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DAGOREPORT - SOTTO L’ALA DEL MASOCHISMO-HARD, IL PD DI ELLY AFFRONTA DOMENICA L'ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLE MARCHE - UN VOTO CHE VEDE IL MELONISSIMO FRANCESCO ACQUAROLI CONTRO UN BIG RIFORMISTA DEL PD, MATTEO RICCI, CHE I SONDAGGI DANNO IN SVANTAGGIO DI UNA MANCIATA DI PUNTI - MOLTO DIPENDERÀ DALL’ASTENSIONE, MALATTIA CHE HA CONTAGIATO UNA BELLA MAGGIORANZA DI ELETTORI DI CENTROSINISTRA, CHE NE HANNO PIENE LE SCATOLE DELLE ZUFFE E SCISSIONI E RIVALITÀ DA COMARI DI COLORO CHE DOVREBBERO DAR VITA A UN’ALTERNATIVA SALDA E UNITA ALL’ARMATA BRANCA-MELONI - PERDERE LE MARCHE PER LA DUCETTA SAREBBE UNO SCHIAFFO TALE CHE L'UNICA ''RICOMPENSA" SAREBBE IL CANDIDATO DI FDI ALLA REGIONE VENETO, DOVE LA LISTA DI LUCA ZAIA, CHE ALLE REGIONALI 2020 INCASSÒ IL 42% DEI VOTI, E' DIVENTATA UNA VARIABILE CHE NE' MELONI NE' SALVINI RIESCONO PIÙ A CONTROLLARE...

matteo ricci schlein

DAGOREPORT

Sotto l’ala del masochismo più tafazziano il Pd di Elly affronta domenica 28 e lunedì 29 settembre il delicatissimo voto per l'elezione del presidente della Giunta regionale delle Marche che inviterà alle urne 1milione e 330mila votanti.

 

Un voto che vede l’attuale detentore del titolo, Francesco Acquaroli, una sorta di controfigura di Giorgia Meloni, contro un big riformista del Partito Democratico, Matteo Ricci, che ad oggi i sondaggi danno in svantaggio di una manciata di punti.

 

ANCONA - COMIZIO DI CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI ACQUAROLI

Molto dipenderà dall’afflusso ai seggi: l’astensione infatti è una malattia che ha contagiato una bella maggioranza di elettori di centro-sinistra, che ne hanno piene le scatole delle zuffe e scissioni e bisticci e rivalità e rancori da comari di coloro che dovrebbero dar vita a un’alternativa salda e unita all’Armata BrancaMeloni.

 

Mentre i leader dei tre partiti di governo, a chiusura della campagna elettorale di Acquaroli, si sono presentati insieme sul palco di Ancona, a far compagnia a Ricci sul palco di Pesaro c’era solo Elly Schlein ma non i compagni di viaggio, Conte e Fratoianni.

 

ELLY SCHLEIN E STEFANO BONACCINI

 

 

Ha ragione a incazzarsi il presidente del Nazareno, Stefano Bonaccini (“A una settimana dal voto delle Marche, finiamola con le liti: allontanano i voti al Pd”), puntando il dito accusatorio su Guerini e Gori, Del Rio e Sensi, passando per Quartapelle e Picierno, che l’hanno pubblicamente detronizzato da leader dell’ala riformista, accusandolo di essere diventato un maggiordomo di sua maestà Elly.

giorgio gori lorenzo guerini filippo sensi marianna madia pina picierno lia quartapelle

 

 

Certo: Lorenzo Guerini ha ragione a sostenere che l’esperienza con Stefano Bonaccini sia fallita, troppo appiattito sulla segretaria, incapace di rappresentare le istanze di un pezzo di partito che non ha più voce, ma sbaglia enormemente sui tempi.

 

Lo poteva benissimo dire alcuni mesi fa quando l’ex governatore dell’Emilia-Romagna, vittorioso tra gli iscritti del Pd ma sconfitto dal voto dei gazebo che issarono l’ignota Elly alla segreteria del Nazareno, si alleò con la gruppettara con una fidanzata e tre passaporti, accettando la carica di presidente del partito e la candidatura alle europee.

 

GIUSEPPE CONTE - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - ANGELO BONELLI - MANIFESTAZIONE PD AVS M5S PER GAZA - FOTO LAPRESSE - FOTO LAPRESSE

Scomunicarlo adesso, a ridosso del dirimente voto marchigiano che ha mobilitato tutto il governo tra comizi, inaugurazioni di ponti e marchette elettorali di circa 70 milioni per raddrizzare le chances di vittoria di Acquaroli, è stato un gesto che ha danneggiato sia la corsa del candidato Matteo Ricci sia la prospettiva di dare agli elettori un’alternativa seria all’Armata BrancaMeloni.

 

Perdere le Marche per Giorgia Meloni sarebbe infatti uno schiaffo che galvanizzerebbe la campagna elettorale del centrosinistra nelle altre regioni chiamate al voto d’autunno (Campania, Toscana, Veneto, Toscana), e spronerebbe alla creazione del fatidico “campolargo” per il grande appuntamento delle politiche del 2027.

 

zaia stefani salvini

 

Se riuscisse il miracolo di Ricci di strappare le Marche ai Fratellini d’Italia, a quel punto una Ducetta furiosa punterebbe direttamente alla presidenza della regione Veneto, alla faccia di Salvini.

 

Il voto marchigiano, infatti, è così rilevante per l’alleanza di governo che, in base al risultato di domenica e lunedì prossimi, si deciderà chi sarà il candidato presidente alle prossime regionali in Veneto, dove la Lista Zaia, che alle precedenti regionali si portò a casa il 42% dei voti, sta diventando una variabile che Salvini non riesce più a controllare.

 

FRANCESCO ACQUAROLI GIORGIA MELONI

Dire che Zaia sia incazzato con il leader azzoppato della Lega, costretto ad appoggiarsi alla stampella di Vannacci, è un eufemismo, essendo stato preso per il culo sul terzo mandato (”Tutto a posto, stai tranquillo: ha parlato con Giorgia”). Per rimettere insieme i cocci, il "Capitone" ha tirato fuori dal cilindro il nome di Alberto Stefani, un enfant prodige veneto che è stato svezzato da Zaia.

 

Anche nel caso che Meloni, vincendo Acquaroli nelle Marche, accettasse il candidato del Carroccio, Zaia non ha nessunissima intenzione di rinunciare a presentare una ‘’Lista per Stefani’’, invisa a Meloni perché ruberebbe una valanga di voti a Fratelli d’Italia.

Matteo Salvini e Luca Zaia

 

Del resto, uscendo dal governo del Veneto, Zaia non ci pensa proprio di dedicarsi alle gondole veneziane ma punta a un posto di rilievo nazionale, che non è quello di sedersi tranquillo su una poltrona di presidente dell’Eni o di altre partecipate di Stato, ma vuole a un incarico politico: il suo sogno nascosto è ministro del Turismo al posto della malconcia Santadechè.

State sintonizzati: prossimamente, ne vedremo delle belle...

 

MATTEO SALVINI E ROBERTO VANNACCI - PONTIDA 2025LA GALASSIA DELLE CORRENTI DEL PD

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