volodymyr zelensky joe biden missili missile ucraina usa

GLI AMERICANI INIZIANO A STUFARSI DI ZELENSKY – DIETRO ALLE RIVELAZIONI SUL COINVOLGIMENTO UCRAINO NELL’OMICIDIO DI DARIA DUGINA C’È L’INSOFFERENZA DI WASHINGTON PER IL CONTINUO GIOCO AL RIALZO DELL’EX COMICO, CHE SI STA ALLARGANDO UN PO’ TROPPO DOPO AVER INCASSATO DECINE DI MILIARDI DI ARMAMENTI – IL PENTAGONO SI LAMENTA PERCHÉ KIEV NON CONDIVIDE PIÙ TUTTE LE SUE MOSSE IN ANTICIPO. MA SECONDO GLI OSSERVATORI PUÒ ESSERE ANCHE UN MESSAGGIO RIVOLTO AL CREMLINO…

Da www.corriere.it

 

espolosione auto daria dugina 2

Le rivelazioni del New York Times sul coinvolgimento ucraino nell’omicidio della figlia di Dugin arrivano dopo una serie di segnali contrastanti sul rapporto fra il governo americano e quello di Kiev.

 

Primo. Gli Usa non hanno nascosto il loro ruolo nel preparare le forze di Zelensky ben prima dell’invasione. Training, forniture e un mare di intelligence hanno migliorato le unità della resistenza. Una volta scattata l’aggressione russa, gli americani hanno raccontato per filo e per segno come assistevano quotidianamente la resistenza. Rivelando anche dettagli riservati.

 

volodymyr zelensky antony blinken

Secondo. Il Pentagono ha fatto trapelare lamentele sul fatto che non sapesse tutto sulle mosse dell’Ucraina: abbiamo di più sui russi, sono arrivati a dire. Sostenevano che da Kiev non arrivavano informazioni accurate o erano persino nascoste.

 

Ma quando è scattata l’offensiva a oriente e a sud gli Stati Uniti hanno «rivelato» che c’era uno stretto coordinamento, con movimenti studiati in wargame e poi riprodotti con successo. Sapevano o non sapevano? Non solo. Dopo l’uccisione di numerosi alti ufficiali russi erano uscite indiscrezioni — negate dalla Casa Bianca — sul fatto che fosse sempre l’intelligence statunitense a garantire coordinate accurate, anche se poi cercavano di distanziarsi dall’eventuale eliminazione di comandanti: noi ti diciamo dove è la base, non chi sta sotto il tetto. Differenze sottili come le pareti centrate dai colpi degli Himars.

 

aleksandr dugin e daria dugina

Terzo. In questi mesi è riemerso in qualche commento statunitense, forse ispirato da ambienti governativi, il quesito: sin dove potranno spingersi gli ucraini? La risposta dipende (e dipenderà) dalle battaglie, dalla reazione del nemico e dalle intenzioni di Zelensky.

 

È una domanda che porta a ragionare sulle forniture belliche, sul dare armi che non solo consentono di fermare gli aggressori — cosa avvenuta — ma che permettono di liberare i territori. La Crimea, che poteva essere perduta, è invece ora considerata anche dagli Usa un target legittimo, da riconquistare. A Washington la pensano così tutti? C’è qualcuno che è preoccupato da sviluppi imprevedibili e dai costi?

 

lanciarazzi himars

Quarto. La Casa Bianca, insieme alla Nato, è generosa: ha fornito oltre 15 miliardi di dollari di materiale, ha appena varato un programma di assistenza allungato nel tempo. Però si è opposta alla richiesta di tank moderni, caccia e soprattutto razzi a lungo raggio. Questo per ridurre, se possibile, le tensioni con Mosca. Quel tipo di munizionamento potrebbe permettere di bersagliare il territorio russo e Joe Biden vuole evitarlo.

 

Kiev ha provato ad ammorbidire le posizioni dicendo di essere pronta a condividere con gli americani la lista dei bersagli, mossa per garantire un uso «concordato». L’offerta — se vogliamo — è la prova che gli ucraini sanno che devono calmare inquietudini.

 

VLADIMIR PUTIN IN SIBERIA

Quinto. La guerra ha una componente segreta, sabotaggi ed esplosioni avvenute ancor prima dell’inizio delle ostilità. Solo che l’attentato contro Darya Dugina è avvenuto nel cuore della Russia ed ha coinvolto un personaggio simbolico. Le fonti di intelligence del New York Times hanno chiamato in causa gli ucraini ipotizzando che siano stati i servizi o forse solo una componente.

 

Il doppio «teatro» offerto può essere legato alla difficoltà di capire con certezza chi abbia agito nel pianificare l’omicidio (lo ammettono le medesime fonti) ma diventa anche una via d’uscita, un margine di manovra per Kiev. Curiosamente ricorda le tesi — deboli — sugli agenti russi fuori controllo responsabili degli attacchi ad esuli in Occidente.

 

Sesto. L’articolo è comunque un messaggio rivolto al Cremlino. Le spie americane dicono: non c’entriamo con l’operazione clandestina e se avessimo saputo ci saremmo opposti. Vero o falso, fanno passare questa posizione di distacco.

rilievi dell esercito sul luogo dell attentato a darya dugina

 

Seguono le interpretazioni degli osservatori: può essere un gesto di de-escalation a bilanciare scenari apocalittici; è un avvertimento a non lanciarsi in mosse azzardate suscettibili di risposte dello stesso livello; è il segnale di chi a Washington, pur convinto del sostegno massiccio alla resistenza, pensi sia venuto il momento di trovare strade alternative. Se non oggi — mentre l’Ucraina recupera chilometri su chilometri — magari domani.

volodymyr zelensky antony blinken

 

VLADIMIR PUTIN vladimir putin 1

lanciarazzi himars 3lanciarazzi himars

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…