luigi di maio in cina con michele geraci

I SOLDI CINESI PUZZANO A GIORNI ALTERNI - GERACI: ''STATI UNITI ED EUROPA NON HANNO DA TEMERE DALLA 'VIA DELLA SETA'. CERTO, I CINESI SONO INTERESSATI AI NOSTRI PORTI, DA PRIMA, E HANNO GIÀ INVESTITO NEI PORTI DI  MALTA, MARSIGLIA, VALENCIA, BILBAO, ANVERSA E ZEEBRUGGE'' - GLI USA SI SONO SCHIERATI CONTRO, MA AL MOMENTO IL GOVERNO È PER FIRMARE L'ACCORDO QUANDO VERRÀ XI JINPING IN VISITA A ROMA IL 22 MARZO

 

LUIGI DI MAIO IN CINA

1. MICHELE GERACI: «STATI UNITI ED EUROPA NON HANNO DA TEMERE AVREMO SOLO PIÙ TUTELE PER LE NOSTRE IMPRESE»

Roberta Amoruso per “il Messaggero

 

Di certo è una bella responsabilità andare dritti verso un asse con la Cina dopo le non troppo velate minacce degli Stati Uniti e le forti preoccupazioni di Bruxelles.

Ma Michele Geraci, il sottosegretario allo Sviluppo economico che più i tutti ha curato dietro le quinte la svolta verso la Cina, non si immagina uno strappo geopolitico.

Perché se si arriverà alla firma del Memordum of understanding da parte dell' Italia per la Nuova Via della Seta, vuol dire che sarà raggiunto l' obiettivo di «dare alle aziende italiane più protezione negli affari con Pechino», rigorosamente «secondo gli standard ambientali, di trasparenza e sostenibilità americani ed europei».

 

Sottosegretario Geraci, un Paese come l' Italia in affanno economico non dovrebbe preoccuparsi se la Casa Bianca è arrivata a scomodarsi per richiamare i rischi dei rapporti con le aziende americane nonché l' operatività della Nato in caso di un accordo di adesione al documento Bri?

«Ci tengo a precisare il valore della Nuova Via della Seta. Innanzitutto non è un accordo ma un Memorandum of understanding, che in quanto tale non comporta alcun obbligo finanziario, politico o geopolitico. Ha soltanto un valore commerciale».

 

Con quali conseguenze per noi?

LUIGI DI MAIO IN CINA CON MICHELE GERACI

«Si tratta di definire una cornice di standard, per esempio di trasparenza, sostenibilità economica ed ambientale, che protegga le nostre aziende che fanno affari con controparti cinesi. Le imprese potranno godere di un maggiore supporto del governo nella strategia commerciale con Pechino. E anche una maggiore spinta alle esportazioni».

 

Eppure gli americani temono il controllo poco trasparente di asset sovrani come le infrastrutture. E una preoccupazione simile ha l' Europa. Nel memorandum non c' è anche un' apertura alla realizzazione o qualificazione di porti insieme ai cinesi?

 

«Ripeto, il memorandum non costituisce alcun obbligo. Certo, i cinesi sono interessati ai nostri porti, prima ancora che si parlasse di questo MoU, così come sono interessati ad altri porti europei in cui hanno già investito: Malta, Marsiglia, Valencia, Bilbao, Anversa e Zeebrugge, per esempio. Se volessero investire nei nostri porti per ampliarne la capacità, il che porta ad un aumento del traffico, del Pil e dell' offerta di lavoro, mi sembra sia proprio ciò di cui il Paese ha bisogno. Ma valuteremo caso per caso. Ricordo anche che l' Italia è dotata del Golden Power che proteggerebbe comunque il Paese da investimenti predatori in settori strategici».

 

michele geraci matteo salvini

Inoltre Trump teme che l' adesione dell' Italia abbia un valore simbolico nell' aprire una breccia in Europa, visto che sarebbe il primo Paese tra i fondatori dell' Ue a firmare. Anche il primo Paese del G7.

«In realtà altri nove Paesi europei hanno già firmato, tra cui Portogallo, Grecia, Ungheria e Polonia. E comunque, non esiste un' Europa di serie A e una di serie B. Inoltre, va ricordato che tutti i 28 Paesi Ue hanno sottoscritto il capitale della Banca d' Investimento Asiatica per le Infrastrutture, il ramo finanziario e quindi, vera benzina, alla Belt&Road Initiative».

 

Impossibile però ignorare tante pressioni dall' asse Usa-Ue.

«Siamo consapevoli delle perplessità e ne teniamo conto. Dunque abbiamo rassicurato entrambi: mi creda, le loro preoccupazioni saranno superate».

 

Vuol dire che contate di firmare un memorandum che non fa storcere in naso a nessuno?

«Attenzione, non è certo che firmeremo. Questo va chiarito. Stiamo lavorando in questa direzione. Da settimane gli accordi si rimbalzano da una parte all' altra e subiscono continue limature. Abbiamo continui contatti per chiarire tutte le possibili criticità. E naturalmente vogliamo essere sicuri che le preoccupazioni Usa e Ue non siano fondate. La cornice di accordo dovrà integrare standard adeguati agli Usa e all' Europa».

 

Ce la farete per la visita del presidente cinese Xi?

MICHELE GERACI

«Per quella data una decisione sarà presa».

 

Le pensa che sul punto il governo sia compatto?

«Certamente sì, e la dichiarazione del premier Conte ne è la prova. Ma guardi che un primo piccolo effetto positivo dell' apertura dell' Italia alla Cina si è già visto. I cinesi hanno rimesso i prodotti italiani nella lista delle preferenze dei consumatori. È un piccolo segnale, ma conta».

 

 

2. ROMA PROCEDE SULLA VIA DELLA SETA «RIUSCIREMO A CONVINCERE GLI USA»

Federico Fubini per il “Corriere della Sera

 

Il memorandum d' intesa che l' Italia si prepara a concludere con la Cina questo mese - dice Michele Geraci - è un documento «di tre o quattro pagine, non certo un trattato internazionale». Geraci, sottosegretario allo Sviluppo Economico e esponente della Lega, da otto mesi porta avanti per il governo i contatti con Pechino sull' adesione a quella che il presidente Xi Jinping ha chiamato la Via della Seta («Belt and Road Initiative», o Bri secondo il nome internazionale).

MICHELE GERACI

 

Al punto in cui è arrivato il negoziato, sembra ormai difficile che salti la firma prevista durante la visita di Xi a Roma il 22 marzo.

La reazione dagli Stati Uniti è stata negativa, anche perché la Belt and Road Initiative si è dimostrata in questi anni uno strumento di espansione della presa economica e degli interessi politici di Pechino.

 

Nelle scorse ore dal National Security Council della Casa Bianca di Donald Trump è arrivato un messaggio: «Sottoscrivere la Bri presta legittimità all' approccio predatorio della Cina agli investimenti e non porterà benefici al popolo italiano», ha dichiarato il Consiglio di sicurezza nazionale Usa. Anche in Francia, in Germania e da Bruxelles si segue l' accordo italo-cinese con circospezione.

XI JINPING DONALD TRUMP

 

Geraci respinge cerca di sedare i timori. «Il memorandum non contiene alcun obbligo da parte nostra e sui principi aderisce ai valori europei», dice. «È la Cina ad essersi avvicinata alle nostre posizioni, piuttosto che il contrario», afferma. Il testo preparato per la firma a Roma farà riferimento al presupposto di un «level playing field», un campo di gioco con regole uguali per tutti negli investimenti esteri; richiamerà poi un impegno alla trasparenza da parte di tutti gli investitori e conterrà la promessa a combattere il protezionismo nel commercio internazionale.

XI JINPING

 

Di certo l' incrinatura con gli Stati Uniti si sta aprendo dopo lo strappo con Parigi del mese scorso e mentre l' amministrazione Trump cerca di disinnescare una guerra commerciale con la Cina. Geraci insiste su un punto: ha sempre tenuto informata l' ambasciata americana di Roma sull' evoluzione dell' accordo che stava maturando con Xi. «I nostri partner saranno più tranquilli quando vedranno il contenuto esatto del memorandum, con loro il dialogo è aperto è costante», sostiene il sottosegretario del ministro Luigi Di Maio.

 

Dovrebbe in parte dissipare le tensioni il fatto che l' accordo Roma-Pechino non conterrebbe alcuna clausola sull' uso di tecnologie cinesi nel 5G, il nuovo standard super-veloce di comunicazione mobile.

 

Geraci lo esclude, così come esclude che la firma prevista il 22 marzo renda l' Italia vulnerabile a azioni commerciali di gruppi statali di Pechino con finalità politiche. «Sono fra i massimi oppositori degli investimenti predatori - dice il sottosegretario -.

la cina si compra il porto del pireo

Ogni proposta sarà vagliata, non c' è alcun rischio. L' Italia ha il Golden Power che permette di bloccare operazioni su attività strategiche contro l' interesse nazionale».

L' obiettivo è però incrementare gli investimenti cinesi in Italia, che oggi valgono 22 miliardi di euro contro gli 80 in Gran Bretagna, i 40 in Svizzera e i 180 miliardi di dollari negli Stati Uniti.

 

Su un punto però alle riserve degli americani per ora non viene dato ascolto: non si fermano i contatti per portare investimenti cinesi nel porto di Trieste e allargarne la capacità. Geraci sostiene che progetti simili sono già arrivati a Malta, Bilbao, Zeebrugge, Anversa, in Egitto e in Israele senza che nessuno abbia protestato.

 

Restano le riserve nello stesso governo. Il sottosegretario agli Esteri Guglielmo Picchi (anche lui leghista) ha detto che vuole vedere tutti i dettagli del patto, prima di decidere se sostenerlo. «Capisco i dubbi, perché la Farnesina e il ministero dell' Economia non sono stati parte della trattativa e vorranno vedere i dettagli - risponde Geraci -. Ma questa è una decisione di politica commerciale, non di politica estera. Cerchiamo di aumentare gli scambi e gli investimenti e di aiutare le nostre imprese a conquistare spazio in Cina, come fanno già i Paesi nostri concorrenti in Europa».

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO