
GIORGIA MELONI SULLA SPESA MILITARE FA IL GIOCO DELLE TRE CARTE – L’AUMENTO DEGLI INVESTIMENTI SCATTERÀ SOLO DAL 2027, PER UN EFFETTO INDIRETTO DELLA PROCEDURA DI INFRAZIONE (L’ITALIA È SOTTO CONTROLLO PER DEFICIT ECCESSIVO E NON PUÒ ESCLUDERE ALCUNA SPESA AGGIUNTIVA DAL DISAVANZO, A MENO CHE NON ADERISCA ALLA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA) – PER LA DUCETTA È UNA MANNA: PUÒ GESTIRE I MALUMORI LEGHISTI E SPOSTARE IL DOSSIER, INDIGESTO AGLI ITALIANI, A DOPO LA FINE DELLA LEGISLATURA. TUTTO BENE, SE NON CI FOSSE DI MEZZO LA SICUREZZA DEL PAESE: L’ITALIA GIÀ È UN COLABRODO E PRATICAMENTE NON HA DIFESE AEREE. L’AUMENTO DELLA SPESA NON È SOLO UN REGALO A TRUMP: CI SERVE DAVVERO, OLTRE A CREARE PIL E POSTI DI LAVORO…
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
CETRIOLONI PER L ITALIA - MEME BY EDOARDO BARALDI
C'è un dettaglio tecnico nella faccenda dell'aumento delle spese militari che spegnerà sul nascere ogni malumore interno alla maggioranza. Giancarlo Giorgetti, con abile fiuto politico, aveva iniziato a porre il problema in sede europea molte settimane prima del vertice dell'Aja.
Proviamo a riassumerlo: l'Italia è sotto procedura di infrazione per deficit eccessivo, dalla quale conta di uscire nei primi mesi dell'anno prossimo. In base alle regole europee previste dal nuovo patto di Stabilità, finché non torna sotto al fatidico tre per cento nel rapporto fra deficit e ricchezza prodotta, non può escludere dal calcolo del disavanzo pubblico alcuna spesa aggiuntiva.
GIORGIA MELONI - ESERCITO - MEME BY EMILIANO CARLI
Lo scorso 6 marzo il Consiglio europeo ha introdotto la possibilità di chiedere una «clausola di salvaguardia» per escludere dal computo la nuova spesa militare, ma quella clausola non è d'aiuto ai Paesi sotto procedura.
È per questa ragione che ieri […] Giorgia Meloni ha confermato la linea tenuta fin qui da Giorgetti: «Nel 2026 non chiederemo l'attivazione della clausola». Il riferimento temporale al 2026 conferma l'intenzione di farlo, ma solo dopo.
L'Italia prima riporterà il deficit sotto controllo poi, a partire dal 2027, pianificherà l'aumento progressivo della spesa imposto dall'accordo firmato all'Aja. «Quest'anno l'aumento della spesa in armamenti sarà simbolico», conferma una fonte di governo che chiede di non essere citata.
giorgia meloni al vertice della nato dell'aja 5
«Dobbiamo chiarire la portata e durata della clausola di salvaguardia», aveva detto Giorgetti durante la riunione dei ministri finanziari europei lo scorso 11 marzo. I partner che nel frattempo ne hanno fatto richiesta sono tredici, alcuni dei quali nelle stesse condizioni dell'Italia.
Fra gli altri hanno chiesto lo scorporo Belgio, Ungheria, Polonia e Slovacchia, non la Francia. Dunque è davvero un impedimento tecnico a spingere l'Italia a rinviare gli impegni con la Nato?
La risposta del Tesoro a questa domanda conferma come il dettaglio tecnico costituisce l'alibi perfetto di una scelta politica: «L'Italia a differenza di altri sarà presto sotto al tre per cento, e questa per noi è una priorità».
giancarlo giorgetti giorgia meloni foto lapresse.
Se viceversa nel frattempo l'Unione dovesse risolvere il problema, allora Meloni e Giorgetti valuteranno il da farsi. La realtà è che il governo non ha nessuna fretta di aumentare la spesa in armamenti, e il perché è facilmente inutibile: i malumori interni alla Lega.
Che l'accordo dell'Aja aiuti i governi a spostare in là il costo politico dell'obiettivo di far salire la spesa al 5 per cento del Pil è evidente: la prima verifica tecnica del suo rispetto sarà nel 2029, quando tutti o quasi gli attuali premier o presidenti della Nato (sono trentadue) saranno scaduti.
Per Giorgia Meloni la scadenza è nel 2027, e dunque solo nei prossimi mesi si capirà se deciderà di spostare compiutamente il problema oltre l'orizzonte della legislatura. Più attenderà, più difficile sarà rispettare l'impegno per chi le succederà, posto che non rivinca le elezioni.
GIORGIA MELONI AL TAVOLO CON TRUMP ALLA CENA DEL VERTICE NATO DELL'AJA
Il governo dice di essere vicino al 2 per cento di spesa, ma per arrivarci è stata fatta una riclassificazione delle spese per ricomprendervi ad esempio quella per la Guardia costiera, e in effetti l'accordo firmato all'Aja sembra tenere conto delle voci per la protezione dei confini.
Ammettendo che la spesa è già a quella soglia, per arrivare al 5 per cento entro il 2035 significa programmare 54 miliardi aggiuntivi, da suddividere equamente in armamenti e una più generale voce «infrastrutture per la difesa» […] In ogni caso, per avere contezza delle intenzioni della maggioranza basterà attendere l'autunno e la bozza della legge di bilancio per il 2026, che dovrà dare le indicazioni sulla politica economica fino al 2030.
meloni trump g7 canada
meloni trump g7 canada
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giorgia meloni in visita ai soldati italiani onu in libano
meloni trump l'aja
giorgia meloni al vertice della nato dell'aja 6
giorgia meloni in visita ai soldati italiani onu in libano