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CONDANNE CHE FANNO COMODO - IL GIORNALISTA AMERICANO NELLE GALERE IRANIANE POTREBBE ESSERE USATO PER UNO SCAMBIO PRIGIONIERI - IL ''WASHINGTON POST'' FARÀ RICORSO, MA ANCORA NON SI CONOSCONO LA PENA INFLITTA O LE PROVE DEL CRIMINE (SPIONAGGIO, OF COURSE)

Paolo Mastrolilli per “la Stampa

 

la madre e la moglie di jason rezaianla madre e la moglie di jason rezaian

Lo hanno condannato, di nascosto. E ora Jason Rezaian, corrispondente dall’Iran del «Washington Post», rischia fino a venti anni di prigione per aver commesso atti di spionaggio. Teheran però avrebbe intenzione di usarlo come merce di scambio, per riportare indietro alcuni cittadini della Repubblica islamica detenuti dagli Stati Uniti.

 

Rezaian è nato in California 39 anni fa, da padre di origine iraniana e madre americana. nel 2008 si era trasferito a Teheran e nel 2012 era stato assunto dal «Washington Post». Due anni dopo, il 22 luglio 2014, era stato arrestato insieme alla moglie iraniana Yeganeh Salehi, per la quale aveva fatto domanda di visto per andare negli Usa.

 

jason rezaian jason rezaian

Lei era stata rilasciata in ottobre, mentre lui era stato incriminato con quattro capi di accusa, fra cui quello più grave di aver spiato a favore di un governo straniero. Le prove non sono mai state pubblicate, ma fra di esse ci sarebbe una lettera che aveva scritto nel 2008 per chiedere lavoro nell’amministrazione Obama.

 

DIRITTI VIOLATI

jason  rezaian con la moglie iraniana yeganeh salehi jason rezaian con la moglie iraniana yeganeh salehi

Da allora Jason è rimasto rinchiuso nel carcere di Evin, con pochissime possibilità di comunicare con la moglie e la famiglia. Il suo processo è cominciato a porte chiuse davanti al giudice Abolghassem Salavati, noto per le sue sentenze draconiane imposte ai detenuti politici, al punto che nel 2011 l’Unione Europea lo ha sottoposto a sanzioni per violazioni dei diritti umani. Per difenderlo il Washington Post ha inviato anche una petizione all’Onu, che ha espresso grave preoccupazione accusando la Repubblica islamica di aver ignorato i suoi diritti legali e chiedendo il rilascio immediato.

 

A questo punto Rezaian è stato detenuto più a lungo degli ostaggi americani del 1979, 448 giorni, e due mesi fa è stato condannato in segreto. La notizia l’ha rivelata domenica alla tv di stato il portavoce della Corte Rivoluzionaria di Teheran, Gholam Hossein Mosheni-Ejei, senza però chiarire i dettagli della sentenza. Il presunto reato, però, può comportare una condanna fino a 20 anni di prigione.

JOHN KERRY CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI IRANIANO ZARIFJOHN KERRY CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI IRANIANO ZARIF

 

Il direttore del «Washington Post», Martin Baron, ha definito il verdetto come «un’ingiustizia oltraggiosa», e ha annunciato che il giornale farà comunque ricorso. «L’Iran - ha detto Baron - si è comportato in una maniera inconcepibile durante tutto il caso, ma soprattutto con questa indifendibile decisione di condannare un giornalista innocente per seri crimini, dopo un procedimento svolto in segreto, senza alcuna prova di qualunque reato».

 

ROHUANI ZARIF 1ROHUANI ZARIF 1

Il ministro degli Esteri iraniano Zarif, parlando qualche giorno fa a New York, aveva detto che Rezaian era stato spinto da qualche funzionario americano di basso livello a raccogliere informazioni, perché poteva essere ricattato a causa della sua richiesta di visto per la moglie. Nulla però è stato aggiunto per sostenere l’accusa.

 

L’ULTIMA POSSIBILITÀ

Il suo caso è stato discusso durante il negoziato per il programma nucleare, e in varie occasioni lo stesso presidente Rohani aveva suggerito la possibilità di uno scambio tra prigionieri.

 

OBAMA A COLLOQUIO TELEFONICO CON ROUHANI OBAMA A COLLOQUIO TELEFONICO CON ROUHANI

In cambio della liberazione di Rezaian, e forse degli altri detenuti americani Saeed Abedin, pastore dell’Idaho accusato di aver creato chiese clandestine; Amir Hekmati, ex marine arrestato mentre visitava la nonna; e Robert Levinson, scomparso dal 2007, Teheran potrebbe chiedere il rilascio di alcuni suoi cittadini condannati per aver violato le sanzioni contro la Repubblica islamica. Una conferma delle nuove possibilità di dialogo create dall’accordo nucleare, ma anche delle enormi differenze e diffidenze che ancora restano fra i due paesi.

 

 

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