1. LETTA È FUGGITO A LONDRA, MA I PASTICCI FATTI CON SACCOMANNI RESTANO: LA UE IMPALLINA IL DECRETO BANKITALIA, BASE DELLA STRATEGIA DEL VECCHIO GOVERNO SULL’IMU! 2. LA COMMISSIONE EUROPEA VUOLE CAPIRE DAL TESORO SE CI SIANO STATI AIUTI DI STATO ALLE BANCHE. POTRANNO DIRGLIELO I NUOVI DIRIGENTI LETTIANI SCELTI DA PADOAN: ROBERTO GAROFOLI, FABRIZIO PAGANI E SOCI, CHE VENGONO TUTTI DA PALAZZO CHIGI 3. SE LA UE OBBLIGA IL GOVERNO A RISCRIVERE IL DECRETO, RENZI AVREBBE LA CERTEZZA DI AVER EREDITATO DAL SUO PREDECESSORE UN’EREDITÀ POLITICAMENTE RADIOATTIVA 4. LA MAGAGNA SOLLEVATA DA “REPUBBLICA”, TESORO E UE COSTRETTI A CONFERMARE

1 - BANKITALIA, LETTERA UE AL TESORO SOSPETTO AIUTO DI STATO DIETRO IL DECRETO
Federico Fubini per "La Repubblica"


La lettera è partita pochi giorni fa e, visto che l'impatto può essere dirompente, l'ha fatto in punta dei piedi. Ma è difficile che l'atterraggio sia altrettanto morbido: la Commissione Ue vuole capire dal Tesoro se, dietro la rivalutazione delle quote di Bankitalia, non ci siano aiuti di Stato agli istituti. Fosse così, il decreto che rivaluta il capitale di Palazzo Koch andrebbe riscritto. E il premier Matteo Renzi avrebbe la certezza di aver ereditato dal suo predecessore un'eredità politicamente radioattiva. A maggior ragione se Beppe Grillo continuerà a usarla per accusare il governo e le authority di colludere con i grandi banchieri.

Per ora Bruxelles non salta alle conclusioni, perché l'esame del caso Bankitalia è appena agli inizi. Tutto è partito dal ricorso alla Commissione da parte dell'eurodeputato dell'Idv Niccolò Rinaldi (gruppo Alde) sulla rivalutazione del capitale della Banca d'Italia. In realtà però i guardiani della concorrenza che lavorano per il vicepresidente della Commissione, lo spagnolo Joaquin Almunia, avevano inevitabilmente notato l'operazione su Via Nazionale.

È dunque molto probabile che avrebbero comunque cercato di capirci qualcosa di più, anche perché la posta in gioco è elevata. Proprio in questi mesi le grandi banche italiane sono sottoposte all'esame sulla qualità e la tenuta dei loro bilanci da parte della Banca centrale europea e dell'Eba, la European Banking Authority. E dall'estate scorsa le nuove disposizioni di Bruxelles impongono perdite sugli azionisti o i creditori degli istituti in caso di aiuti di Stato: se il decreto su Bankitalia non passasse il controllo dei guardiani della concorrenza, si aprirebbe uno dei casi più difficili di sempre nel rapporto fra l'Italia e Bruxelles.

L'ex ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni non ha mai notificato a Bruxelles il decreto Bankitalia (poi convertito in legge) come un caso di possibili sussidi pubblici. Ma il testo contiene misure che in Commissione europea non sono passate inosservate. Le quote di Via Nazionale sono rivalutate da 300 milioni di lire (il valore fissato all'origine, nel 1936) a 7,5 miliardi di euro e viene proibito a qualunque azionista di detenere più del 3% del capitale.

Poiché Intesa San Paolo oggi ha il 30,3% e Unicredit il 22,1% e anche Generali, Cassa di Risparmio di Bologna, l'Inps e Carige sono sopra la soglia, per loro si prospetta una plusvalenza dalla vendita delle quote in eccesso. Sulla base della rivalutazione fissata dal decreto Intesa incasserebbe 2 miliardi di euro e Unicredit 1,6 miliardi. In entrambi in casi sarebbe il doppio o comunque molto più dell'utile netto per il 2013, anche se il flusso in entrata varrà solo sul bilancio del 2015.

In base all'esame di Bruxelles, i profili di aiuto di Stato potrebbero nascondersi a vari stadi dell'operazione. Si tratta di capire se la rivalutazione delle quote, con il passaggio di risorse da riserva a capitale di Bankitalia, permette alle banche socie un rafforzamento ingiustificato del loro patrimonio. Dato che il decreto Saccomanni prevede che Via Nazionale possa distribuire undividendo annuo fino al 6% del valore di ogni singola quota, stimato in 25 mila euro, Bruxelles vorrà anche capire se è corretto che le riserve della banca centrale siano da considerare risorse distribuibili ai soci. Questi punti sono già stati sollevati nell'interrogazione di Rinaldi alla CommissioneUe.

Poi c'è l'aspetto forse più delicato, l'opzione che Bankitalia ricompri le quote rivalutate dai suoi stessi azionisti. L'istituto centrale, recita il testo di legge, «può acquistare temporaneamente le proprie quote (...) con modalità tali da assicurare trasparenza, parità di trattamento e salvaguardia del patrimonio». In altri termini, se Intesa, Unicredit, Generali o altri non riescono a vendere sul mercato i loro titoli, li può comprare Bankitalia stessa con il vincolo di rivenderli a un prezzo che non comporti per lei delle perdite. Qui rischia di annidarsi un aiuto di Stato, in base ai dubbi presenti a Bruxelles, perché Palazzo Koch rafforza le banche socie direttamente con le proprie risorse. La Banca d'Italia invece si considera solo un tramite fra entità private, dato che compra le quote a prezzi non di favore e poi si impegna a rivenderle.

L'esame della Commissione non sarà solo un atto dovuto, ma una verifica approfondita. E potrebbe tener conto anche della forte irritazione delle banche estere attive in Italia per il trattamento fiscale che il decreto riserva agli azionisti italiani di Bankitalia. La plusvalenza dovuta alla rivalutazione del capitale viene tassata al 12,5%, come si fa con i titoli di Stato, e non al 20% come invece succede per gli altri strumenti finanziari: un trattamento fiscale incomprensibilmente di favore, secondo le banche estere. Inoltre, Bruxelles vorrà capire se è corretto per il diritto comunitario che il decreto vieti a società europee di diventare socie di Bankitalia. Nella campanella che Enrico Letta ha passato a Renzi pochi giorni fa, rischia di nascondersi un ultimo regalo a sorpresa.

2 - L'UE CHIEDE CHIARIMENTI SULLE QUOTE DI BANKITALIA. IL TESORO: "STIAMO VALUTANDO LA LETTERA"
Da Repubblica.it


Il Tesoro conferma: Bruxelles ha chiesto chiarimenti sull'operazione di rivalutazione delle quote di Bankitalia e adesso - spiegano - "il ministero sta ora valutando". La Commissione europea ha infatti chiesto alle autorità italiane "maggiori informazioni sul decreto legge del 30 novembre 2013 che introduce cambiamenti nel capitale e negli azionisti di Bankitalia, per valutare se contiene aiuti di Stato ad alcune banche": lo fa sapere l'antitrust Ue, spiegando che per ora è solo una richiesta di chiarimenti.

Di certo c'è che la lettera è partita pochi giorni fa e, visto che l'impatto sarebbe stato dirompente, l'ha fatto in punta dei piedi. Ma è difficile che l'atterraggio sia altrettanto morbido: la Commissione Ue vuole capire dal Tesoro se, dietro la rivalutazione delle quote di Bankitalia, non ci siano aiuti di Stato agli istituti. Fosse così, il decreto che rivaluta il capitale di Palazzo Koch andrebbe riscritto. E il premier Matteo Renzi avrebbe la certezza di aver ereditato dal suo predecessore un'eredità politicamente radioattiva.

A maggior ragione se Beppe Grillo continuerà a usarla per accusare il governo e le authority di colludere con i grandi banchieri. 
Per ora Bruxelles non salta alle conclusioni, perché l'esame del caso Bankitalia è appena agli inizi. Proprio in questi mesi le grandi banche italiane sono sottoposte all'esame sulla qualità e la tenuta dei loro bilanci da parte della Banca centrale europea e dell'Eba, la European Banking Authority.

In base all'esame di Bruxelles, i profili di aiuto di Stato potrebbero nascondersi a vari stadi dell'operazione. L'esame della Commissione non sarà solo un atto dovuto, ma una verifica approfondita. E potrebbe tener conto anche della forte irritazione delle banche estere attive in Italia per il trattamento fiscale che il decreto riserva agli azionisti italiani di Bankitalia.

 

SACCOMANNI E LETTA LETTA E SACCOMANNI images RENZI E DELRIORENZI E LETTAENRICO LETTA E BARROSO case e catasto bankitaliaIMU

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann mirja cartia dasiero theodore kyriakou

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”