LA “MANI PULITE” UCRAINA NON È UNA COINCIDENZA – PERCHÉ L’INCHIESTA PER CORRUZIONE CHE HA SPUTTANATO MINISTRI E IMPRENDITORI VICINI A ZELENSKY HA SUBITO UN’ACCELERAZIONE IMPROVVISA PROPRIO ORA? “LA STAMPA”: “È PROBABILE CHE QUALCUNO A KIEV PRESAGISCA LA FINE DEL CONFLITTO, O PIUTTOSTO UN SUO ‘CONGELAMENTO’, CON LA CONSEGUENTE RIATTIVAZIONE DI UNA LOTTA POLITICA IBERNATA (O QUASI) DA QUATTRO ANNI. E FORSE NON È UN CASO CHE LE INTERCETTAZIONI DI NABU VENGANO PUBBLICATE IN RUSSO, LINGUA BANDITA DAGLI SPAZI UFFICIALI DOPO L'INVASIONE…”
Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “La Stampa”
[…] L'inchiesta Midas, lanciata dalle procure speciali Nabu e Sap, ha portato alla luce il più grande scandalo di corruzione dall'inizio della guerra contro la Russia, una "Mani pulite" ucraina, tra tangenti, appalti truccati, raccomandazioni e milioni di dollari dirottati in dacie fuori Kyiv e in offshore legati anche a Mosca.
I "nastri di Mindich" - le registrazioni fatte dagli inquirenti nell'appartamento del 46enne imprenditore amico e socio di Volodymyr Zelensky fin dai tempi in cui faceva l'attore - contengono nomi di personaggi molto altolocati, e potrebbero nasconderne altri.
oleksiy chernyshov Volodymyr Zelensky
Mentre continuano a scattare le manette ai polsi dei dirigenti della società statale Energoatom, e due ministri si sono già dimessi, i giornali pubblicano gustosi dettagli sull'amicizia della moglie di uno degli indiziati, l'ex vicepremier Oleksiy Chernyshov, con la first lady Olena.
I magistrati della Nabu annunciano una prossima indagine al ministero della Difesa, e a Kyiv serpeggia la voce che nel registro degli indagati sia stato iscritto anche il braccio destro di Zelensky, il capo del suo staff Andriy Yermak.
Stavolta però il presidente ha imparato la lezione: dopo il maldestro tentativo di ridurre l'autonomia delle procure anticorruzione, che nell'agosto scorso aveva portato molti kyiviani in piazza, nonostante gli allarmi aerei, stavolta si presenta come il più implacabile nemico dei corrotti.
andriy yermak volodymyr zelensky
Nessuna difesa degli indagati, nessuna accusa ai magistrati, anzi: dimissioni per i ministri, manette per i funzionari e sanzioni per Timur Mindich e il suo socio Oleksandr Zukerman, scappati in Israele.
La premier Yuliia Sviridenko ha annunciato una revisione globale di tutte le società a partecipazione statale, e tutti gli esponenti del governo parlano di ineluttabilità della punizione per i corrotti.
Una posizione che ha spinto il portavoce della Commissione Ue Guillaume Mercier a complimentarsi con gli ucraini, dichiarando che il caso Midas è un segno che il sistema funziona, più che un sintomo di fallimento.
Che lo scandalo a Kyiv non abbia messo in dubbio il sostegno europeo all'Ucraina, lo si vede anche dallo stanziamento dell'ennesima porzione di aiuti da Bruxelles, ai quali si sono aggiunti ieri 500 milioni di dollari di armi che i Paesi dell'Est e del Nord Europa acquisteranno negli Usa per conto di Zelensky.
Ma quello di Midas resta comunque uno scandalo imbarazzante, anche per il momento in cui scoppia.
La situazione sul fronte si è aggravata negli ultimi giorni, con i russi in avanzata sia a Pokrovsk che nella regione di Zaporizhzhia, passi di pochi chilometri che però segnalano la difficoltà della difesa ucraina.
Ma soprattutto, i traffici di Mindich e dei suoi soci di Midas ruotavano essenzialmente intorno a una società energetica, e scoprire - proprio mentre le città ucraine, dopo i bombardamenti russi delle centrali elettriche, restano al buio anche per 12 ore di fila tutti i giorni - che dei soldi destinati alla rete elettrica potrebbero essere stati dirottati nella costruzione di dacie (nemmeno troppo sgargianti) per gli amici degli amici, è qualcosa che suscita molta rabbia.
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Ma per il politologo Viktor Andrusiv, consigliere di Zelensky agli esordi, lo scandalo Midas è anche un segno positivo: «Una testa del mostro è stata tagliata, le altre non avranno scampo, dopo la guerra, abbiamo tutto, le registrazioni, le prove, i servizi segreti che sanno».
La resa dei conti dunque viene solo rinviata: il patto di ferro per proteggere il presidente volto della resistenza non viene messo in discussione da nessuno. Il Paese è in guerra, la minaccia è altrove, e «i nostri da difendere non sono in via Hrushevsky, ma al fronte», ricorda Andrusiv, che comunque vorrebbe che lo scandalo spingesse Zelensky a sbarazzarsi di alcuni personaggi nel suo entourage, e di fare entrare nell'esecutivo «la nuova élite che si è formata in guerra», per riguadagnare la fiducia, in attesa che la fine delle ostilità renda possibili nuove elezioni.
La vera domanda infatti, per certi versi, è proprio questa: chi ha deciso di accelerare i tempi e perché? È evidente che colpire un presidente-simbolo come Zelensky - peraltro attraverso i suoi portaborse, senza mai formulare accuse precise nei suoi confronti - in un momento così delicato della guerra non può essere una coincidenza, e il caso Midas non è frutto di un'indagine di ordinaria amministrazione.
È probabile che qualcuno a Kyiv presagisca la fine del conflitto, o piuttosto un suo "congelamento", con la conseguente riattivazione di una lotta politica ibernata (o quasi) da quattro anni. E forse non è un caso che le intercettazioni di Nabu vengano pubblicate in russo, lingua bandita dagli spazi ufficiali dopo l'invasione: è naturale che Mindich e i suoi complici parlino russo - lingua madre di numerosi ucraini soprattutto dell'Est, Zelensky incluso - in privato, mentre discutono i loro affari loschi. Ma pubblicare le loro conversazioni, condite di turpiloquio nella lingua del nemico, significa anche mandare un messaggio a quella parte dell'opinione pubblica che ha sempre considerato il presidente e i suoi uomini troppo "moscoviti".




