roberto saviano matteo salvini

IL MONOLOGO DA MARTIRE DI SAVIANO – IN AULA, AL PROCESSO CHE LO VEDE IMPUTATO PER DIFFAMAZIONE AI DANNI DI MATTEO SALVINI, LO “SGOMORRATO” INFLIGGE UN PIPPOTTO SUL “POTERE” CHE GLI VUOLE CHIUDERE LA BOCCA – SI PARAGONA A SALVEMINI, CHE CRITICÒ GIOLITTI, E ACCUSA IL “CAPITONE”: “L'HO CHIAMATO ‘MINISTRO DELLA MALA VITA’ PERCHÉ HA MORTIFICATO IL SUD. SONO VITTIMA DI INTIMIDAZIONI. È L'UNICO CASO NELLE DEMOCRAZIE OCCIDENTALI IN CUI IL POTERE ESECUTIVO”…

Estratto da “La Stampa”

 

Pubblichiamo il testo delle dichiarazioni spontanee rilasciate dallo scrittore Roberto Saviano, ieri in tribunale a Roma, nel processo che lo vede imputato per diffamazione ai danni di Matteo Salvini

 

[…] Credo sia l'unico caso nelle democrazie occidentali in cui il potere esecutivo chiede al potere giudiziario di delimitare il perimetro entro cui è possibile criticarlo. Mi rimetto al Tribunale perché io possa in questo processo dimostrare la legittimità del mio operato. Per uno scrittore raccontare la continua manipolazione delle informazioni è un diritto irrinunciabile, mettere il proprio corpo a disposizione delle proprie battaglie è un diritto irrinunciabile, ed è per difendere questi diritti irrinunciabili che mi ritrovo in quest'aula oggi.

 

«Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti», diceva Gaetano Salvemini. Da lui ho imparato che nelle azioni umane e nel comportamento storico non è possibile trovare una formula oggettiva, perché la storia non è come la chimica, non è possibile misurare il risultato dei reagenti. […]

 

Salvemini pagò con l'esilio e la confisca di tutti i suoi beni la scelta di mettere continuamente alla prova le verità in cui si imbatteva. […] E Salvemini, cacciato dall'Italia, privato di tutti i suoi beni, denigrato e isolato da un governo feroce, ebbe negli Stati Uniti una cattedra ad Harvard.

 

roberto saviano contro matteo salvini 1

Ed è proprio in nome dell'esempio dei Maestri a cui mi sono ispirato, che ho scelto da che parte stare, indipendentemente dalle conseguenze. Il ministro Salvini ha minacciato negli anni ripetutamente di togliermi la scorta, questione che non c'entrava nulla con la dialettica politica, né era questione di sua competenza, ma il suo solo obiettivo era quello di intimidire, di additare me come nemico pubblico, cosa che gli è riuscita. […]

 

roberto saviano contro matteo salvini 2

Ho definito Matteo Salvini Ministro della Mala Vita, come Salvemini definì Giolitti, pur non avendo Salvini la caratura politica e intellettuale di quest'ultimo. L'ho definito Ministro della Mala Vita perché era divenuto intollerabile il modo con cui Salvini si relazionava al Sud Italia, senza alcuna volontà di comprenderne le dinamiche, e soprattutto i drammi, ma solo con attitudine predatoria, laddove i voti costituivano il bottino da conquistare a ogni costo.

 

roberto saviano contro matteo salvini 3

Mala Vita è soprattutto – da qui la scelta di citare Gaetano Salvemini – l'aver mortificato, sfruttato e soprattutto utilizzato il Sud Italia come bacino di voti facili, mentendo alla parte più fragile del Paese, blandendola in campagna elettorale, ignorando però i suoi problemi atavici, le piaghe con cui il Sud si confronta da ben prima di Salvemini e Giolitti. Senza avere la sua caratura, Salvini, come Giolitti, ha trattato il Sud come bacino di voti, ha individuato dei capri espiatori, tra questi i rom, i migranti e il sottoscritto, per fare una campagna elettorale feroce, basata su menzogne e odio. […]

 

ROBERTO SAVIANO AL TRIBUNALE DI ROMA

Mala Vita è non sapere che annunciare di togliere la scorta a un soggetto sottoposto a protezione, lo espone a rischio. Cancellare la scorta, come Salvini invoca da anni, significava cacciarmi dal Paese, esattamente come auspicato, dopo le elezioni che hanno visto nascere quest'ultimo governo, da migliaia di loro simpatizzanti. Ho scelto di denunciare con parole radicali i comportamenti ambigui e pericolosi di Matteo Salvini prendendo in prestito le parole di Gaetano Salvemini.  […]

 

ROBERTO SAVIANO MASSIMO GIANNINI AL TRIBUNALE DI ROMA

Sono qui per difendermi da una querela che ho ricevuto su carta intestata del Viminale: è un'Istituzione che mi chiama a processo per aver criticato il Ministro? Non è un dettaglio irrilevante ricevere una querela su carta intestata del Ministero, ma un fatto gravissimo, un simbolo che evoca il nostro passato più funesto: se critichi il ministro te la dovrai vedere con il Ministero. E dinanzi a questa gravissima violazione degli equilibri democratici c'è stato il più assoluto silenzio da parte dell'intera compagine di governo, che non stigmatizzò questa pericolosa scelta in alcun modo.

 

E la pericolosità di Salvini era evidente, era sotto gli occhi di tutti, come quando indossava magliette della polizia o dei carabinieri non in occasioni ufficiali o in visita alle truppe all'estero (in quel caso il ministro omaggia essendo, per un giorno, gendarme) ma durante i comizi, e la sua propaganda veicolava un messaggio pericoloso: se hai un problema con me, hai un problema con la polizia. Questo è Mala Vita. […]

 

SAVIANO BASTARDO - LA PRIMA PAGINA DI LIBERO DEL 16 NOVEMBRE 2022

Ho raccontato come Salvini abbia tentato di trasformare un partito antimeridionale – e, in molti casi, proprio razzista – in un partito nazionale, legandosi ai potentati locali in una dinamica simile a quella dell'onorevole giolittiano De Bellis, raccontata da Gaetano Salvemini nel libro "Il Ministro della Mala Vita": muoversi spregiudicatamente per ottenere potere e contraddirsi sistematicamente per mantenerlo.

 

È in nome di queste parole, ossia per aver reso pubblica la mia opinione, il mio pensiero, che sono chiamato a processo. E nonostante io sia palesemente vittima di intimidazioni a mezzo querela, posso assicurare che mai spegnerò la luce sulla quantità sistematica di menzogne che le politiche del ministro Salvini continuano a perpetrare. […]

 

Oggi mi difendo dal vicepresidente del Consiglio, mentre ho un processo in corso con la presidente del Consiglio e una causa civile intentata contro di me dal ministro della Cultura: tre ministri di uno stesso governo portano in tribunale chi osa criticarli.

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Questo processo mostrerà alla politica tutta come processare un'opinione possa essere il primo atto di compromissione dell'unica forza in grado di irrorare la democrazia: la critica. Hanno da perdere molto più loro – Salvini, Meloni, Sangiuliano – che io che qui compaio per le parole spese e per ciò che sono. […]

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