
ITAMAR BEN-GVIR, UN COLONO IRRITABILE - CHI E' IL MINISTRO DELL'ULTRA-DESTRA ISRAELIANA CHE PROFANA LA SPIANATA DELLE MOSCHEE ANDANDOCI A PREGARE (NONOSTANTE GLI EBREI NON POSSANO) - BEN-GVIR, CRESCIUTO IN UNO DEGLI INSEDIAMENTI IN CISGIORDANIA CONSIDERATI ILLEGALI, È IL LEADER DEL PARTITO "POTERE EBRAICO". IL 49ENNE E' STATO CONDANNATO PER INCITAMENTO AL RAZZISMO, DISTRUZIONE DI PROPRIETÀ E POSSESSO DI MATERIALE PROPAGANDISTICO LEGATO AL PARTITO "KACH", ESCLUSO DAL PARLAMENTO NEL 1988 PER LE POSIZIONI ESTREME CONTRO GLI ARABI - ERA UN PROVOCATORE, E' DIVENUTO CENTRALE ALL'INTERNO DEL GOVERNO DI NETANYAHU...
Israel's far-right National Security Minister Itamar Ben-Gvir visited the flashpoint Al-Aqsa mosque compound in Jerusalem and said he prayed there, challenging rules covering one of the most sensitive sites in the Middle East https://t.co/rx23pNVqHg pic.twitter.com/GnQXYHhbZq
— Reuters (@Reuters) August 3, 2025
Estratto dell'articolo di Alessia Melcangi per “la Stampa”
Chi conosce il mondo arabo-musulmano sa bene che la Spianata delle Moschee rappresenta uno dei luoghi più sacri dell'Islam, poiché proprio nel cuore recintato, iper-controllato e conteso della città vecchia di Gerusalemme, dove è situata, si trova la celebre Cupola della Roccia e la Moschea Al-Aqsa, quest'ultima terza moschea più sacra dopo quelle della Mecca e di Medina. Santuario religioso intoccabile che rappresenta, tuttavia, anche un simbolo profondo di identità culturale, storica e di rivendicazione politica per il mondo musulmano e per i palestinesi.
Chiamato Monte del Tempio dagli ebrei, è bene ricordare che esso rappresenta anche un importante luogo sacro per l'ebraismo. Tale sito, dunque, è uno dei più contesi tra musulmani ed ebrei sin dal 1967, anno in cui venne annesso da Israele, a seguito della guerra dei Sei giorni, che ne mantenne però il cosiddetto "Accordo sullo Status Quo", il quale stabilisce l'accesso limitato e il divieto di preghiera agli ebrei.
benjamin netanyahu itamar ben gvir
Chi conosce la storia della regione sa bene che nel 2000 fu la passeggiata provocatoria di Ariel Sharon, allora leader del Likud e premier in pectore, sulla Spianata delle Moschee a scatenare la seconda "Intifada", con la solita triste conta di morti e feriti. La recente visita del ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir al complesso del Monte del Tempio, mantenendo lo stesso sapore di sfida che la storia ci ricorda, può, dunque, lecitamente suscitare preoccupazioni in un momento tra i più delicati per il potenziale raggiungimento di un accordo tra Israele e Hamas, ma soprattutto alla luce della catastrofica condizione in cui versa la Striscia di Gaza.
itamar ben gvir passeggia sulla spianata delle moschee
Tuttavia, questo rappresenta soltanto l'ultimo atto di istigazione compiuto dalla destra ultraortodossa al governo in Israele, la cui rampante crescita negli ultimi anni segue pericolosi obiettivi politici e imprudenti principi ideologici che stanno già deturpando il volto di Israele e della sua democrazia.
Ce ne siamo resi conto in modo lampante dalla vittoria alle ultime elezioni del 2022 dei partiti della destra religiosa ultranazionalista, affermazione elettorale di una versione estrema del sionismo religioso fortemente anti-arabo e che, unendo l'obiettivo della formazione di uno stato ai dettami della Torah, aspira alla costruzione messianica di un "Grande Israele", esteso dalla Cisgiordania al Mar Mediterraneo, Striscia di Gaza e Cisgiordania incluse.
Tale successo rende, di fatto, il sesto governo Netanyahu il più a destra della storia israeliana, confermando un processo di radicalizzazione del sistema politico e di alcune parti della società israeliana, esploso dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e l'inizio del conflitto a Gaza, probabilmente irreversibile.
E qui ritroviamo proprio Ben Gvir, uno dei principali protagonisti della virata estremista di Israele, leader del partito Potere Ebraico, parte del blocco di estrema destra, passato dall'essere un provocatore religioso di estrema destra, anti-palestinese, a ricoprire una posizione chiave nel governo israeliano.
Colono di Kiryat Arba, uno degli insediamenti più radicali della Cisgiordania occupata (illegali secondo il diritto internazionale), Ben Gvir è stato condannato in Israele per incitamento al razzismo, distruzione di proprietà e possesso di materiale propagandistico legato al partito Kach di Meir Kahane, definitivamente escluso dal parlamento nel 1988 per le posizioni estreme contro gli arabi palestinesi, nei quali lo stesso militava. [...]
L'alleanza ha finito per conquistare la terza quota di seggi in parlamento, superando le aspettative in modo così radicale che Netanyahu si è trovato di fronte alla spiacevole prospettiva di condividere il potere con Ben Gvir. "Odi et amo", come diceva qualcuno, poiché, pur dovendo affrontare i ripetuti attacchi all'esercito e alla propria strategia politica sulla guerra a Gaza, nonché la continua opposizione a qualsivoglia accordo con Hamas, Netanyahu sa che il partito di Ben Gvir serve per mantenersi alla guida del Paese.
E serve così tanto che il primo ministro israeliano gli ha affidato un portafoglio ampliato, che include vaste responsabilità per la sicurezza nazionale e autorità sulle unità di pattugliamento di frontiera in Cisgiordania – quello alcuni definiscono un «esercito privato».
itamar ben gvir e i coloni fanno incursione sulla spianata delle moschee a gerusalemme 2
Proprio il suo sostegno ai violenti coloni che attaccano i villaggi palestinesi in Cisgiordania (tanto quelli musulmani quanto quelli cristiani), le continue visite alla Spianata delle Moschee, per cui il ministro della Sicurezza nazionale non ha mai nascosto le sue aspirazioni a cambiarne lo status quo – a fronte di un Netanyahu che nega tale possibilità – e i continui appelli affinché Israele occupi l'intera Striscia di Gaza e incoraggi «l'emigrazione volontaria» dei palestinesi dal territorio, fanno di Ben Gvir uno degli attori più destabilizzanti per il raggiungimento di una possibile tregua.
È difficile oggi immaginare la possibilità di una nuova ribellione dei palestinesi, affamati a Gaza, bloccati in Cisgiordania. Il pericolo, per Israele, potrebbe, invece, arrivare da un'altra parte: l'affermazione di questa versione estrema del sionismo religioso, destinata a rafforzarsi per diversi fattori sociali, culturali e demografici, potrebbe sfigurare per sempre il volto democratico del Paese che, nella contesa tra nazional-religiosi e secolarizzati, rischia sempre più di smarrire la propria identità.
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Itamar Ben-Gvir