AMERICA SULLA GRATICOLA - LE INTERCETTAZIONI DI AL QAEDA SPAVENTANO OBAMA: “PREPARIAMO UN GRANDE ATTACCO”

Massimo Vincenzi per "La Repubblica"

Le stesse parole usate prima dell'11 settembre, la più grande minaccia da molti anni a questa parte, un attacco su larga scala: la domenica più lunga degli Stati Uniti si arricchisce di ora in ora di nuove paure. Nella notte di sabato, la Cbs rivela, citando fonti dei servizi, che il piano per colpire l'America è già operativo, i terroristi sarebbero dislocati nella zona dell'obiettivo e starebbero solo aspettando un segnale o l'occasione migliore per attaccare, ma non si conoscono i luoghi e i tempi.

Obama non può festeggiare il suo 52esimo compleanno: si accontenta di un sorriso su Facebook e delle coccole della moglie Michelle: «Ti amo anche con i capelli grigi», ma il presidente non lascia Washington. Alla Casa Bianca va in scena un vertice presieduto dal consigliere per la Sicurezza Nazionale Susan Rice, con il segretario di Stato John Kerry, il segretario alla Difesa Chuck Hagel, il segretario per la sicurezza del territorio nazionale Janet Napolitano, i capi di Fbi e Cia. La decisione è di alzare l'allerta anche all'interno del territorio nazionale oltre che di mantenere le misure di protezione anche nei prossimi giorni, come riferisce la Cnn.

All'origine dell'allarme generale che ha portato alla chiusura (prorogata per la maggior parte delle ambasciate fino a sabato prossimo) di 22 sedi diplomatiche, sparse dal Nord Africa al Medio Oriente sino all'Afghanistan, e di un avviso ai turisti per tutto il mese di agosto, l'intercettazione di alcune conversazioni tra i leader della cellula yemenita di Al Qaeda.

«Dobbiamo preparare un grande attacco dal significato strategico», si dicono i terroristi ascoltati dai servizi americani. Al centro delle trame il successore di Osama Bin Laden, Ayman al Zawahiri, che nei giorni scorsi è tornato più volte ad attaccare gli Usa, accusandoli dell'uso dei droni, chiedendo la liberazione dei prigionieri e invocando la rivolta permanente in Egitto. Altre volte, fanno notare gli analisti, i suoi proclami si sono rivelati in realtà messaggi cifrati per i gruppi pronti ad agire.

A preoccupare poi gli esperti dell'intelligence sono gli ultimi assalti da parte dei jihadisti contro le prigioni in Siria, Libia, Pakistan e Afghanistan: centinaia di uomini sono tornati sul campo di battaglia e secondo l'Interpol che ha aperto un'indagine in proposito, l'aumentare delle intercettazioni pericolose è strettamente legato a queste fughe di massa. La
paura è che ci possa essere una regia dietro queste evasioni.

Resta difficile capire il tipo di minaccia: «Possono colpire con armi diverse e piani diversi», ripetono le fonti dell'intelligence. Le ambasciate sono il primo pensiero: possono essere colpite con attacchi kamikaze oppure con una strategia come quella usata a Bengasi. Anche per questo il segretario della Difesa Hagel, dopo un summit con i vertici del Pentagono, ha dato il via libera al trasferimento di truppe speciali nelle basi calde sulla linea del fronte. Ma anche obiettivi civili sono a rischio: nella penisola saudita operano esperti bombaroli come Ibrahim al Asiri, specializzato in esplosivi liquidi con cui distruggere aerei e treni.

Il riferimento alle Torri Gemelle viene da Saxby Chambliss, uno dei politici più esperti nella commissione intelligence: «Le conversazioni intercettate negli ultimi tempi da parte di sospetti terroristi ricordano molto le frasi usate prima degli attentati dell'11 settembre». E il generale Martin Dempsey, capo degli stati maggiori delle Forze armate ai microfoni della Abc rivela: «Stiamo reagendo a minacce serie e specifiche. Le informazioni che abbiamo sono diverse dal consueto flusso di chiacchiere: in questo caso ci siamo trovati davanti a veri e propri piani organizzati».

 

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