kurz garibaldi

IL REGRESSO DI VIENNA – “UNA GUERRA DI AGGRESSIONE”. AVVISATE SALVINI: COSI' I LIBRI DI STORIA DELLE SCUOLE MEDIE AUSTRIACHE RISCRIVONO IL RISORGIMENTO. CAVOUR VOLEVA “DIVIDERE L’AUSTRIA”, MAZZINI E GARIBALDI ERANO “NAZIONALISTI DI ESTREMA DESTRA”. E IL KAISER? “BUONO E GLOBALISTA”

Rita Monaldi e Francesco Sorti per www.lastampa.it

 

giuseppe conte sebastian kurz 8

Il Risorgimento? Una guerra di aggressione. Cavour voleva unire l’Italia? No, dividere l’Austria. Mazzini e Garibaldi? Nazionalisti di estrema destra. E il Kaiser? Buono e globalista. 

 

Sebastian Kurz ha da poco rinnovato ai nostri connazionali altoatesini l’offerta della nazionalità austriaca, con gran stizza della Farnesina. Il timing però non è ottimale: a settembre ricominciano le scuole, ed è naturale chiedersi che immagine abbiano gli austriaci dell’Italia, visti i precedenti a dir poco turbolenti. E qui vengono le sorprese. 

 

Perché un’indagine nei libri scolastici della repubblica alpina fa intravedere nella mossa di Kurz, anziché la gioia di un nuovo amico, il ran core di un vecchio padrone. 

 

GIUSEPPE MAZZINI

Cominciamo con qualche assaggio. In Netzwerk Geschichte («Rete Storia» per le scuole medie, edizioni Lemberger) nel capitolo sul Risorgimento italiano vengono particolarmente evidenziate le date più tarde: la proclamazione dell’unità del 1861, la breccia di Porta Pia del 1870, la morte di Garibaldi nel 1882, addirittura i Patti lateranensi del 1929.

 

Dei 30 anni di moti d‘indipendenza contro il sanguinario sfruttamento austriaco non c’è traccia. Ecco invece la domanda retorica e insinuante degli autori: «Austria, Francia e Gran Bretagna possono vantare una lunga storia. Da quando esiste lo Stato italiano?».

 

garibaldi

In Geschichte live (editore Veritas, scuole medie) dopo abbondanti descrizioni delle virtù del Kaiser Francesco Giuseppe, si ammette che «dopo il 1848 l’imperatore e il suo governatore generale (il sanguinario maresciallo Radetzky, ndr) erano gli uomini più odiati in Italia del nord», ma solo perché «agli occhi degli Italiani erano loro due ad aver fatto fallire le aspirazioni dell’Italia all‘unità e alla libertà». Il dominio austriaco era insomma una sensazione soggettiva, valida solo «agli occhi degli Italiani».

 

In VG3 Neu (per la scuola media, ancora Lemberger editore) il capitolo sul Risorgimento si apre con un’abile premessa: «Nel XIX secolo, ambiziosi uomini di Stato capirono che l’idea nazionale si adattava in modo eccellente al raggiungimento dei loro personali obiettivi politici. Volevano espandere i loro Stati a costo degli altri, e allo scopo utilizzarono come giustificazione l’idea nazionale. In molte parti del mondo ancora oggi si fa politica in modo simile».

 

GARIBALDI

Il vero obiettivo dei leader italiani sarebbe stato “dividere l’impero asburgico”   Cavour, Garibaldi e Mazzini diventano così un piccolo club di ambiziosi, e l’unificazione d’Italia una guerra di aggressione. Proseguono gli autori: «Il Piemonte nella seconda metà del XIX secolo si sviluppò in un moderno ed efficiente Stato-modello.

 

Appoggiò l’idea di una divisione dell’Austria». Insomma, Cavour voleva dividere l’impero asburgico, anziché unificare l’Italia... «Con un’abile politica estera, il regno di Piemonte-Sardegna si guadagnò l’alleanza di Francia, Gran Bretagna e Prussia. L’Austria invece era isolata (…). Quando nonostante ciò rischiò e scese in guerra, le truppe alleate di Francia e Piemone-Sardegna sconfissero l’esercito austriaco, male organizzato, a Magenta e Solferino».

giuseppe conte sebastian kurz 5

 

Un resoconto che fa a pugni con i fatti storici: a Magenta e Solferino si combattè perché l’Austria aveva imposto ai piemontesi, assai inferiori militarmente ma alleati alla Francia, di disarmarsi entro tre giorni. L‘ultimatum non venne rispettato e gli austriaci attaccarono. A Solferino gli eserciti contrapposti erano pressoché equivalenti, gli Austriaci anzi avevano un’artiglieria più consistente, ma la conduzione tattica dei francesi fu vittoriosa.

 

Alla pagina successiva di VG3 Neu c`è una carta d’Italia in bianco da colorare con tonalità diverse, corrispondenti ad altrettanti momenti dell‘unificazione: 1859, 1860, 1866 e 1870. Benissimo, ma accanto spunta una noticina: «A proposito, in cambio del suo appoggio la Francia ricevette dalla Sardegna i possedimenti di Nizza e Savoia. Insomma, ogni cosa aveva il suo prezzo…». Dietro a tutto, insomma, c’era solo un mercato delle vacche. Perfino se fosse vero, il libro scolastico dovrebbe argomentare, e non fare allusioni maligne. Soprattutto se è scritto dai perdenti…

 

kurz

Anche Geschichte schreiben («Scrivere la Storia», edizioni Dorner) suggerisce che «l’idea nazionale venne usata da alcuni politici per realizzare obiettivi di potere. Il nazionalismo servì loro come giustificazione per ingrandire i loro stati».

 

Il tema torna però ancora più ampiamente nel testo di storia per le medie Bausteine («Pietre per costruire»), dove si raggiunge l’apice (o il fondo) dell‘inchiesta. E non solo per il contenuto, ma anche perché Bausteine è targato Öbv, la casa editrice di Stato. Il capitolo sul nostro Risorgimento è intitolato «Il nazionalismo» e inizia con una premessa filomonarchica: «Dopo il congresso di Vienna venne ristabilito il vecchio ordine.

CAVOUR GARIBALDI VITTORIO EMANUELE

 

I prìncipi regnanti restarono ancorati ai loro diritti ereditari. I popoli erano in maggioranza solidali con i loro governanti». Poi però il presunto idillio si guasta: «Gradatamente in Europa si fece strada l’idea che in uno Stato potessero convivere solo persone con il medesimo passato storico, la medesima lingua e la stessa cultura.

 

Coloro che non rientravano in questo disegno non avrebbero goduto di pari dignità». Insomma, gli austriaci dominatori in Italia sono descritti come una minoranza etnica. E ancora: «Questa idea si chiamava nazionalismo. In alcuni paesi, come l’Italia o la Germania di oggi, le genti che avevano quei fattori in comune vivevano in tanti piccoli stati divisi tra loro. In altre zone geografiche, come per esempio nell’impero asburgico, vivevano insieme popoli con culture e lingue differenti. Molti nazionalisti erano pronti ad usare anche la violenza per realizzare il desiderio di avere un loro Stato e una propria nazione». 

KURZ 1

 

Poco importa quindi che l’impero asburgico per primo usasse la violenza per tenere insieme, e spremere economicamente, tutti quei «popoli con culture differenti». Chi, come il grande scrittore austriaco Karl Kraus, osò denunciarlo («questa pretesa di affliggere il mondo con la nostra follia omicida nazionale») è tutt’oggi ben poco amato nella repubblica alpina.

 

Alla pagina seguente di Bausteine campeggia una foto. Una schiera di manifestanti, tutti giovani maschi vestiti di nero come i black blocks, regge uno striscione: Nazionalismo al posto della globalizzazione. Didascalia: «Il nazionalismo oggi in molti Paesi - Manifestazione di estrema destra in Germania, 1° maggio 2008». Poi la spiegazione: «I nazionalisti mettono in evidenza le particolari facoltà e i risultati raggiunti dalla loro nazione. Allo stesso tempo danno meno valore alla cultura, al modo di vivere e alla religione delle persone di altre nazioni. Nel loro paese le minoranze vengono disprezzate o perfino minacciate. Rappresentanti di partiti nazionali (sic) spesso hanno atteggiamenti molto aggressivi».

kurz

 

L’equazione è assurda ma chiarissima: voler unificare un popolo omogeneo è un atto facinoroso. Preferire la propria lingua e cultura è nazionalismo. Amare la patria è violenza. Gli italiani del Risorgimento sono estremisti di destra. Il Kaiser è buono e globalista.

 

 «I funzionari del Kaiser rinsaldavano il suo dominio con una amministrazione corretta e unitaria (…). L’imperatore vedeva se stesso come il signore di tutti i suoi popoli. Voleva accrescere il prestigio dello Stato nella sua interezza. Per questo le pretese delle singole nazioni vennero represse». Così sentenzia il diffusissimo Bausteine, stampato con denaro pubblico e distribuito gratis (in Austria i libri scolastici non si pagano).

IL SUD E IL RISORGIMENTO

 

È dunque per «accrescere il prestigio dello Stato» che Francesco Giuseppe– lo ricorda Karl Kraus – consegnò alle nostre donne di Mantova, che lo imploravano di sospendere l’esecuzione dei loro mariti e figli, la nota spese del boia? Ah, indimenticabile Silvio Pellico!

 

«Austriaci, enigma della razza umana…». Un capolavoro scolpito nell‘eternità, Le mie prigioni, che il giovine Kurz dovrebbe (ri)leggere, e meditare gli anni da incubo passati da Pellico nella fortezza dello Spielberg. E poi far limare alla sua ÖBV quei libri di testo che puzzano del cuoio degli stivali di Radetzky. Altrimenti vincerà la battuta di Karl Kraus: l’unico articolo da export austriaco è la corda del boia.

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...