SULLA GIUSTIZIA IL NAZARENO NON VALE – SCONTRO TRA IL MINISTRO ORLANDO E I NEGOZIATORI DI FORZA ITALIA – E SI PREPARA UNA STRETTA SULLE INTERCETTAZIONI – CON NITTO PALMA NE VEDREMO DELLE BELLE….
Liana Milella per “La Repubblica”
Niente patto del Nazareno in via Arenula. Forza Italia, nella vecchia versione “falco”, rompe con il Guardasigilli Andrea Orlando e boccia la sua riforma della giustizia. Un’ora di colloquio, e due berlusconiani di stretta osservanza, peraltro vecchi inquilini del palazzo, come l’ex Guardasigilli Nitto Palma e l’ex sottosegretario Giacomo Caliendo, fanno a pezzi i 12 punti che il ministro Pd sta riempiendo di contenuti.
Il vertice si tiene all’improvviso, e a tarda sera, dopo una giornata positiva per Orlando in cui i partiti della maggioranza prima, Anm e avvocati (Cnf e Oua) poi, promuovono la riforma del civile. Poi ecco la gelata che, guarda caso, arriva a poche ore dal vertice Renzi- Berlusconi, quasi a smentire che i due abbiano cercato intese anche su un tema sensibile come la giustizia.
Il Niet di Palma e Caliendo è a tutto tondo. La riforma, se resta quella annunciata, «sarà bocciata in Parlamento». Il civile? «Norme superate e piene di errori ». La responsabilità? «Un testo deludente». Le intercettazioni? «Finora un silenzio clamoroso ». Il falso in bilancio? «In clamoroso ritardo». Nitto Palma è “avvelenato” perché il governo ha di fatto bloccato la “sua” commissione Giustizia del Senato chiedendogli continui rinvii sul ddl Grasso. Palma arriva all’avvertimento politico: «Se non vi muovete, io a settembre vado avanti».
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Opposizione reale o melina? Quale ne sia il retroscena, il fatto è che la delegazione di Fi se ne va senza lasciare un solo spiraglio aperturista. L’unico commento di Orlando riguarda il vertice con la maggioranza: «Il lavoro fatto e il metodo scelto sono stati apprezzati. Ci sono le condizioni per fare un buon lavoro ». Ma, come aveva detto domenica a Repubblica, il confronto «non sarà una passeggiata».
Certo, un bocconcino gustoso per Fi potrebbero essere le intercettazioni. In una bozza del ddl su autoriciclaggio e falso in bilancio, compare l’articolo 5 che «vieta il rilascio di copia dei decreti, dei verbali e dei supporti » quando di mezzo ci sono gli ascolti. Stabilisce che «il contenuto dei verbali non può essere riprodotto e può essere richiamato unicamente nel contenuto ».
Lo stesso tribunale «non può riprodurre il contenuto dei verbali». Orlando è andato ripetendo in queste ore che la questione delle intercettazioni sarà affrontata alla fine e che per ora non c’è alcun testo. Il testo citato, che Repubblica ha letto, contiene la stretta sulla pubblicazione di cui lo stesso Renzi ha parlato a palazzo Chigi il 30 giugno, presentando la riforma.
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Vedremo gli sviluppi. Il ddl sul falso in bilancio è da tre mesi un “cantiere aperto”, su cui ancora ieri discutevano il capo del legislativo di palazzo Chigi Antonella Manzione e i tecnici del Mef e del Mise. Potrebbe contenere una novità annunciata da Orlando, applicare alla corruzione l’istituto delle misure di prevenzione in uso per la mafia, colpendo i patrimoni quando la loro natura non è chiara. Di anticorruzione oggi discutono Orlando e M5S, che accetta di confrontarsi (è la seconda volta sulla giustizia) ma in diretta streaming.
Sulla responsabilità civile si scambiano battute Orlando e il presidente dell’Anm Rodolfo M. Sabelli. S’incontrano e subito Orlando dice: «Deluderò Sabelli ma oggi non parlo di responsabilità civile perché non è la mia priorità...». In chiusura Sabelli provoca: «Ma allora ministro ci vediamo il 14 agosto per discutere di responsabilità?...». A tarda sera, online la sotto-torta sulla responsabilità: libera l’interpretazione delle norme, ma raccordo tra azione di rivalsa e disciplinare.