mario sechi conferenza stampa consiglio dei ministro cutro

VADE RETRO STAMPA! – CON L’ARRIVO DI MARIO SECHI A PALAZZO CHIGI, ALLA MODICA CIFRA DI 180MILA EURO ALL’ANNO, GIORGIA MELONI HA INIZIATO AD EVITARE LE CONFERENZE STAMPA: L’ULTIMA È STATA QUELLA FLOP DI CUTRO, CON IL CAPO UFFICIO STAMPA CHE TOGLIEVA LA PAROLA AI COLLEGHI E SI SOVRAPPONEVA ALLA DUCETTA – DA QUEL GIORNO, LA DUCETTA HA MANDATO A PARLARE CON I CRONISTI SOLO I SUOI MINISTRI. UFFICIALMENTE, PER LASCIARE SPAZIO A LORO. REALISTICAMENTE, PER EVITARE ALTRE FIGURACCE…

giorgia meloni a cutro

Estratto dell’articolo di Stefano Iannaccone per “Domani”

 

Il governo Meloni fa fatica a confrontarsi. Che sia con la stampa o con il parlamento, la strategia preferita è quella della fuga. È il prezzo da pagare alle difficoltà di comunicazione, palesate in questi mesi a ogni curva. La stella polare è il caso Cutro: dopo la tragedia, la premier si è inabissata, limitandosi a parlarne il minimo indispensabile ed evitando addirittura di recarsi al palazzetto dello sport di Crotone per rendere omaggio alle bare delle vittime del naufragio.

 

mario sechi parla con i giornalisti a palazzo chigi

Una scelta politica, ma soprattutto di immagine: il timore delle contestazioni ha prevalso sulla funzione istituzionale. E proprio a Cutro, il 9 marzo, si è celebrata l’ultima conferenza stampa, al termine di un consiglio dei ministri, in cui Meloni ha risposto alle domande dei giornalisti.

 

FIGURACCIA A CUTRO

L’organizzazione della passerella-spot è stata approssimativa, persino le luci si sono rivelate inadeguate, con la scena che era troppo buia. Ma almeno la premier ha risposto, tra uno sbuffo e un’espressione infastidita, annunciando che sarebbe andata «volentieri» a portare l’ultimo saluto a chi era morto in mare. Un’intenzione che è rimasta tale.

 

giorgia meloni in conferenza stampa dopo il cdm a cutro

Dopo lo scivolone, è calato il sipario sui confronti tra la leader di Fratelli d’Italia e i giornalisti. Ogni settimana si è tenuto un Cdm, ma in conferenza stampa si sono presentati i ministri. E non si può certo dire che siano mancati i temi rilevanti, come il Documento di economia e finanza, il primo firmato dall’esecutivo che traccia l'agenda economica per i prossimi anni.

 

La motivazione ufficiosa è che Meloni voglia lasciare spazio agli altri componenti della squadra di governo, ma il sospetto è che preferisca svicolare dalle domande sgradite, rivolgendosi agli elettori con il format degli “appunti di Giorgia”. Una comfort zone, senza un contraddittorio.

 

SCIVOLONI IN SERIE

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

Da Palazzo Chigi non mancano imbarazzanti fughe di notizie sui provvedimenti, che richiedono immediate marce indietro, creando confusione tra gli addetti ai lavori. Figurarsi tra le persone comuni. Uno degli ultimi casi si è registrato sul decreto per le assunzioni che aveva generato tante aspettative in merito alla stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione. All’atto pratico, però, il testo non ha previsto nulla di tutto questo.

 

L’elenco prosegue con scivoloni al di fuori dell’ambito istituzionale, come il karaoke di Meloni con Matteo Salvini, alla festa di compleanno del leader leghista. Mentre a Cutro si piangevano i morti annegati, e loro due cantavano.

 

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

E dire che Meloni ha voluto potenziare l’organico in materia di comunicazione. Per questo ha corteggiato a lungo l’ex direttore dell’Agi, Mario Sechi, convocandolo a Palazzo Chigi, in qualità di capo ufficio stampa. Pur di averlo alla sua corte ha messo a disposizione uno stipendio da 180mila euro all’anno. La figura si è incasellata tra le altre già presenti nello staff della presidente del Consiglio, a cominciare dalla portavoce e amica di Meloni, Giovanna Ianniello.

 

DOMANDE SENZA RISPOSTA

L’allergia al confronto non riguarda solo la stampa. Anche in parlamento il governo Meloni fa scena muta, non rispondendo alle interrogazioni arrivate sui tavoli ministeriali. Secondo un rapporto di Openpolis, l'esecutivo ha risposto, fino alla fine di gennaio, solo nel 27,2 per cento dei casi. È il dato più basso dell'ultimo decennio. Il Conte bis aveva un tasso di risposta pari al 30,7 per cento, mentre l’esecutivo di Draghi e il Conte I si attestavano intorno al 33 per cento. […]

 

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