
VIA COL VENETO - L’ACCORDO NEL CENTRODESTRA SULLE CANDIDATURE IN VENETO SAREBBE GIA’ CHIUSO: SI ANDRÀ SUL GIOVANE LEGHISTA STEFANI, LUCA ZAIA NON FARÀ LA LISTA AUTONOMA E IN CONSIGLIO REGIONALE I MELONIANI FARANNO IL PIENO DI ELETTI – VERDERAMI: “IL RITARDO NELL’UFFICIALIZZAZIONE DEL PATTO SAREBBE DETTATO ANCHE DA QUESTO ASPETTO: NUMERI ALLA MANO, LA LEGA DOVREBBE RIDURRE DI DUE TERZI I SUOI SEGGI. E PER EVITARE SCONTRI INTERNI È PREFERIBILE CHIUDERE ALL’ULTIMO MINUTO” – L’IMPORTANZA DEL VOTO NELLE MARCHE: SE IL MELONIANO ACQUAROLI RIUSCIRA’ A CONFERMARSI, GIORGIA MELONI POTRA’ DIMOSTRARE A SALVINI E TAJANI CHE FRATELLI D’ITALIA HA UNA CLASSE DIRIGENTE VINCENTE, DOPO LA SCOPPOLA PRESA IN SARDEGNA DALLO SBIADITO PAOLO TRUZZU (E CONTENERE COSI’ GLI APPETITI DI LEGA E FORZA ITALIA SULLE CANDIDATURE)
Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
FRANCESCO ACQUAROLI GIORGIA MELONI
Fratelli d’Italia non vuole fare la fine del carciofo: non vuole cioè che per le Regionali gli alleati gli sfilino una foglia alla volta tutte le candidature. Che poi la «tattica del carciofo» — citata da La Russa in un colloquio con un dirigente del suo partito — è una vecchia tecnica, spesso adottata durante le trattative: «Invece di discutere il quadro complessivamente, viene chiesto di affrontare le questioni caso per caso. E loro stanno facendo così con noi».
«Loro» sono ovviamente gli alleati, che il presidente del Senato mima nell’andamento dei colloqui: «La Lega oggi dice “il Veneto deve essere nostro”. Domani dirà “il Friuli-Venezia Giulia è nostro”. Dopodomani ci farà sapere che “la Lombardia è nostra”. Magari Forza Italia si metterà a dire “la Sicilia è nostra”. E Fratelli d’Italia?».
Per il partito di maggioranza relativa, il tema non può essere inquadrato come una banale questione di potere. È piuttosto una questione di principio: se FdI accedesse alle richieste degli alleati — questo è il ragionamento — farebbe passare il messaggio che non ha una classe dirigente. Perciò il voto nelle Marche è considerato importante, per questo Meloni invita il suo gruppo dirigente a lavorare pancia a terra: «Lasciamo perdere i sondaggi».
[…] quel test avrà una duplice lettura. Servirà a saggiare lo stato di salute del governo […] E in più servirà a inviare un messaggio agli alleati sulla capacità di FdI di indicare nomi vincenti, dopo la débâcle sarda.
GIORGIA MELONI LUCA ZAIA MATTEO SALVINI
Ecco uno dei motivi che hanno indotto Palazzo Chigi a ritardare la scelta dei governatori per la successiva tornata di fine novembre. Su Puglia e Campania il centrodestra non ripone speranze, se è vero che il centrosinistra — indisturbato — ha già lanciato i suoi candidati. E questo sta producendo tensioni sul territorio, tanto che il forzista Martusciello minaccia di annunciare «un nome» per la Campania la prossima settimana. Ma la sfida interna alla maggioranza si gioca in Veneto. A dar retta alla vulgata «nulla è stato ancora deciso».
ROBERTO VANNACCI RICEVE LA TESSERA DELLA LEGA DA MATTEO SALVINI
[…] In realtà ci sarebbe già un accordo. A sussurrare si farà peccato ma si dice il vero, e così nel centrodestra c’è chi riservatamente spiega che «Giorgia ha interesse a tenere in piedi Salvini, circondato per un verso dal gruppo dirigente storico del Carroccio e per l’altro da Vannacci. Perciò si andrà sul giovane leghista Stefani, Zaia non farà la lista autonoma e in consiglio regionale i meloniani faranno il pieno». Il ritardo nell’ufficializzazione del patto sarebbe dettato anche da questo aspetto: numeri alla mano, la Lega dovrebbe ridurre di due terzi i suoi seggi. E per evitare scontri interni è preferibile chiudere all’ultimo minuto. Sarà.
Ma l’intesa sul Veneto non risolverebbe il problema del «carciofo». A meno che l’accordo non preveda già un cambio di consegne in Lombardia, dove peraltro si potrebbe votare in concomitanza con le Politiche. Una staffetta calcolata su un lasso di tempo di almeno due anni è cosa ardita nel Palazzo, dove si cambia idea ogni due minuti. […] E l’intesa incrocia la mediazione sulla legge elettorale. L’accordo in Veneto tornerebbe utile a Meloni per superare la contrarietà degli alleati sull’indicazione del premier nella scheda, che metterebbe in difficoltà il centrosinistra. […]