1. GREMBIULINO E COMPASSO CHÉ ANDIAMO A VOTARE IL CAPO DELLO STATO: PRODI O AMATO? 2. UN GOVERNO SENZA TRACCE DI BERLUSCONISMO VUOL DIRE PRODI; VICEVERSA, AMATO 3. LA SCELTA PER IL COLLE SI LEGA ALLE TRATTATIVE SU PALAZZO CHIGI. MA SOPRATTUTTO È LEGATA ALLE DECISIONI DEI POTERI FORTI INTERNAZIONALI CHE HANNO IN MANO IL DEBITO PUBBLICO DEL PAESE E CHE NON INTENDONO PERDERE L’ENORME CREDITO 4. L’UNICA COSA CERTA E’ CHE DOPO IL VOTO QUIRINALIZIO, NULLA SARA’ COME PRIMA: IL PD ESPLODE, LA LEGA IMPLODE, MONTI SCIOGLIE LA SUA “SCIOLTA CIVICA”, IL BANANA SI ATTACCA ALLA CASSAZIONE DEGLI AMICI DI PREVITI PER NON FINIRE INELEGGIBILE AI DOMICILIARI E GRILLO SARA’ COSTRETTO A TAPPARE I BUCHI DEL SUO MOVIMENTO 5 PIPPE

Ugo Magri per La Stampa

Hai voglia a sostenere che il Quirinale è una cosa, il governo un'altra... Ormai la scelta per il Colle si lega strettamente alle trattative su Palazzo Chigi. E in particolare alla presenza o meno di ministri Pdl nel futuro esecutivo. Per riassumere un po' brutalmente: nel caso in cui Berlusconi accetti di calare le sue pretese, e si accontenti di sostenere Bersani con un appoggio esterno, o al limite di inserire nel governo personaggi dal profilo condiviso, ebbene, allora si andrebbe verso l'elezione di un Capo dello Stato deciso insieme tra Pd e Pdl.

La fumata bianca salirebbe al cielo già al primo tentativo, giovedì mattina. Il nome in «pole position» è quello di Amato, apprezzato in entrambi i partiti, che in molti giudicano scelta di perfetta continuità rispetto a Napolitano. Resiste Marini, sorretto dall'ala cattolico-popolare del Pd, però rispetto ad Amato con l'handicap dell'ostilità, ribadita ieri, di Renzi. Idem per la Finocchiaro: data per fortissima non più tardi di sabato, perde posizioni dopo che il sindaco di Firenze le ha rinfacciato di essersi fatta «pizzicare» mentre faceva la spesa con «un carrello umano» (la scorta). Il che viene considerato indice di appartenenza alla Casta...

Chi regge le fila del negoziato tra Bersani e Berlusconi fornisce qualche indiscrezione in più: il consenso che si fa formando intorno ad Amato va tutto a discapito di altri possibili candidati condivisi, tra cui spiccano i nomi di D'Alema e di Violante. Ma tutto questo castello di ipotesi si regge sul presupposto, appunto, che subito dopo il Pdl si acconci a sostenere un governo Bersani, oppure un governo «del Presidente», senza esigere ministeri in cambio, limitandosi a esprimere un voto favorevole.

Fino a questo momento, Berlusconi ha posto invece un «aut-aut»: o piena dignità (che tradotto nel linguaggio corrente significa poltrone per i più scalmanati dei suoi), oppure si ritorni alle urne entro il mese di giugno. Se vuole Amato, del quale ha grande stima, Berlusconi deve innestare la retromarcia...

Mettiamo che l'accordo tra Pd e Pdl si incagli sullo scoglio del «governissimo»: che cosa accadrebbe? Lo schema politico verrebbe rovesciato. Anziché puntare su un Presidente della Repubblica scelto d'amore e d'accordo col Cavaliere, Bersani giocherebbe la carta Prodi. Cioè l'arma finale nei confronti di Berlusconi che, non più tardi di sabato, dal palco della manifestazione barese aveva prospettato un fuga di massa dall'Italia, casomai il Professore venisse eletto («Non vorrei che si creasse un'emigrazione del genere», ha replicato con un sorriso Prodi, aggiungendo sornione: «Nella corsa al Quirinale non ci si iscrive e non ci si deve nemmeno pensare...»).

Per far passare Prodi sarebbero decisivi i voti di Monti (che Bersani incontra stasera). Ma soprattutto sarebbero essenziali i grillini, dai quali il Pd si attende qualche segnale nella giornata di oggi, al massimo domattina, logicamente prima che Bersani veda la delegazione berlusconiana. La speranza è di realizzare, nel caso, una convergenza con loro nella quarta votazione: quando per eleggere il Capo dello Stato non servirà più una maggioranza qualificata, ma sarà sufficiente quella assoluta (metà più uno degli aventi diritto).

Per il momento, i grillini sono impegnati nelle «quirinarie», cioè le votazioni on-line (hacker permettendo). Oggi la scelta tra i dieci più votati del primo turno, tra cui appunto Prodi. Grillo tiene alto il livello dello scontro. «Mentre a Roma si discute di poltrone», annota sul suo blog, «l'Italia brucia... Il balletto dei partiti per non decidere nulla, continua senza vergogna».

Vendola lancia all'ex-comico un estremo appello, evoca il «metodo» che fece eleggere Grasso e Boldrini alla presidenza delle Camere. Il dalemiano Latorre si rivolge invece all'altra sponda: «Sono ore decisive per costruire la più ampia convergenza», Zio Silvio si regoli di conseguenza.

 

 

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