huawei davide casaleggio luigi di maio

DON’T GO HUAWEI - IL PRESSING USA INIZIA A DARE I SUOI FRUTTI: NON C’È ANCORA LA MESSA AL BANDO FORMALE DELLE AZIENDE CINESI, MA IN CONSIGLIO DEI MINISTRI È SPUNTATO UN DOCUMENTO CON ALCUNE LINEE GUIDA CHE RENDEREBBERO INSOSTENIBILE RIVOLGERSI AI CINESI PER IL 5G. EFFETTO DELL'INCONTRO BENASSI-O'BRIEN? DI MAIO ORMAI SI È TRAVESTITO DA ATLANTISTA. MA CHE DICE IL “LOBBISTA TOP DI HUAWEI” CASALEGGIO, CHE L’ALTRO GIORNO È STATO RICEVUTO A PALAZZO CHIGI?

GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP

1 – A POCHE ORE DALLA DECISIONE DI BORIS JOHNSON DI BANDIRE HUAWEI DALLA COSTRUZIONE DELLA RETE 5G IL CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI GIUSEPPE CONTE, PIETRO BENASSI, HA INCONTRATO IL CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA NAZIONALE USA ROBERT O’BRIEN – WASHINGTON STA PESANDO GLI ALLEATI E VORREBBE CHE DA ROMA ARRIVASSE UNA DICHIARAZIONE ESPLICITA ANTI-CINESE

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ora-tocca-all-rsquo-italia-poche-ore-decisione-boris-johnson-242166.htm

 

mike pompeo luigi di maio 1

1 – FERMI TUTTI! ECCO COME IL GOVERNO BLOCCA LA CORSA DI HUAWEI E ZTE PER IL 5G ITALIANO

 Francesco Bechis per www.formiche.net

 

Non c’è una formale messa al bando di Huawei e Zte ma nella sostanza lo stop c’è, ed è fortissimo. La stretta del governo italiano sul 5G cinese passa attraverso un documento di tre pagine allegato alla pila di fogli che ha riempito il tavolo del Consiglio dei ministri lunedì 6 luglio.

DAVIDE CASALEGGIO HUAWEI

 

Si tratta di linee guida, stilate dalla segreteria generale di Palazzo Chigi e dalla commissione di esperti sul Golden power, in accordo con il Dis, per richiedere nuove, stringenti misure agli operatori delle telco italiane che di fatto rendono insostenibile, se non impossibile, la collaborazione con aziende cinesi nella rete 5G.

 

Il documento, gelosamente protetto dai funzionari di Palazzo Chigi e consegnato esclusivamente ai vertici delle principali compagnie di telecomunicazioni italiane, stila una lista di previsioni obbligatorie per gli operatori che lavorano con fornitori “extra-Ue”.

HUAWEI

 

Esclusi dunque i campioni europei, come Nokia ed Ericsson. Inclusi, in teoria, quelli americani, anche se nel mercato italiano come in gran parte di quello europeo gli unici fornitori extra Ue a competere sono quelli cinesi, Huawei e Zte in testa.

 

Sono proprio loro che ora rischiano di finire soffocati fra le nuove maglie normative. Tra le novità del monitoraggio obbligatorio, la previsione di poter avere accesso al codice sorgente della rete 5G dei fornitori extra Ue. Spesso chiamata in causa dagli stessi operatori come possibile soluzione per aumentare la sicurezza della rete, la eventuale consegna del codice sorgente (non una tantum, ma potenzialmente ripetuta nel tempo) non era mai stata messa nero su bianco dalla presidenza del Consiglio.

IL TWEET DI DEANNA LORRAINE SU CASALEGGIO LOBBISTA DI HUAWEI

 

Fra le altre novità, l’obbligo per gli operatori di fornire a Palazzo Chigi un aggiornamento su base settimanale con controlli ripetuti sull’equipaggiamento utilizzato per la rete. Anche in questo caso, una stretta non banale rispetto alla routine cui sono stati abituati finora.

 

La lista di regole, confida un alto funzionario di Palazzo Chigi a Formiche.net sotto anonimato, è “a dir poco proibitiva” non tanto per i fornitori, quanto per gli operatori che scelgano di operare con realtà cinesi come Huawei o Zte.

 

MIKE POMPEO E LUIGI DI MAIO

Il vantaggio competitivo che alcuni di questi soggetti vantano sul mercato sarebbe insomma annullato da quelle tre, nuove pagine di linee guida cui invece sfuggono operatori europei come Ericsson e Nokia. “La partita per la sicurezza 5G è appena iniziata, ma lunedì si è posta una pietra importante” confida il funzionario, secondo cui “mancano ancora le condizioni politiche” per un chiaro posizionamento del governo contro il 5G cinese.

 

Il Cdm di una settimana fa, insomma, ha fatto da game changer per la partita per il 5G. In quella stessa seduta, come svelato da Formiche.net, il governo ha deciso di utilizzare i poteri del Golden power sulla fornitura di Huawei a Tim e Windtre, dopo un confronto acceso fra ministri del Pd (Enzo Amendola e Lorenzo Guerini su tutti) e alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle.

 

lorenzo guerini con mark esper

Le prescrizioni stabilite del governo a carico per ora di Tim e Windtre saranno naturalmente una matrice che sarà estesa a tutti gli operatori che notificheranno le possibili forniture tecnologiche considerate strategiche dalla normativa Golden power.

 

A brindare per il nuovo orientamento di Palazzo Chigi c’è il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza nazionale, che aveva chiesto una esplicita messa al bando di Huawei e Zte. Insieme alla notizia della scelta di Tim di non invitare Huawei alla gara per la rete 5G “core” in Brasile e Italia, per il Paese si tratta di un robusto cambio di rotta nel rapporto con la Cina. La domanda nei palazzi romani ora è: “Come reagiranno a Pechino?”.

 

LUIGI DI MAIO THOMAS MIAO

3 – DI MAIO APPOGGIA LA LINEA ATLANTISTA, LA MAGGIORANZA M5S STA CON LA CINA

Francesca Sforza per “la Stampa”

 

Il pressing degli americani sull'Italia perché prenda le distanze dal 5G cinese «è pazzesco», confida una fonte del gruppo di contatto italiano - composto da tecnici di Palazzo Chigi, Farnesina e Mise - che si sta occupando del dossier.

 

La decisione della Gran Bretagna di vietare alle compagnie di tlc l'acquisto di nuove apparecchiature prodotte da Huawei, e di concedere tempo fino al 2027 per rimuoverle dalle loro reti 5G risponde infatti alla clausola chiesta dagli Usa di dichiarare le compagnie cinesi «untrusted vendors», fornitori inaffidabili.

 

HUAWEI

Ed è sull'inserimento di questa clausola che gli americani insistono anche con gli altri alleati europei. Al momento l'adesione è arrivata in blocco da alcuni Paesi dell'Europa dell'Est (Polonia, Romania, Estonia, Lettonia e Repubblica Ceca); la Francia, per adesso, l'ha inserita solo per le aziende francesi che operano fuori dal territorio nazionale; ma gli occhi di Washington sono puntati in particolare su Germania e Italia, considerati Stati chiave per orientare gli altri Paesi europei.

 

«Ci aspettiamo che il governo italiano prosegua il suo processo di digitalizzazione sulla base di criteri di sicurezza obiettivi, indipendenti e trasparenti per tutti i fornitori, preservando la diversità e la concorrenza nel mercato - si legge in una nota ufficiale di Huawei -. La deludente inversione di rotta del governo britannico è stata da quest' ultimo giustificata con riferimento alle sanzioni imposte dal governo statunitense, sebbene non supportate da prove, e non ad alcuna violazione da parte di Huawei.

BORIS JOHNSON USA UN TELEFONO HUAWEI

 

In tal modo, il governo degli Stati Uniti potrebbe ridurre la varietà dell'offerta nel mercato dei fornitori, danneggiando l'economia digitale europea e minando la sovranità digitale dell'Europa, che include la libertà di scegliere i propri fornitori». La Casa Bianca, d'altra parte, ha detto di accogliere con favore «il crescente consenso internazionale» sulla questione Huawei.

 

xi jinping con il ceo di huawei ren zhengfei

Che linea prenderà dunque l'Italia? I tecnici, in questa fase, stanno lavorando per costruire un forte impianto giuridico sul perimetro della legge sulla cybersecurity, in modo che a essere salvaguardati siano innanzitutto i criteri di sicurezza del sistema (non l'affidabilità o meno di chi fornisce questa o quella tecnologia).

In questo modo - forti anche della legge sul golden power, che «in caso di grave pregiudizio per gli interessi pubblici» dà al governo strumenti di intervento più consistenti che in passato - il discorso si sposta dalle singole compagnie al rispetto di determinati standard. Sul come questa griglia tecnica verrà orientata, spetta tuttavia alla politica deciderlo, e qui il problema italiano si presenta in tutta la sua evidenza.

 

merkel xi jinping

Nel governo, infatti, convivono due anime: quella più saldamente atlantista e sensibile alle indicazioni degli Stati Uniti - a cui recentemente sembra essersi unito il ministro degli Esteri Luigi Di Maio - e quella invece più aperta nei confronti dei cinesi - incarnata soprattutto dal M5S - convinta che lo sviluppo industriale italiano non possa prescindere da una stretta collaborazione con Pechino.

 

Margini d'azione piuttosto ridotti, dunque, tanto che fonti diplomatiche lasciano intendere che stavolta un vincolo esterno europeo aiuterebbe ad uscire dallo stallo. Ed è a Berlino, come spesso accade, che si guarda con maggiore insistenza. Al momento - confermano gli uomini della Cancelliera Merkel - ciascuno guarda cosa fa l'altro nell'attesa che maturi un consenso il più possibile condiviso.

 

VIRGINIA RAGGI HUAWEI

E fra le fughe in avanti delle singole aziende - Deutsche Telekom in prima fila - e le spinte più o meno eccentriche dei singoli governi, ci si attende dal semestre di presidenza tedesca che una linea d'azione sia tracciata anche su questo fronte.

 

Di nuovo, il dato politico che va emergendo con sempre più forza anche a livello europeo è relativo a questioni di sicurezza: nella misura in cui una determinata azienda è in grado di garantire il rispetto di determinati standard, la competitività delle proprie tecnologie e la non interferenza con i sistemi nevralgici della difesa e della salute pubblica (altro punto sensibile, su cui non ci sono ancora indicazioni univoche), allora si candida ad essere preferita ad altre, indipendentemente dalla sua provenienza geografica. In teoria ci siamo, in pratica molto meno. E a Washington potrebbe non bastare.

 

 

Ultimi Dagoreport

marina paolo berlusconi antonio tajani ursula von der leyen antonio angelucci

DAGOREPORT – GETTATA DALLO SCIROCCATO TRUMP NEL CESTINO DELL'IRRILEVANZA, MELONI ARRANCA IMPOTENTE, E SI SPACCA PURE LA FAMIGLIA BERLUSCONI: ALL’EUROPEISTA MARINA SI CONTRAPPONE IL TRUMPIANO ZIO PAOLO (TRA I DUE C’È STATO UN BOTTA E RISPOSTA TELEFONICO CON CAZZIATONE DELLA NIPOTINA: MA TU, CHI RAPPRESENTI?) – UNICO MINISTRO DEGLI ESTERI EUROPEO AD ESSERE IGNORATO DAL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO MARCO RUBIO, TAJANI E' IMPOTENTE DAVANTI ALLE SBANDATE ANTI-UE DI SALVINI (IN COMPAGNIA DI MARINE LE PEN) E AL CAMALEONTISMO-BOOMERANG DELLA ''GIORGIA DEI DUE MONDI", FINITA "ESPULSA'' DALL'ASSE MACRON-MERZ-TUSK – E QUANDO RICICCIA LA QUESTIONE DEL MES (L'ITALIA E' L'UNICO DEI 27 PAESI EU CHE NON L'HA RATIFICATO), SI APRE UNA NUOVA CREPA TRA FORZA ITALIA E LEGA – L’ASSALTO DI “LIBERO” E “TEMPO” A URSULA VON DER LEYEN (IL MELONIZZATO ANGELUCCI È TORNATO SALVINIANO?) - UNICA SODDISFAZIONE: FINCHE' L'ALTERNATIVA SI CHIAMA ELLY SCHLEIN, GIUSEPPE CONTE E FRATOIANNI-BONELLI, IL GOVERNO DUCIONI CAMPA TRANQUILLO...

donald trump - mohammed bin salman - netanyahu al jolani

DAGOREPORT - QATAR-A-LAGO! A GUIDARE LE SCELTE DI DONALD TRUMP, SONO SOLTANTO GLI AFFARI: CON IL TOUR TRA I PAESI DEL GOLFO PERSICO, IL TYCOON SFANCULA NETANYAHU E SI FA "COMPRARE" DA BIN SALMAN E AL-THANI – LA FINE DELLE SANZIONI ALLA SIRIA, LE TRATTATIVE DIRETTE CON HAMAS PER LA LIBERAZIONE DELL'OSTAGGIO ISRAELIANO, IL NEGOZIATO CON L’IRAN SUL NUCLEARE E GLI AIUTI UMANITARI USA A GAZA: ECCO COSA DARA' TRUMP AGLI STATI ARABI IN “CAMBIO” DEL FIUME DI PETROLDOLLARI IN DIREZIONE WASHINGTON - IL TYCOON MANIPOLA LA REALTÀ PER OCCULTARE IL FALLIMENTO DELLA POLITICA DEI DAZI: MA SE ENTRO IL 30 GIUGNO NON SI TROVA L'ACCORDO, L’UE È PRONTA ALLA RITORSIONE – APPUNTI PER LA DUCETTA: COME DIMOSTRA L’ISRAELIANO “BIBI”, SEDOTTO E ABBANDONATO, NON ESISTONO “SPECIAL RELATIONSHIP” CON IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO MA SOLO CIO' CHE GLI CONVIENE… - CIRCONDATO DA YES MEN E MILIARDARI IN PREDA AI DELIRI DELLA KETAMINA COME MUSK, A FAR RAGIONARE TRUMP È RIMASTO SOLO IL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT...

andrea delmastro emanuele pozzolo

FRATELLI D'ITALIA HA ESPULSO EMANUELE POZZOLO! - IL PARLAMENTARE GIÀ SOSPESO DAL PARTITO, IMPUTATO PER PORTO ABUSIVO DI ARMI PER LA SPARO DEL CAPODANNO 2024, HA RACCONTATO A "REPORT" LA SUA VERITA’ SULLA VICENDA (PER POI FARE DIETROFRONT: "MAI DATO INTERVISTE, MI HANNO REGISTRATO") - POZZOLO HA CONTRADDETTO LE VERSIONI DEGLI ALTRI PARTECIPANTI ALLA FESTA, SOSTENENDO CHE DELMASTRO ERA PRESENTE AL MOMENTO DELLO SPARO - DONZELLI, CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA, AVEVA CONVOCATO IL DIRETTIVO DEL PARTITO CHE HA DECRETATO ALL'UNANIMITÀ L’ESPULSIONE DI POZZOLO...

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...