MACELLERIA CUBANA A LIGNANO - LIDIA RAVERA “A SANGUE FREDDO”: LISANDRA SENTE IL RUMORE DELLE OSSA DEL CRANIO DEL POVERETTO CHE VANNO IN FRANTUMI E GLI TAGLIA LA GOLA PER FARLA FINITA, POI ACCOLTELLA LA MOGLIE - GIOVANI CONTRO ANZIANI? FACOLTOSI COMMERCIANTI CONTRO RAGAZZOTTI SENZA UNA LIRA? IN QUALCHE MODO SI DEVE SPIEGARE TUTTO QUEL SANGUE IN PIÙ….

Lidia Ravera per il "Fatto quotidiano"

Rosetta e Paolo Burgato hanno un negozio a Lignano Sabbiadoro. "Vendono coltelli", dicono le cronache (gli altri articoli casalinghi del negozio, sono meno suggestivi), hanno una sessantina d'anni, ma vengono definiti "gli anziani coniugi". Non sono un uomo e una donna, sono ‘gli anziani'.

Il loro commercio è florido, tengono 50mila euro in casa, in casa tengono anche moneta fuori corso per un valore di 60 milioni, ma su questo dettaglio nessuno si interroga (feticismo della banconota? Collezionismo?). Nelle foto lei sorride, giovanile, sotto la frangetta nera, lui ammicca, gli occhi allegri dietro gli occhiali. Gente serena, regolare.

Hanno buoni rapporti con i vicini, come il gelataio Enzo, che si è sposato una cubana (agli italiani piacciono molto, organizzano interi charter per andare a prendersele. Con quattro soldi te le porti a casa) e ha accolto i suoi due figli, Lisandra e Reiver, nati da due diversi matrimoni: 21 anni lei e 24 lui. Grossa e tarchiata lei, una montagna di ciccia lui. "Giovani e brutti", si potrebbe dire, ma non si dice. Perciò: giovani e basta. Giovani contro anziani? Facoltosi commercianti contro ragazzotti senza una lira? In qualche modo si deve spiegare tutto quel sangue in più.

A Reiver, disoccupato da quando il patrigno gelataio si è stancato di lui e di Lisandra, servono i soldi per volare a Cuba, dove sta per nascere il suo secondo figlio (nel duplicarsi sono più precoci dei giovani italiani): guadagnarli, chiederli o rubarli? Rubarli pare, lì per lì, l'opzione più rapida. Meno rognosa. Così Reiver e Lisandra si recano, nottetempo, a casa dei facoltosi Burgato.

Niente di personale, un furto come un altro. Loro hanno i soldi, noi no. Noi prendiamo i loro soldi. Pensandosi furbi, i due occultano le loro riconoscibili fattezze. Sotto la felpa e i calzoni della tuta , lei pensa di nascondere anche il suo sesso. Indossano guanti da moto e passamontagna, fanno la voce roca e gli occhi cattivi. Non pensano che i Burgato (non tutti gli ‘anziani coniugi' sono sordi o dementi) possano riconoscerli comunque. Quando li riconoscono e li chiamano per nome ("Reiv, lasciaci stare!", implora lui), firmano la loro condanna a morte.

Se la vittima di un furto è in grado di testimoniare, è la galera. E allora bisogna uccidere. I due giovani, da balordi, così balordi da non aver trovato i 50mila euro nascosti in casa, si trasformano , dunque, in assassini. Non, però, in assassini per obbligo, costretti a uccidere per non essere smascherati, bensì in assassini sanguinari, spietati, crudeli. L'ubertosa Lisandra tiene ferma Rosetta Burgato, sente la testa di Paolo Burgato cozzare ritmica contro una parete, la signora si agita, urla, scalcia. La violenza vera non è di gomma, non è asettica come la grafica di un videogioco.

Picchiare , anche se si è grossi e forti, uccide con lentezza, in un crescendo di rumori molesti: il crac delle ossa che si spaccano, preghiere soffocate, rantoli. Nella villetta le forze non si equivalgono: una donna e un uomo di 20 anni, una donna e un uomo di 60. Due armati e due no. Due pronti ad agire e due presi alla sprovvista. È la ragazza a mettere fine alla fatica di massacrare a mani nude. E lo dichiara, fra lo sgomento degli addetti a interrogarla: "Ho preso il coltello più grande che avevo appoggiato per terra e ho tagliato il collo al signor Burgato e poi ho accoltellato la signora".

Una confessione smaccatamente autolesionista. Perché si è presa tutta la colpa? Il fratellastro è riuscito ad arrivare a Cuba (con le poche centinaia di euro che la sorella ha estratto dalla borsetta della vittima?), verrà beccato ed estradato, ma non dovrà rispondere delle coltellate letali, quelle se le è accaparrate la sorellina.

Per fargli un servizio, come capita talvolta alle ragazze, oppure perché aver compiuto quell'atroce macello, si configura, comunque, come un'impresa di cui andare fiera? Non si tratta di "stupidità del male", come hanno scritto, quanto dell'incapacità di riconoscerlo, questo male nuovo, figlio del freddo e del vuoto, il male di chi non riesce a vedere nella vulnerabilità degli altri, il riflesso della propria.

 

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