IN NOMINE RENZIE - DA PALAZZO CHIGI A BRUXELLES, DALLE SOCIETA' PUBBLICHE AL SOTTOGOVERNO: BENVENUTI NEL GRANDUCATO TOSCANO DEL PREMIER. DI CUI BOSCHI E LOTTI SONO SOLO LA PUNTA DELL'ICEBERG

Marco Palombi e Carlo Tecce per “Il Fatto Quotidiano

 

orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom orenzo Guerini Debora Serracchiani Luca Lotti Maria Elena Boschi b b adb c f a b ba MGzoom

   Ormai per essere nominati a qualcosa il requisito base è essere toscani”. La battuta - anonima, perché nessuno oggi vuole sfidare il re e la sua corazza del 40,8% - che circola nei palazzi della politica ha del vero. In ogni tornata di nomine, in tutti i posti che contano, in ogni crocicchio decisivo del potere c’è un profluvio di toscani in purezza o naturalizzati: governo, partito, società pubbliche.

 

Persino la cittadinanza ormai si ottiene per speciali meriti di geografia renziana: quella concessa a Joseph Weiler, giurista statunitense e presidente dell’Istituto europeo di Fiesole, per dire, è stato il primo argomento della conferenza stampa di Matteo Renzi lunedì scorso, subito dopo le condoglianze per la morte di decine di immigrati nel canale di Sicilia. Quella che segue è una breve panoramica di come Roma s’avvia a diventare il Granducato di Toscana.

RENZI, BOSCHI,RENZI, BOSCHI,

  

ESECUTIVO E PD? FACCENDA FIORENTINA

 

   I casi più eclatanti sono, ovviamente, quelli di Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme e unico volto pubblico del governo (escluso Renzi), e Luca Lotti, sottosegretario a Palazzo Chigi e plenipotenziario per il sottobosco della Capitale e non solo. Ai due va aggiunto un altro renzianissimo dal compito delicato quanto fondamentale: il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi (mentre un’altra componente del cosiddetto “giglio magico”, Simona Bonafè, s’è dovuta accontentare del ruolo di capolista nella circoscrizione Centro alle Europee).

 

Lapo Pistelli Lapo Pistelli

Ma non sono certo gli unici: Erasmo D’Angelis, già consigliere regionale in Toscana e ai vertici di Publiacqua, dopo essere stato sottosegretario (ai Trasporti) con Enrico Letta in quota Renzi, oggi fa “il capo struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche” a Palazzo Chigi e il capo segreteria del premier (ma la nomina, come molte altre, è in attesa di firma).

  

NARDELLA RENZI CARRAINARDELLA RENZI CARRAI

A capo dell’ufficio legislativo della Presidenza del Consiglio c’è poi Antonella Manzione, ex capo dei vigili a Firenze durante l’era Renzi (il fratello, Domenico Manzione, invece, è viceministro dell’Interno). Sempre a Palazzo Chigi lavorano il fotografo Tiberio Barchielli, da Rignano sull’Arno, il paese del piccolo Matteo, e – informalmente, in attesa del decreto di nomina – due consiglieri che erano già vicini al Renzi sindaco di Firenze: Giuliano da Empoli, che è pure presidente del fiorentinissimo Gabinetto Viesseux, e l’ex McKinsey Yoram Gutgeld, che vive da mesi in agonia speranzosa della nomina ufficiale a capo della cabina di regia economica del governo. Pure all’Agenzia delle Entrate, nonostante le resistenze dell’ex regnante Attilio Befera, è arrivata una toscana: Rossella Orlandi, empolese che ha lavorato a lungo a Firenze.

 

GIULIANO DA EMPOLI GIULIANO DA EMPOLI

Se ai renziani stretti al governo aggiungiamo i toscani in via di conversione, la pattuglia si fa battaglione: Lapo Pistelli, che fu mentore del giovanissimo Renzi e poi sua vittima sacrificale alle primarie per il sindaco di Firenze, è viceministro agli Esteri in attesa di promozione quando Federica Mogherini si accomoderà nella Commissione Ue.

 

Viceministri sono il franceschiniano Antonello Giacomelli da Prato (che ha in mano la delicata partita della Rai) e il socialista Riccardo Nencini da Barberino di Mugello. Sottosegretari sono invece il magistrato Cosimo Ferri, pontremolese che nel curriculum vanta anche l’amicizia di Denis Verdini, il fiorentino Gabriele Toccafondi, alfaniano che invece col ras berlusconiano non parla quasi più, e Silvia Velo, già bersaniana, a cui è stata concessa una poltrona all’Ambiente.

  

FINANZIATORI E LEGALI NELLE SPA PUBBLICHE

manes vincenzo, renzi fiorino8manes vincenzo, renzi fiorino8

   I vecchi boiardi liquidati, quattro donne presidenti, tanti amici nei Cda. Renzi ha affrontato così la tornata di nomine per le società partecipate dallo Stato. Quando il premier ha pubblicato la dichiarazione dei redditi, un paio di mesi fa, in calce c’era il none di Marco Seracini , commercialista di mestiere e ora nel collegio sindacale di Eni.

 

 Seracini ha scoperto l’indole renziana prestissimo: l’associazione Noi Link, prototipo di Fondazione Open (o Big Bang), utilizzata per la campagna elettorale da sindaco, fu proprio un’intuizione di Seracini. Appena eletto, Renzi l’ha spedito al vertici di Montedomini, un’azienda pubblica fiorentina di servizi alla persona.

  

MATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONEMATTEO RENZI E ANTONELLA MANZIONE

Oltre al commercialista, c’è l’avvocato civilista: è il pistoiese Alberto Bianchi, studio a Firenze, amico di Lapo Pistelli, liquidatore di Efim, il fondo per il finanziamento per l’industria meccanica, roba da Prima Repubblica. Per una parcella di Efim a un gruppo di avvocati, la Corte dei Conti ha condannato Bianchi per danno erariale: 4,7 milioni di euro.

 

Ci sarà l’appello e l’avvocato piestoiese è convinto di poter ribaltare la sentenza. Nel frattempo, Renzi l’ha indicato nel Cda di Enel. Il legame fra il premier e Bianchi è strettissimo: assieme a Maria Elena Boschi, Marco Carrai e Luca Lotti, il pistoiese gestisce la Fondazione Open, la cassaforte renziana. Il fratello Francesco Bianchi è commissario straordinario del Maggio Fiorentino da febbraio 2013, il ministro era Lorenzo Ornaghi.

  

ANTONELLA MANZIONEANTONELLA MANZIONE

DUNQUE: il commercialista, l’avvocato e il finanziatore. Fabrizio Landi di Siena, consigliere d’amministrazione di Fin-meccanica, contribuì alla raccolta fondi di Renzi con 10.000 euro. Landi proviene da Esaota, una grossa aziende specializzata in apparecchi biomedicali. L’attuale sindaco Dario Nardella ha presentato Landi a Renzi. Il primo giro di aziende pubbliche, s’è chiuso con altri due colpi renziani.

 

L’imprenditrice Elisabetta Fabri, fiorentina, rampolla di una famiglia di albergatori (Starthotels), è andata in Poste Italiane. E Diva Moriani, aretina trapiantata a Firenze, vicepresidente di In-tek, la società di Vincenzo Manes finanziatore di Renzi, ha trovato spazio in Eni.

  

 Il presidente del Consiglio ha promosso un intero studio legale. Gli avvocati erano tre, due sono molto noti: la ministro Boschi e il tesoriere del Pd Bonifazi. Il terzo, meno conosciuto, è Federico Lovadina, tributarista, fiorentino. A 32 anni, nel 2011, il sindaco l’ha nominato nel Cda di Mercafir, il mercato ortofrutticolo, adesso il gran salto: Cda di Ferrovie dello Stato.

FABRIZIO LANDI FABRIZIO LANDI

 

In Fs, c’è anche Gioia Ghezzi, undici anni in McKinsey & C, che in passato ha aiutato Renzi a Firenze per scrivere un progetto di legge sull’omicidio stradale. L’ultima scelta è caduta su Ferdinando Nelli Feroci, ambasciatore in pensione, ex capo di gabinetto di Massimo D’Alema alla Farnesina: è il commissario italiano in Europa al posto di Antonio Tajani, ora europarlamentare di Forza Italia. È di Pisa. Il toscanismo sostituisce il berlusconismo.

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…