massimo giannini giorgia meloni

IL NO DI GIORGIA MELONI A URSULA HA FATTO SALTARE IL TAPPO ALLA COALIZIONE DI CENTRODESTRA (CHE RISCHIA DI SCOPPIARE) – MASSIMO GIANNINI: “C’È LA CREPA DI FRATELLI D’ITALIA, CHE DEVE DECIDERE SE MANDARE A BRUXELLES FITTO E FARE UN RIMPASTO, MAGARI SACRIFICANDO GLI IMPRESENTABILI TIPO SANTANCHÈ O DELMASTRO. C’È LA CREPA DELLA LEGA, CHE CONTINUA A FARE FILIBUSTERING A MANETTA, CON LE PURGHE GIORGETTIANE ALLA RAGIONERIA DELLO STATO E ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE. C’È LA CREPA DI FORZA ITALIA: SCOSSO DA MARINA E PIER SILVIO, TAJANI HA COMINCIATO AD ALZARE LA VOCE. MELONI POTREBBE ESSERE TENTATA DI ANDARE A ELEZIONI ANTICIPATE…”

Estratto dell’articolo di Massimo Giannini per “la Repubblica”

 

massimo giannini foto di bacco (2)

La resa di Toti, che si dimette dopo aver scagliato idealmente la stampella contro magistrati e alleati, ha un vago sapore allegorico e quasi oracolistico per una destra italiana troppo convinta della sua invincibilità. […] La sua ascesa e la sua caduta incrociano i destini delle tre destre al potere, in un continuo alternarsi delle trame con Giorgia e dei ticket con Matteo, dei garantismi di Crosetto e dei jemenfoutismi di Scajola. Con Toti, al dunque, frana un po’ anche la presunta compattezza dell’asse FdI-Lega-Forza Italia. Meloni ha palesemente perduto il tocco magico.

 

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

Sembrava quasi la nuova Merkel, dopo l’apparente successo dei suoi Fratelli nel voto europeo del 9 giugno e la tronfia esibizione da padrona del mondo e Regina di tutte le Puglie al G7 di Borgo Egnazia. Un mese e mezzo dopo, il clima è cambiato. E dopo la stupefacente disfatta autoinflitta a se stessa e al Paese nella partita delle nomine comunitarie, si ritrova di nuovo nei panni dimessi della Calimera d’Europa. […] Il partito meloniano, con tutta evidenza, non fa parte di quelle «forze democratiche».

 

È “altro” ed è fuori dal nucleo duro dei partner che nel bene o nel male governeranno il Continente per i prossimi cinque anni. E ne pagherà il prezzo, a dispetto delle mani avanti che la premier aveva provato a mettere dopo il voltafaccia all’ex amica Ursula: «Sarebbe vergognoso se ce la facessero pagare…». Da quel che vediamo nelle prime scelte sugli incarichi Nato e sulle Commissioni, purtroppo, è esattamente quello che sta accadendo.

 

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

La tela strappata da Meloni a Bruxelles […] ha […] rivelato […] la sua vera natura di leader di una destra […] reazionaria e autoritaria, insieme alla sua indisponibilità politico-ideologica a compiere quel sano processo di de-diabolisation identitaria che prima e insieme a lei ha fallito anche Marine Le Pen in Francia. Altri […]si illudevano che la svolta “moderata” fosse dietro l’angolo. Non è così.

 

E non passa giorno che non dimostri che quell’abiura […] gliela impediscono i misfatti dei suoi «splendidi ragazzi»: dalle aggressioni squadriste di CasaPound contro il giornalista Andrea Joly, alle farneticazioni giustificazioniste di Ignazio La Russa. E a sanare queste vergogne […] non bastano i due principi fondamentali e costituzionali che ancora una volta ha ribadito Sergio Mattarella: la democrazia è potere di un popolo informato, gli atti contro l’informazione sono sempre eversivi. […] Adesso, però, c’è di più. Pare quasi che l’autodafè meloniana in Europa risuoni come parziale “liberi tutti” tra gli alleati.

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

 

[…] sulla quinta della coalizione diventano visibili le crepe che rendono problematiche quelle «sinergie tra i partiti» di cui parla Toti. C’è la crepa di Fratelli d’Italia, che deve decidere se mandare a Bruxelles Fitto […] e approfittarne per un rimpasto, magari sacrificando gli impresentabili tipo Santanchè o Delmastro.

 

C’è la crepa della Lega, che continua a fare filibustering a manetta, tra multe tragicomiche per l’uso del femminile nelle cariche pubbliche e trovate surreali sul “Berlusconi Malpensa” (che detto così ha persino un suo fascino), proposte astruse sul canone Rai e purghe giorgettiane alla Ragioneria dello Stato e all’Agenzia delle Entrate.

 

matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani 2

C’è la crepa di Forza Italia, soprattutto: scosso dal gancio sinistro di Marina e dal diretto al corpo di Pier Silvio — che con due interviste durissime hanno ricordato al partito che i Berlusconi non sono solo i custodi dell’amatissima salma — Antonio Tajani ha cominciato ad alzare la voce. Su Von der Leyen, sullo scioglimento di CasaPound e soprattutto sull’Autonomia Differenziata, che insieme al Premierato […] è diventato quasi un banco di prova per la tenuta della maggioranza. […]

 

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani atreju 1

La campagna referendaria appena iniziata può diventare una via crucis per la maggioranza la via maestra per l’opposizione. […] Una legge già approvata dal Parlamento, che spacca in due il Paese, toglie 75 miliardi di risorse al Sud, distrugge il Servizio Sanitario Nazionale e la scuola pubblica, è un Totem per il partito padano che fu di Miglio e Bossi, ma dovrebbe essere un Tabù per un partito romano, sovranista e statalista, che ha fatto della Nazione il suo marchio identitario. Quattro Regioni hanno già chiesto di acquisire le competenze per le quali non occorre l’indicazione dei famosi Livelli Essenziali di Prestazione.

 

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

Meloni potrebbe essere tentata di fermare la macchina, anche se questo farebbe scoppiare subito la “sindrome del Papeete” di Capitan Matteo. Ma la premier non può sottovalutare il pericolo che il referendum su una materia così esplosiva diventi la prima di una serie di sconfitte elettorali (alla quale seguirebbe fatalmente la seconda, quella sul referendum costituzionale per l’elezione diretta del presidente del Consiglio). Di qui, latente ma presente, la tentazione di giocare d’anticipo, far saltare il banco, aprire la crisi politica e andare a elezioni anticipate. Con la speranza di vincere l’intera posta e sbaragliare fratelli-coltelli e parenti-serpenti.

 

La sinistra, in questo marasma, ha un’occasione imperdibile. La battaglia sui referendum investe i valori fondanti di un “campo largo” che può fare della Costituzione il suo fertilizzante, il suo humus e insieme il suo raccolto. Ma anche per l’opposizione c’è un’incognita da non trascurare. Se nel quesito sull’Autonomia Differenziata c’è un Sud che grida no, ci può essere anche un Nord che vota sì. E prima ancora di questo, c’è la mucca in corridoio del quorum, cioè il voto di almeno il 50 per cento degli aventi diritto, senza il quale la consultazione è nulla. […] È un’impresa titanica. Ma non impossibile, se Schlein e Conte, Fratoianni e Bonelli, Renzi e Calenda escono dall’adolescenza ed entrano nell’età adulta. […]

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? INNANZITUTTO L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO BLOCCA DI FATTO OGNI POSSIBILE ASSALTO DELL’ARMATA “CALTA-MELONI” AL "FORZIERE D'ITALIA", ASSICURAZIONI GENERALI – CERTO, I MANAGER DECADONO SOLO DOPO UNA SENTENZA DEFINITIVA, MA GIÀ DA ADESSO LOVAGLIO E E COMPAGNIA POTREBBERO ESSERE SOSPESI DAL CDA O DALLA VIGILANZA DI BANKITALIA - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DEI PM DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE FAVORITA DA PALAZZO CHIGI DELLA COMBRICCOLA ROMANA, SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO'') - OGGI IN BORSA MONTE PASCHI SIENA HA CHIUSO PERDENDO IL 2,12%, MEDIOBANCA -0,15% MENTRE, ALLONTANANDOSI CALTARICCONE, GENERALI GUADAGNA LO +0,47%...

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?