grandi potenze. Meloni dovrebbe far sua la battaglia per l’Europa federale. 

 

Sostiene la destra che gli “incontri” di sabato sono frutto anche della visita di Meloni da Trump.

luigi zanda foto di bacco

Per ora il risultato tangibile di quella visita è solo uno: certificare e consolidare una simpatia personale fra Trump e Meloni. La politica di Trump è quella di Maga.

 

La giornata di sabato cosa dice alla sinistra, europea, italiana? 

Che fino a quando la sinistra, anche quella italiana, non metterà la politica estera come punto centrale delle proprie alleanze, sarà sempre costretta a balbettare. Oggi la collocazione internazionale dell'Italia è il primo problema. Non solo per la destra che governa, ma forse ancor di più per la sinistra che vorrebbe governare. Sono in atto prove di sostituzione del diritto internazionale con la legge del più forte.

 

Negare sostegno a chi è aggredito, con la scusa che l’aggressore è troppo forte, non è solo un grande errore politico, ma prima ancora un segno di viltà. (…) La segretaria del mio partito, il Pd, per il momento è più una declaradora che una gobernadora.

EMMANUEL MACRON - keir starmer - DONALD TRUMP - ZELENSKY - INCONTRO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCO

 

Ha trasformato l’ultimo partito politico rimasto in Italia in un movimento leaderistico. E i movimenti, come sappiamo, non riflettono, non elaborano: dichiarano. Al meglio dichiarano questioni di principio, al peggio slogan.

ELLY SCHLEIN A PIAZZAPULITATRUMP E ZELENSKY A SAN PIETROFUNERALE DI PAPA FRANCESCO - INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY NELLA BASILICA DI SAN PIETROFUNERALE DI PAPA FRANCESCO - INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY NELLA BASILICA DI SAN PIETROmeme incontro tra donald trump e zelenskyFUNERALE PAPA FRANCESCO LA GALASSIA DELLE CORRENTI DEL PD

(…)

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....