marco travaglio giuliano ferrara alexei navalny julian assange

“ABITUATO A CONTAR BALLE FIN DA PICCOLO, FERRARA NON PUÒ CHE DETESTARE ASSANGE CHE DAVA NOTIZIE VERE” – MARCO TRAVAGLIO SDERENA "L’ELEFANTINO", CHE IERI SUL “FOGLIO” HA ELENCATO LE DIFFERENZE TRA IL CASO NAVALNY E QUELLO DEL FONDATORE DI “WIKILEAKS”: “NEL 2003 CONFESSÒ CON FIEREZZA DI AVER FATTO L’INFORMATORE PREZZOLATO DELLA CIA. ORA DÀ LEZIONI DI DEONTOLOGIA AD ASSANGE” – L’ARTICOLO DI FERRARA: “NAVALNY HA OFFERTO CORPO E ANIMA ALL’INGIUSTIZIA ASSOLUTA DI UN AUTOCRATE, ASSANGE CERCA…”

1. LA SPIA CHE VENNE DAL PINCIO

Estratto dell'articolo di Marco Travaglio per "il Fatto quotidiano”

 

MARCO TRAVAGLIO A OTTO E MEZZO

Nel 2003 Giuliano Ferrara, direttore del Foglio berlusconiano, confessò con fierezza che nel 1985-’86 aveva fatto l’“ informatore prezzolato della Cia” e si era “lasciato corrompere senza troppi problemi” da un “giovane sveglio e simpaticissimo agente americano” che lo pagava in “dollari avvolti in una busta giallina, fantastica, del peso giusto. E perdere l’innocenza era meraviglioso. Qualche conversazione avveniva al Pincio” e “il passaggio di mano della busta aveva qualcosa di erotico”.

 

giuliano ferrara

L’Ordine dei giornalisti riuscì a non fare nulla e ora ci tocca pure leggere la spia Ferrara che dà lezioni di deontologia ad Assange. E si permette pure di irridere le sue drammatiche condizioni dopo 13 anni di cattività: “Si è sposato, ha fatto due bei figlioli” e ora “l’augurio è che in carcere il riscaldamento funzioni meglio che nella tana del lupo siberiano”, ma soprattutto che il reprobo rifletta “su quel lancio di agenzie rubate in libertà, altrimenti 175 anni sono anche pochi” (oltre che una spia, Ferrara è anche un noto garantista).

 

alexei navalny

La differenza fra l’Impero del Bene e quello del Male è tutta qui: il primo, se fai il giornalista e dai notizie vere, ti arresta, ti seppellisce vivo ma malato in galera, poi ti condanna a morte o a vita; il secondo, se fai l’oppositore xenofobo, ti arresta, ti condanna a 21 anni e ti fa o ti lascia morire.

 

[…] il Foglio […] mente spudoratamente secondo le usanze della casa: abituato a contar balle fin da piccolo, Ferrara non può che detestare Assange che dava notizie vere. Infatti lo accusa di aver messo a “serio rischio l’incolumità di informatori e soldati della Cia e del Pentagono” e le loro “magagne senza le quali la nostra libertà non esisterebbe”.

 

julian assange1

Ora, Assange non ha messo a rischio la vita di nessuno e la nostra libertà esisterebbe anche se Cia e Pentagono non avessero sterminato un milione di innocenti […]. Anzi, se i crimini documentati da Wikileaks non fossero stati commessi, oggi avremmo qualche titolo a dare lezioni di democrazia a Putin. […]

 

2. NAVALNY E ASSANGE, STORIE AGLI ANTIPODI

Estratto dell’articolo di Giuliano Ferrara per “il Foglio” – 21 febbraio 2024

 

julian assange

Le truppe russe avanzano in Europa, uno lo hanno fatto fuori in Siberia, l’altro in Bielorussia, uno sterminio di civili e militari è in atto da due anni e più in Ucraina, […] quelli di Hamas fanno la spola con Mosca, noi dobbiamo aspettare che Victoria Sharp e Adam Johnson, giudici a Londra, decidano dell’estradabilità negli Stati Uniti di Julian Assange, un tizio o un eroe che nel 2007 diffuse materiali sensibili sulla sicurezza nazionale degli Usa in guerra a Kabul e a Falluja mettendo in piazza, con qualche serio rischio per l’incolumità di informatori e soldati della Cia e del Pentagono, le magagne dello stato e dell’esercito senza i quali la nostra libertà non esisterebbe proprio.     

 

silvio berlusconi giuliano ferrara 1994

Per chi osa fare paragoni, basta ricordare che Navalny ha offerto corpo e anima all’ingiustizia assoluta di un autocrate, avvelenatore e cacciatore universale di nemici dello stato di polizia, e lo ha fatto alla ricerca della libertà, Assange cerca con successo, un successo giurisdizionale di cui noi liberali sinceri e insinceri ci compiacciamo, di sottrarre il suo corpo e la sua anima alla legge che regola e protegge una libertà esistente dai suoi nemici interni ed esterni: scriverai e diffonderai la verità ma non manderai al macello chi, uomini donne e strutture, la custodisce per conto della comunità, del National Security State, su mandato del popolo sovrano e della sua democrazia politica.

 

pamela anderson julian assange

Puoi provarci, ma ci sono conseguenze legali, dal tribunale alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Sono due percorsi diversi, la sfida all’avvocatura di generali e intelligence, ossatura e barriera protettiva di uno stato democratico, e l’autoconsegna alla prigione in Siberia dopo che ti hanno avvelenato, e almeno su questo le persone sane di mente dovrebbero concordare senz’altro.

 

[…] L’augurio per Assange è che superi la prova legale, che possa tornare dalla moglie che ha sposato durante il soggiorno obbligato all’ambasciata londinese dell’Ecuador, inseguito da un mandato di cattura di un certo peso, facendo nel frattempo due bei figlioli, e che nel carcere di Belmarsh il riscaldamento funzioni meglio che nella tana del lupo siberiano, senza pericoli di Novichok in mensa.

 

Più che un augurio, alcune di queste cose sono una certezza. Quelli di Abu Ghraib sono stati condannati. Quelli di Guantánamo sono stati legittimati anche dall’elegantissimo Obama, visti i disastri senza riparo del terrorismo internazionale islamista. E giusto a proposito. L’Iraq non sta messo benissimo, certe ritirate si pagano, ma non è più uno stato canaglia nelle mani lorde di sangue della famigliola di Saddam Hussein.

 

LA MORTE DI NAVALNY - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA

In Afghanistan, grazie ai miracoli del National Security State, una generazione di ragazze ha potuto studiare, si è ascoltata musica, si sono svelati volti di persone, poi all’atto della ritirata si è visto come è finito, aggrappato agli aerei in partenza da Kabul, quel paese da favola denunciato come vittima degli americani da WikiLeaks. Nel resto della sua vita  Assange avrà molto da pensare su quel lancio fatale di agenzie rubate ai danni delle maggiori barriere d’interdizione della barbarie mondiale, si spera possa farlo in libertà per via della sovranità della legge, altrimenti 175 anni sono anche pochi.

alexei navalny scazzo fedez e marco travaglio a muschio selvaggio 4julian assange2presa diretta su julian assange 2matrimonio julian assange stella moris 3matrimonio julian assange stella moris 9GIULIANO FERRARA THEN AN ALLEY PIPER GENERATION 56giuliano ferrara qui radio londra scazzo fedez e marco travaglio a muschio selvaggio 5giuliano ferrara foto di bacco (2)scazzo fedez e marco travaglio a muschio selvaggio 12giuliano ferrara ilda rossa di procuraSILVIO BERLUSCONI E GIULIANO FERRARAscazzo fedez e marco travaglio a muschio selvaggio 15

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO