STAPPA IL PRODINO! “L’ITALIA HA PERSO IL SUO RUOLO, IN POLITICA ESTERA HA TRE LINEE: MELONI CON TRUMP, SALVINI CON PUTIN E TAJANI CON L'EUROPA” – PRODI AL PREMIO ISPI AFFONDA IL COLPO CONTRO TRUMP (“LUI ODIA L’EUROPA PERCHÉ È UN IMPEDIMENTO A UN DISEGNO POLITICO NUOVO PER GLI USA, E SPERO TEMPORANEO, IN CUI LA UE È PROPRIO UN IMPICCIO”) E CRITICA L’UNIONE “DEBOLE” CHE “HA FINITO PER ODIARE SÉ STESSA, SUCCUBE DI ORBAN E DEI SUOI VETI” - MA QUANTE LINEE POLITICHE SULLA POLITICA ESTERA CI SONO NEL CAMPO LARGO?
Giovanna Vitale per repubblica.it - Estratti
Non fa sconti a nessuno, Romano Prodi. Nella duplice veste di ex presidente — del Consiglio e della Commissione europea — suona la sveglia alla Ue ma pure all’Italia, impreparate e inermi di fronte all’aggressione di Trump in combutta con Putin.
«Il disprezzo del presidente Usa ha contato sulla nostra progressiva incapacità di decidere, che tanto ha contribuito alla nascita di nazionalismi e populismi in Europa», premette il Professore, intervenendo alla cerimonia di conferimento del premio Ispi 2025, assegnato a lui e a Mario Monti a Milano.
«I recenti avvenimenti fanno capire che la nostra debolezza rende facile il compito di Trump, che sta voltando le spalle alla storia del suo stesso Paese, odia la democrazia e vede il futuro del mondo in un rapporto diretto tra oligarchi o dittatori, o chiamateli poteri assoluti», constata amaro. «È quello che sta facendo e farà anche in futuro, dall’Ucraina a qualsiasi altro orizzonte del mondo».
Convinto, l’ex premier, che non sia frutto di improvvisazione, bensì una strategia mirata a sovvertire l’ordine globale. Il che spiegherebbe il suo enorme rancore: «Lui odia l’Europa perché è un impedimento a un disegno politico nuovo per gli Usa, e spero temporaneo, in cui la Ue è proprio un impiccio», taglia corto Prodi.
È stata però la stessa vittima a favorirlo, quell’Unione europea che «in questi anni ha finito per odiare sé stessa, succube di Orban e dei suoi veti», insiste il Professore, «resa più fragile dalla debolezza del motore franco-tedesco che l’ha sempre retta, tradizionalmente aiutata dall’Italia». È stata dunque l’avanzata delle destre continentali a spianare la strada alla controffensiva americana.
Per cui, «se ora non ricostruiamo un’unità di azione forte tra Francia e Germania, il destino dell’Europa è segnato», conclude amaro Prodi. Riservando l’affondo finale al nostro governo: «È possibile avere una politica estera in cui la presidente del Consiglio ha costantemente privilegiato i rapporti con Trump, il ministro degli Esteri con l’Europa, l’altro vicepremier con la Russia? Un dilemma anche questo, tra quelli che abbiamo per il futuro».
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ROMANO PRODI A OTTO E MEZZO
romano prodi e massimo d alema foto mezzelani gmt10
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