di maio conte salvini

I MANOVRATORI DELLA MANOVRA – SALVINI E DI MAIO GIOCANO PER UN GIORNO DA SEPARATI IN CASA, MA ALLA FINE ANCORA UNA VOLTA VINCE L’AMORE (E IL LEADER DELLA LEGA): CRONACHE DI ORDINARIA FOLLIA – ALLA FINE NON SI CAPISCE BENISSIMO COSA C’È DAVVERO NELLA LEGGE DI BILANCIO. MA FORSE PROPRIO QUESTO ERA LO SCOPO DELLA SCENEGGIATA MESSA IN ATTO DAI VICEPREMIER, RIVOLTA AI PROPRI CLIENTI ELETTORALI

1 – DI MAIO TENTA IL BLITZ SULLE PENSIONI ALTE MA SALVINI LO FERMA

Estratto dell’articolo di Alberto Gentili per “il Messaggero”

 

di maio conte salvini

(…) La giornata che ha portato al varo, in serata, del decreto fiscale e della manovra di bilancio è una giornata da separati in casa. Alle 10.30 del mattino è prevista una riunione di maggioranza, con il premier Conte, i due vicepremier, il ministro Giovanni Tria (blindato dalla Lega), Laura Castelli e Massimo Garavaglia, il sottosegretario Giancarlo Giorgetti.

 

EUROPE THE FINAL COUNTDOWN

Obiettivo: provare, nonostante la zuffa, a trovare un'intesa. Salvini però non si presenta. E' a Monza per un incontro con gli imprenditori e ci resta (va anche a farsi visitare il polso slogato), mandando segnali di avvertimento agli alleati: «Sulla pace fiscale vado fino in fondo. Agli amici grillini dico: saldo e stralcio è nel contratto di governo. E quello vale». Poi, tanto per far capire che aria tira, piccona il reddito di cittadinanza caro ai 5stelle: «Questo Paese non ha bisogno di assistenza, ma di lavoro vero».

 

L'AVENTINO GRILLINO

SALVINI DI MAIO

Di Maio, chiuso nella sua stanza, avverte Conte: «Se passa il condono si rischia la crisi, i miei non li tengo». E decide di disertare anche lui il vertice per manifestare plasticamente il dissenso. Tanto più che Roberto Fico lo marca stretto: «Condono fiscale? Non ne ho letto...».

 

Conte prova a mediare. Chiama Salvini. Gli chiede di rientrare a Roma e di mostrarsi «flessibile». «Okay, ma con calma...». La stessa preghiera è rivolta a Di Maio. Il capo 5stelle però non arretra: «Non metterò piede nel vertice finché non sarà stata fatta chiarezza sulla pace fiscale. Io un condono non lo voto! Il nero deve essere lasciato fuori».

 

di maio conte salvini tria 1

Nel summit, che va avanti a stento, i 5stelle tentano il blitz. Di Maio, per bocca della Castelli, chiede di inserire nel decreto fiscale il taglio alle pensioni più alte, in modo di renderlo immediatamente operativo. Arriva lo stop della Lega: «La misura andrà solo nella manovra», fa sapere Giorgetti. Che ottiene anche un ridimensionamento della sforbiciata: non più i 3 miliardi in tre anni annunciati dai grillini, ma 1 miliardo.

 

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

La situazione per le altre misure si sblocca alle quattro di pomeriggio, quando Salvini arriva a palazzo Chigi e Di Maio esce finalmente dalla sua stanza. Parte il vertice con i due vicepremier, Conte, etc. Nella sala dove si svolge la riunione i volti sono tesi, le parole taglienti. Salvini difende l'ampiezza della pace fiscale. Di Maio lotta per restringerla.

 

DI MAIO SALVINI

Dopo un nuovo, lungo, bisticcio arriva il compromesso. Ed è una mezza vittoria per la Lega: sì alla pace fiscale, con la cancellazione del dovuto fino a mille euro, sì alla dichiarazione dei redditi integrativa per chi l'ha presentata inesatta. E sì al tetto a 100 mila euro per il nero di cui si pagherà il 20%. Insomma, il condono c'è, anche se limitato. Di Maio prova a vendere l'intesa come un successo: «Ci siamo accordati sul fatto che per gli evasori ci sarà la galera». E con i suoi rivendica: «Sono riuscito a mettere il tetto a 100 mila euro per il nero, abbiamo annacquato la loro condono. Così com'è stato reso complicato non sarà usato».

Salvini, avendo vinto ai punti, sportivamente preferisce esultare per essere riuscito ad anticipare di due mesi quota 100 per le pensioni: «Partirà a febbraio e sarà senza penalizzazioni». E detta in una nota a vertice ancora in corso: «Mantenute le promesse, faremo la Fornero, la flat-tax, Equitalia».

 

(…)

 

SALVINI DI MAIO CONTE BY SPINOZA

2 – UNA «MANOVRA DEL POPOLO» TUTTA DISPETTI E SCENEGGIATE

Laura Cesaretti per “il Giornale”

 

M i si nota di più se vado o se non vado? L' immortale quesito morettiano di Ecce Bombo è diventato in questi giorni lo slogan dei vicepremier alle prese col pasticciaccio della manovra. Domenica Salvini è rimasto a bere birra in giro per il Trentino, mentre Di Maio era in tv da Barbara D' Urso, e intanto a Palazzo Chigi gli altri ministri si agitavano attorno a confuse bozze di codoni fiscali, redditi di cittadinanza «geografici», liste di pensioni da decurtare o da anticipare.

 

Il copione si è ripetuto ieri mattina, con Salvini in Lombardia e Di Maio chiuso da qualche parte a Palazzo Chigi con il muso, che al vertice presieduto dall' impotente Conte mandava per sfregio personaggi del calibro di Fraccaro e Laura Castelli.

 

(…)

 

di maio conte salvini tria

I leghisti, già afflitti da mal di pancia sul «sovietico» reddito di cittadinanza, attaccano lo «scippo» delle pensioni ideato dal M5s per raccattare (dai calcoli a casaccio di Di Maio) «un miliardo di euro». Poi nel pomeriggio le due primedonne decidono di appalesarsi al vertice finale di maggioranza, e a sera, mentre inizia il Consiglio dei ministri, arriva l' annuncio: tutto andrà bene, l' amore trionferà anche questa volta. «Con gradualità e coraggio continuiamo a mantenere le promesse: Fornero, flat tax, Equitalia: anche su questi temi siamo il cambiamento», proclama Salvini, ignorando del tutto le pretese grilline.

 

(…)

SALVINI DI MAIO CONTE

 

Alla fine, capire cosa ci sia davvero nella manovra e nei collegati, con che stanziamenti e che coperture, e chi abbia vinto o perso è arduo. E forse proprio questo era uno degli scopi della lunga sceneggiata messa in atto dai vicepremier, per far crescere la tensione attorno alla «manovra del popolo» e far vedere ai rispettivi clienti elettorali quanto entrambi siano virilmente decisi a difendere le loro promesse di benefici a pioggia, e ad ostacolare quelle degli alleati.

DELVOX TRIA SALVINI DI MAIO

 

Quel che appare certo è che, quando si arriva alla «roba», siano le misure economiche variamente clientelari da mettere in manovra, o siano le nomine Rai su cui ieri Lega e Cinque Stelle si sono accapigliati in modo furibondo, l' alleanza gialloverde inizia a vacillare.

 

Con il premier Conte spettatore del tutto ininfluente del braccio di ferro tra i suoi e il ministro Tria relegato nell' angolo a cercare disperatamente coperture per far fronte agli azzardi dei due capipartito in cerca di consensi.

 

SALVINI DI MAIO CONTE SALVINI DI MAIOMATTEO SALVINI LUIGI DI MAIOsalvini di maio

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

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