elly schlein pina picierno giuseppe conte romano prodi

GIORGIA MELONI SI DEVE TENERE BUONA ELLY: CON QUESTA OPPOSIZIONE, GOVERNA 20 ANNI - DALLA SPACCATURA DEM SUL PIANO DI RIARMO A STRASBURGO, AGLI SCAZZI SCHLEIN-CONTE FINO ALLA TIRATA DI CAPELLI DI PRODI ALLA GIORNALISTA, LE TRE SETTIMANE PIÙ PAZZE DEL CENTROSINISTRA TRA LEADER INCAPACI, GRILLINI "PACIFINTI" E SPACCATURE INSANABILI – DA FLORIS È RICICCIATO ERNESTO RUFFINI, EX CAPO DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE E ORA ASPIRANTE POLITICO...

Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

pina picierno elly schlein

Che si può dire di questo centrosinistra italiano? Non è il momento dei commenti, ma della cronaca. La cronaca dice tutto, spiega tutto.

 

Rimettiamo insieme le baruffe, le contraddizioni, le votazioni laceranti, i viaggi strazianti (e un po’ comici), le lacrime nell’aula di Montecitorio e gli sghignazzi, le gravi gaffe di un ex premier e le incerte ambizioni di una aspirante premier, le perfidie tra capi e capetti, certe volte anche meno di capetti, più gli smarrimenti di leader dadaisti con partiti al 2% (o appena sopra), più le scabrose avventure di certi gruppettari in Tesla e i fantasmagorici progetti pacifisti dei grillini indulgenti con Putin, noto criminale internazionale. Tutti insieme hanno acceso il frullatore: e si sono tuffati dentro.

Tre settimane di un casino mai visto. Penoso? Penoso.

 

ELLY SCHLEIN GIUSEPPE CONTE

Quando scriviamo che a Palazzo Chigi, nonostante i giganteschi guai da affrontare in Italia e nel mondo, tengono sempre una bottiglia di bollicine in fresco per brindare al centrosinistra, scriviamo la verità.

 

Cos’altro c’è da fare, se non un bel cin cin! in alto i calici, il giorno in cui a Strasburgo, all’Europarlamento, la segretaria del Pd, Elly Schlein, cerca inutilmente di imporre la sua mediazione, quella dell’astensione sulla risoluzione che dà il via libera al piano Rearm, e così facendo però non solo rompe con il gruppo socialista, ma rischia d’essere sfiduciata dalla sua stessa delegazione (disastro evitato per un solo voto)? Dieci (e, ad un certo punto, addirittura undici: ma poi la Annunziata giura d’essersi sbagliata a votare, vabbé) i favorevoli al piano von der Leyen, in dissenso con Elly: tra cui la Picierno.

 

manifestazione dem piazza del popolo

 

(...)

Qualche titolo sui quotidiani: è lei che può sfidare Elly. Una suggestione, ma fino ad un certo punto. Perché l’autorevole Luigi Zanda (che interpreta diffusi sentimenti riformisti), ha già detto a La Stampa : «Serve un congresso».

E adesso? Per non pensarci, i dem si radunano in piazza del Popolo a parlare di Europa.

 

L’idea è venuta, su Rep , a Michele Serra. Colpo d’occhio magnifico. In tanti provengono dal quartiere Prati e dai Parioli (disdette parecchie lezioni di yoga), introvabili gli operai, rari i giovani, in compenso c’è la Milano radical chic (da Vecchioni a Lella Costa), poi Augias e Jovanotti (collegato), il pacifismo ragionevole (di pochi) e quello visionario di molti (arrivati con i fiori da mettere nei cannoni).

 

GIUSEPPE CONTE E ELLY SCHLEIN

Accanto alla Schlein - avanza tra gli evviva e i baci, con l’aria di dire: «Davvero volete un congresso?» - tutti i partiti dell’opposizione (compreso il gran capo sinistrorso Nicola Fratoianni, che ha prudentemente parcheggiato la Tesla di famiglia sul Lungotevere, perché ormai le rigano per divertimento): ci sono tutti, tranne Giuseppe Conte. Il quale, essendo un vecchio amico di Trump, non se l’è sentita.

 

Potrebbe bastare. E, invece, quattro giorni dopo, Giorgia Meloni, a Montecitorio, se ne esce con la mandrakata sul Manifesto di Ventotene, criticandolo con durezza. In un colpo: manda un messaggio complice a Washington e sposta l’attenzione dai suoi enormi problemi di collocazione (stare con l’Europa o con Trump e quel ketaminico di Musk?). I dem abboccano. E organizzano un viaggio della memoria sull’isola, dove fu pure girato «Ferie d’agosto», il mitico film di Virzì. Sul traghetto, oltre ai fantasmi di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Sandro Molino (Silvio Orlando), salgono in 250 (però 50 sono giornalisti e fotografi).

CARLO CALENDA ELLY SCHLEIN

 

Ma Elly? Aveva un impegno. E Calenda? Lascia stare, manco era d’accordo. Conte? (silenzio mortificato).

La gita non è però del tutto inutile. Perché si rivela un magnifico assist al centrodestra.

Una giornalista di Quarta Repubblica piazza infatti il microfono davanti a Romano Prodi. E gli fa una domanda su Ventotene. E Prodi che fa?

Prima borbotta, poi le dà una tirata di capelli. Possibile? Il povero Porro, in realtà, per qualche giorno è costretto ad arrabattarsi con il Var. Perché ha la parola della sua cronista e solo immagini sporche, si vede e non si vede, mentre Prodi nega: «Le ho messo una mano sulla spalla!». Ma è una tragica bugia. E la scopre Giovanni Floris, che manda in onda un filmato inequivocabile. Scatenando pure un giallo nel giallo: è la ripresa d’un cellulare, chi te l’ha passata?

 

Nel Pd sospettano «fuoco amico». Un sospetto stupido.

 

Perché, come si sa, al Nazareno c’è un bel clima.

romano prodi tira i capelli alla giornalista lavinia orefici

E così: mentre la guardia scelta del convento (da Boldrini a Stumpo) medita tremenda vendetta contro la Picierno, accusata d’aver ricevuto un gruppo di riservisti israeliani vicini a Netanyahu, Elly resta basita quando vede ciò che accade sul palchetto del congresso di Azione. Prima, c’è Calenda che dice: «L’unico modo per avere a che fare con i 5 Stelle è cancellarli» (un crisantemo nel cimitero del campo largo). Poi ecco salire addirittura la Meloni, ospite d’onore: «Il Pd immagina l’Europa come una grande comunità hippy demilitarizzata?» (battuta con un suo perché).

 

Da segnalare, infine: 1) Prodi stava per sbroccare pure con un’inviata dello Stato delle cose 2) Renzi: «Calenda pensa che la Meloni sia una statista.

Io, una influencer» 3) grande attesa per il corteo romano dei grillini di sabato prossimo, con i dem incerti se andare, of course 4) da Floris è ricicciato Ernesto Ruffini, aspirante politico di professione. Solo che era seduto accanto a Massimo Giannini.

IL POST DELLA PAGINA DI ATREJU CONTRO ELLY SCHLEIN PER IL FLASH MOB A VENTOTENE

Il quale, per mestiere, eloquio, visione politica, se l’è (quasi) mangiato.

elly schlein foto lapresse. alessandro zan elly schlein - manifestazione per l europa in piazza del popolo a romaLA GALASSIA DELLE CORRENTI DEL PD

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…