1. ANCHE “LA REPUBBLICA” DI RENZI DA UNA PITTURATA ALL’ARROGANZA DEL ROTTAM’ATTORE 2. FRANCESCO MERLO: “QUALCUNO DEVE PUR DIRE A RENZI CHE CI VUOLE SCIENZA E UMANITÀ NELLO SCEGLIERSI IL GRIMALDELLO CON CUI SFASCIARE UN VECCHIO MONDO. COSÌ COME L’ORRENDO PARTITO DI PLASTICA DI BERLUSCONI UMILIÒ LA GRANDE TRADIZIONE DEL MODERATISMO ITALIANO, ORA IL PARTITO-SALSAMENTERIA (SPONSOR DI “EATALY” DI FARINETTI, NDR) E LA ROTTAMAZIONE, NON PIÙ DEI DINOSAURI MA DEI DISSIDENTI E DEI NON PLAUDENTI COME FASSINA, STA UMILIANDO LA STORIA DELLA SINISTRA ITALIANA’’ 3. “PER ESSERE PIÙ CHIARI: SI CAPISCE CHE RENZI COMBATTA LA VECCHIA NOMENKLATURA, MA FASSINA È NUOVO QUANTO LUI. E FORSE NELL’IMPRINTING E NEL MARCHIO D’ORIGINE, IL BERLINGUER DI QUELLO DOVREBBE CONTARE ALMENO QUANTO IL FONZIE DI QUESTO”

Francesco Merlo per La Repubblica

Dunque il Pd che ostenta lo snack Eataly non sta più per "Partito democratico", ma per "Panino democratico". E il «Fassina chi?» con cui Renzi ha liquidato il viceministro è rivelatore di un'arroganza pericolosissima. Di sicuro c'è un sapore di complicità commerciale in quel marchio Eataly esibito sul pranzo a sacco («packed lunch» lo chiama Renzi) durante la pausa (anzi il «break») della riunione della segreteria. E c'è la solita protervia del parvenu della roba Calogero Sedara nel prendere finalmente possesso dei palazzi maltrattando gli antichi proprietari.

Qualcuno deve pur dire a Renzi che ci vuole scienza e umanità nello scegliersi il grimaldello con cui sfasciare un vecchio mondo. Così come l'orrendo partito di plastica di Berlusconi umiliò la grande tradizione del moderatismo italiano, ora il partito-salsamenteria e la rottamazione, non più dei dinosauri ma dei dissidenti e dei non plaudenti come Fassina, sta umiliando la storia della sinistra italiana. Per essere più chiari: si capisce che Renzi combatta la vecchia nomenklatura, ma Fassina è nuovo quanto lui. E forse nell'imprinting e nel marchio d'origine, il Berlinguer di quello dovrebbe contare almeno quanto il Fonzie di questo.

E non si era mai vista, neppure ad Arcore, la pubblicità del cibo dell'uomo-marketing, l'amico Oscar Farinetti che sarà pure di sinistra ma è innanzitutto un imprenditore del cibo che deve vendere anche panini. Sono più buoni? Facciamo un concorso? Ci sono mozzarelle che lasciano tra i denti anche un po' di etica e sfilacci di diritti civili? «È un Rinascimento in salsa tonnata» è stata la folgorante definizione dello scrittore Tomaso Montanari, che non è Roberto Gervaso, e non è neppure il povero Fassina, che ieri si è dimesso.

Siamo in Italia e anche la spocchia ha la sua tradizione e i suoi precedenti. Ebbene nel «Fassina chi?» si riverbera il supponente «Michele chi?» che, pronunziato (da Enzo Siciliano, ndr) contro Santoro, negò la stessa evidenza della tv, quella di essere popolare, e ritorna anche il «Craxi chi?» che costò ad Occhetto la sconfitta definitiva.

Rischia davvero, il segretario, di sciupare il cambiamento, sia con gli sbotti di boria, sia con lo stile. È infatti comprensibile che voglia (e debba) farci dimenticare il sigaro di Bersani, dell'uomo solo al comando che si aggrappava a un boccale di birra, e quella odiosa scenografia da apparato, tempi contingentati, verbali, documenti, emendamenti, dipartimenti, un potere fatto di asprezze nascoste e distanze incolmabili.

E dobbiamo pure riconoscergli che è necessario anche fuggire dal loden di Monti, dalla posa saccente della sobrietà dei tecnici bagnata dalle lacrime della Fornero. E ancora c'è l'incubo delle cene politiche ad Arcore con la regia del cuoco Michele sino al degrado del bunga bunga e al quadretto dei fidanzatini di Peynet con il cane Dudù tra le braccia.

E però la scenografia giovanilistica di Renzi sta volgendo subito al kitsch, con quei grandi cartoni di cibo griffato e quel dettaglio di piccola onestà ostentata: «abbiamo pagato con i nostri soldi», «sono costati solo 17 euro». E anche il tavolo ingombro di cavetti, iPhone e computer Mac, più che a una sessione politica faceva pensare al tavolo nerd di Wikileaks, un "tu vo' fa' l'americano" senza più il risarcimento finale dei maccheroni.

E c'è pure il nome Renzi sul muro, con la R stilizzata, che aveva già scatenato i sarcasmi dei militanti ("webnauti" nel gergo "easy" del nuovo Pd). Sembrano scopiazzature delle scene di Altman sull'America, dove il presidente- parodia è sempre sponsorizzato, spinto da interessi privati. Viene in mente lo stemma della casa reale sulla senape Colman's, sul sale marino Maldon, sullo zucchero Tate & Lyle, sul te Twinings, sugli impermeabili Barbour. La formula è: By Appointment to Her Majesty the Queen.

Ha ragione Fassina: Renzi si autocelebra e si fa del male rendendo "cool" il panino di Farinetti, anzi «la filosofia Farinetti» corregge lui. Non capisce che così scimmietta il Berlusconi che sponsorizzava il risparmio Mediolanum del suo amico Doris. Tutto può diventare pubblicità, tranne - ci pareva - la segreteria del Partito democratico. E si sa che si comincia con la mozzarella e si finisce con la paccottiglia, le penne biro, le calze, il dentifricio e il piumino Moncler che, ha detto Renzi, «non è più da paninari » così come il giubbotto a chiodo non è più la divisa del bullo ma l'abito del progressista.

Matteo Renzi va salvato dalla deriva outlet, ma anche dall'abuso di anglicismi da blackberry, i cui ultimi vagiti sono il "job act" e la "civil partnership". Già ci aveva fatto sorridere la convocazione delle riunioni alle 7.30 a. m., con tutta quella retorica sul mattino che ha l'oro in bocca.

Erano questi gli orari andreottiani, tipici dei padroni delle preferenze, Gaspari, Gava e tutta la Dc austera che così fregava i gaudenti nottambuli socialisti, Martelli e De Michelis, i quali andavano a letto quando cominciava la riunione: «coricati presto e levati di buon mattino / se vuoi gabbare il tuo vicino».

Del resto anche la retorica sulla fattività del politico instancabile ha una sua storia in Italia, che ricade su Renzi: dalla luce accesa tutta la notte nell'ufficio di Palazzo Venezia, all'Andreotti che riceveva alle cinque del mattino davanti alla porta della chiesa, al Berlusconi che faceva leggenda delle notti passate in bianco a lavorare per poi addormentarsi durante il giorno, e ci sono pure le macchiette come il liberale Costa, che non era mai "fuori stanza", sino al fantuttone Brunetta.

Anche la bicicletta, infine, che è un mezzo meraviglioso, sta diventando un vezzo di nuovismo, la parodia dell'essere alla mano. Il nuovista pedala, straparla l'inglese (che in realtà non conosce abbastanza) e insulta tutti, ma soprattutto i galantuomini come Fassina.

Se si escludono qualche timido tweet di solidarietà (Chiara Geloni), e l'intervento di Cuperlo, che è stato suo avversario ed esige «il rispetto delle persone», solo Matteo Orfini ha parlato chiaro, semplice e diretto: «Renzi, sei il segretario del Pd, basta fare il guascone». Il silenzio degli altri, tutti renziani entusiasti dall'obbedienza pronta, cieca e assoluta, in un solo pomeriggio ha invecchiato il cambiamento. Il conformismo infatti è l'abito più antico del potere, l'ermellino che consacra la regalità provvisoria del vincitore di passaggio.

 

RENZI COME JUSTIN BIEBER RENZI dalemaStefano Fassina e Matteo Orfini Matteo Renzi RENZI FARINETTI RENZI FARINETTI renzi vignettaFONZIE RENZI STEFANO FASSINA E FRANCESCO BOCCIA

Ultimi Dagoreport

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…

donald trump tulsi gabbard vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVONO LE AGENZIE DI SPIONAGGIO A TRUMP E PUTIN? - ANZICHÉ PROTEGGERE LA SICUREZZA DELLO STATO, ANTICIPANDO RISCHI E CRISI, OGGI LA MISSIONE DI CIA E FBI IN AMERICA E DI FSB, SVR, GRU IN RUSSIA, È DI REPRIMERE IL DISSENSO CONFERMANDO IL POTERE - CIRO SBAILÒ: ‘’PER LA PRIMA VOLTA, IL VERTICE POLITICO NON SI LIMITA A INDIRIZZARE: PUNTA A SVUOTARE LA FUNZIONE DELL’INTELLIGENCE, RIDUCENDOLA A UNA MACCHINA DI STABILIZZAZIONE POLITICA AD USO PERSONALE...’’

ali larijani khamenei vladimir putin xi jinping

A TEHERAN QUALCOSA STA CAMBIANDO – SI NOTANO CURIOSI MOVIMENTI NEL SISTEMA DI POTERE IRANIANO: MENTRE RICOMPAIONO VECCHI VOLPONI COME ALI LARIJANI, STA NASCENDO UN NUOVO CENTRO DECISIONALE NON UFFICIALE, A GUIDARE LE MOSSE PIÙ DELICATE DEL REGIME. I PASDARAN PERDONO QUOTA (LA LORO STRATEGIA È FALLITA DI FRONTE ALL’ANNIENTAMENTO DI HEZBOLLAH, HAMAS E ASSAD), AVANZA UN “CONSIGLIO OMBRA” DI TRANSIZIONE, CON IL CONSENSO DI KHAMENEI – “L’ASSE DEL MALE” CON RUSSIA E CINA PROSPERA: TEHERAN HA BISOGNO DELLE ARMI DI PUTIN E DEI SOLDI DI XI JINPING. ALLA FACCIA DI TRUMP, CHE VOLEVA RIAPRIRE IL NEGOZIATO SUL NUCLEARE…

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM