
HAMAS HA 250 MOTIVI PER ACCETTARE IL PIANO DI PACE DI TRUMP – È IL NUMERO DEI PALESTINESI CONDANNATI ALL’ERGASTOLO CHE SARANNO LIBERATI IN CASO DI SÌ ALL’ACCORDO: TRA QUEI PRIGIONIERI CI SONO DECINE DI TERRORISTI. CON LA SCARCERAZIONE, IL MOVIMENTO OTTIENE DI FATTO UNA GARANZIA DI SOPRAVVIVENZA, NONOSTANTE IL PROBABILE ESILIO ALL’ESTERO – NEL 2011 FURONO LIBERATI PIÙ DI MILLE TERRORISTI IN CAMBIO DI UN SOLDATO ISRAELIANO: TRA LORO C’ERA ANCHE YAHYA SINWAR, CHE POI ORGANIZZÒ IL 7 OTTOBRE – L’ULTRA-DESTRA ISRAELIANA RUMOREGGIA, MA NETANYAHU PUÒ CONTARE SULL’APPOGGIO DELL’OPPOSIZIONE. E NEL 2026, DOPO LA GRAZIA PER I SUOI PROCESSI, ANDRÀ AL VOTO DA SOLO…
1. GLI ERGASTOLANI LIBERI, IL NODO CHE PUÒ CONVINCERE I JIHADISTI
Estratto dell’articolo di Greta Privitera per il “Corriere della Sera”
benjamin netanyahu donald trump
Nei ventuno punti diventati venti del piano di Donald Trump in versione paciere del Medio Oriente, si dice ci sia un «magic number». Appare al paragrafo cinque: «Una volta rilasciati tutti gli ostaggi, Israele libererà 250 ergastolani e 1.700 cittadini di Gaza detenuti dopo il 7 ottobre 2023».
Il numero magico è il più piccolo, il 250, ed è quello che rappresenterebbe «la più grande vittoria che Hamas può trarre da questo piano, e la ragione principale per cui potrebbe dire di sì», scrive Amir Tibon, sul quotidiano israeliano progressista Haaretz .
[…] Nelle carceri israeliane ci sono quasi 300 palestinesi condannati a vita. Sono uomini che il governo d’Israele chiama terroristi, e che ha chiuso in cella con accuse di omicidio, di strage. Ma basta oltrepassare il filo spinato e i checkpoint, e tutto cambia. Gli stessi uomini smettono di essere mostri e diventano eroi della resistenza […].
Non tutti appartengono ad Hamas, ma la liberazione di tutti […] consentirebbe ai miliziani […] di inviare un messaggio chiaro alla Palestina: Hamas non lascia indietro nessuno. Un moto di orgoglio, quindi, davanti a un piano che dà poco margine agli ideatori del 7 ottobre.
miliziani di hamas in tiro per la cerimonia di rilascio degli ostaggi
«La liberazione dei prigionieri palestinesi è importante», ci spiega Rashid Khalidi, professore di Studi arabi moderni alla Columbia. Ma Khalidi non è certo che basterà a convincere i miliziani a firmare «l’accordo troppo vago di Trump».
Anche se questa potrebbe essere l’ultima volta che sul tavolo dei negoziati appare un numero così «magico» per Hamas, che crea profondo malumore nel governo di Benjamin Netanyahu […]-
Non si conoscono i nomi di quei 250 possibili ergastolani vicini alla libertà, ma sono tanti a sperare che tra questi ci sia Marwan Barghouti, l’ancora amatissimo leader di Fatah soprannominato il «Mandela di Palestina». […]
«Tra gli ergastolani ci sono politici e intellettuali», dicono da Ramallah, ma anche terroristi di Hamas come Mohammed Abu Warda, 48 ergastoli, mandante di attentatori suicidi, liberato a gennaio 2025. […]
Nel 2011, negli accordi per la liberazione del militare G. Shalit, fu scarcerato Yahya Sinwar, futuro leader di Hamas, mente del 7 ottobre, poi ucciso dall’esercito israeliano. […]
2. COLONI E MINISTRI DELL’ULTRADESTRA “UN PASTICCIO, PIANO INACCETTABILE”
Estratto dell’articolo di Nello Del Gatto per "la Stampa"
«Un tragico caso di leadership che si astiene da qualsiasi visione». È questo il giudizio tranchant del ministro delle Finanze e leader dei coloni, Bezalel Smotrich, sull'accordo che Netanyahu ha firmato con Trump per la fine della guerra a Gaza.
Gli fa eco il ministro della Sicurezza nazionale Ben Gvir: «Un piano pericoloso per la sicurezza di Israele». Per Yitzhak Kroizer, parlamentare di Potere Ebraico, l'accordo è «un fallimento completo». […]
La destra israeliana è in subbuglio. Era chiaro ai più che, nonostante le rassicurazioni del premier, quest'ultimo avrebbe pur dovuto fare qualche concessione per ottenere il piano che suonasse come una sorta di vittoria internazionale. Per i coloni, invece, il pericolo è la rinuncia all'annessione della Cisgiordania, cioè Giudea e Samaria, come la chiamano loro in ossequio ai nomi biblici dell'area.
Il piano di Trump non fa menzione delle colonie e parla in maniera vaga dello Stato palestinese e dell'occupazione israeliana di Gaza post guerra. Il presidente Usa però è stato più chiaro quando ha detto che non permetterà a Israele di annettere pezzi di Cisgiordania.
Per questo, a scongiurare che Netanyahu cedesse su questo punto e fare pressioni su di lui, domenica sono volati a New York esponenti dei coloni. «Rinunciare a risultati concreti sul campo in favore di illusioni politiche... un abbraccio diplomatico e cerimonie scintillanti che finiranno in lacrime».
Smotrich nel suo lungo post su X non è contento. Per lui, consentire l'ingresso di una forza di sicurezza palestinese a Gaza e il fatto che il Qatar diventi un «attore centrale» ha segnato una «storica opportunità persa per liberarci finalmente dalle catene di Oslo (in riferimento agli accordi del ‘93, ndr), un clamoroso fallimento diplomatico, un chiudere gli occhi e voltare le spalle a tutte le lezioni del 7 ottobre. I nostri figli saranno costretti a combattere di nuovo a Gaza». Ma lascia qualche spiraglio. «Ci consulteremo, considereremo e decideremo, con l'aiuto di Dio. Ma i festeggiamenti di lunedì sono semplicemente assurdi».
donald trump benjamin netanyahu
L'arrivo del giorno più sacro per gli ebrei, Yom Kippur, che comincia stasera e obbliga all'immobilità totale […], darà la possibilità di pensare nei ritagli di tempo lasciati dalle preghiere.
Ma per molti c'è poco da pensare. La comunità di destra ha le idee chiare: l'annessione della Cisgiordania, la continuazione dei combattimenti a Gaza e il controllo totale israeliano della Striscia sono le uniche condizioni che portano alla sicurezza d'Israele.
[…]
Per le discussioni si aspetta che trascorra il giorno dell'espiazione. Da qualche parte si fa largo l'ipotesi che Netanyahu abbia accettato sia la clausola dello Stato palestinese che le parole di Trump sulla non annessione per due ragioni.
Innanzitutto se Smotrich e Ben Gvir, come più volte minacciato, dovessero lasciare il governo, a sostenere l'esecutivo nell'attuazione del piano e quindi fino alle elezioni di ottobre dell'anno prossimo, entrerebbero pezzi dell'opposizione. E Netanyahu ci arriverebbe recuperando qualche punto sullo scenario interno e internazionale, liberandosi dell'abbraccio mortale dei coloni che non riscuotono più un consenso elettorale tale da farli incidere, secondo i sondaggi.
benjamin netanyahu Bezalel Smotrich
Bibi, poi, puntando sulle capacità autodistruttive che i palestinesi hanno dimostrato nei decenni, così come la loro litigiosità interna, è convinto che non saranno in grado di portare a termine le riforme necessarie alla nascita dello Stato, le stesse che pure paesi amici come la Francia hanno chiesto.
Gilad Shalit
itamar ben gvir e bezalel smotrich 1
Gilad Shalit
itamar ben gvir e bezalel smotrich 9
marwan barghouti 1