alberto bianchi matteo renzi maurizio belpietro

PERCHÉ RENZI HA TANTA PAURA DEL VOTO? – BELPIETRO BULLIZZA IL BULLO: “IL PASSAGGIO ALLE URNE MISUREREBBE REALMENTE IL VERO PESO DEL SUO PARTITO, CHE RICORDA DA VICINO L’AIR FORCE RENZI: COSTA MOLTO MA NON VOLA” – “MA HA UN PROBLEMA PIÙ GRAVE: L’INDAGINE SU ALBERTO BIANCHI NON È PER TRAFFICO DI INFLUENZE MA PER FINANZIAMENTO ILLECITO. PER IL REFERENDUM NON BASTAVA UN SÌ, MA ANCHE I SOLDI CHE…”

 

Maurizio Belpietro per “la Verità”

 

maurizio belpietro direttore del quotidiano la verita (2)

Per chi non l'avesse capito, Matteo Renzi non vuole andare a votare. Il leader di Italia viva lo ha ribadito anche ieri in un' intervista al Corriere della Sera. Alla cronista del quotidiano che lo interpellava in merito all' instabilità di governo, l' ex presidente del Consiglio ha spiegato che le elezioni non si possono fare, perché regalerebbero il Colle alla Lega, ossia per una volta farebbero in modo che al Quirinale salisse un presidente non eletto dalla sinistra.

 

matteo renzi a porta a porta 1ALBERTO BIANCHI

Non abbiamo dubbi che il senatore di Scandicci abbia a cuore la scelta del futuro capo dello Stato. Tuttavia siamo certi che sia pure molto interessato a evitare un passaggio alle urne che misuri realmente il vero peso del partito che ha messo insieme radunando un certo numero di voltagabbana.

 

Non passa giorno che Renzi non compaia in video, al microfono di una radio o sulla prima pagina di un quotidiano. Ma secondo i sondaggisti Italia viva rimane al palo, cioè sotto il 5 per cento, più o meno quello che pesava nei tempi d' oro l'Italia dei valori, il partito che Antonio Di Pietro mise in piedi candidando Domenico Scilipoti e Antonio Razzi. Tanto per capirci, l' Udc di Pierferdinando Casini racimolava di più, per non parlare poi di Rifondazione comunista con il parolaio rosso Fausto Bertinotti. Insomma, più parla e si agita e più Renzi rimane inchiodato appena sopra la soglia di sbarramento del Rosatellum, ossia alla quota che dà diritto all' accesso in Parlamento.

ALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHI

 

L' ex presidente del Consiglio non ha però solo il problema del consenso che non decolla (quello del suo partito ricorda da vicino l'Air Force Renzi: costa molto ma non vola), da ieri ne ha anche un secondo e ben più grave. Si tratta di alcune paginette vistate dai giudici del tribunale del Riesame di Firenze.

 

maurizio belpietro veronica gentili (2)

Ai giudici si erano rivolti i legali di Alberto Bianchi, ossia dell' avvocato che per anni è stato considerato l' eminenza grigia del Giglio magico. Il professionista, oltre a sedere in importanti consigli di amministrazione, alcuni dei quali conquistati dopo l' ascesa al trono di Palazzo Chigi del Rottamatore, era presidente della fondazione Open, ossia della cassaforte del renzismo, un'associazione che aveva il compito di promuovere la Leopolda e di conseguenza lo stesso Renzi.

ALBERTO BIANCHI

 

Nei mesi scorsi Bianchi è finito nel mirino della Procura del capoluogo toscano, che lo ha indagato per traffico d' influenze, o per lo meno così all' inizio pareva. Sta di fatto che i pm hanno spedito gli ufficiali di polizia giudiziaria a sequestrare le carte della fondazione, contestando al renzianissimo avvocato un finanziamento passato da una società del gruppo Toto (autostrade ed energia) alla stessa Open.

patrizio donnini

 

In principio il legale si era difeso dicendo che quella somma in realtà non aveva nulla da spartire con la fondazione del Rottamatore, ma si trattava di una parcella, ossia di un compenso professionale, che lui aveva dirottato nelle casse della società del Giglio magico solo per evitare che la cassaforte della Leopolda finisse in rosso. Poche centinaia di migliaia di euro, che alla fine la fondazione gli aveva restituito. Quindi, vista la partita di giro, Bianchi aveva chiesto la restituzione delle carte e degli archivi informatici che i pm gli avevano sequestrato, rivolgendosi al tribunale del Riesame. E qui sta la novità, ossia le paginette di cui sopra.

MATTEO RENZI SINDACO DI FIRENZE

 

In pratica, non solo i giudici hanno rigettato la richiesta, ma hanno messo nero su bianco una serie di dettagli che fino a ieri erano ignoti, tra i quali un giro di denaro assai più consistente di quello che era lecito immaginarsi. Già, perché tra una parcella e l'altra lo studio legale di Alberto Bianchi avrebbe incassato 3 milioni comprensivi di tasse.

matteo renzi a porta a porta

 

Di questi, 200.000 sarebbero finiti alla fondazione Open, mentre altri 200.000 sarebbero stati destinati al comitato nazionale per il referendum costituzionale «Basta un sì». Spiega il tribunale del Riesame: tenuto conto del profilo temporale e dell' entità delle somme versate, le operazioni appaiono «dissimulatorie di trasferimento diretto di denaro da Toto costruzioni generali a fondazione Open».

 

MATTEO RENZI

Tradotto: trattasi di finanziamento illecito. Non è finita: i giudici aggiungono che nello stesso periodo - siamo sempre nel 2016, anno domini della riforma costituzionale che doveva consacrare Renzi presidente d'Italia - anche Patrizio Donnini, legato alla fondazione Open da rapporti economici, come Bianchi ha incassato congrui bonifici.

Per l' esattezza, 4 milioni e 356.000 euro, non noccioline. E anche Donnini, l'uomo delle campagne elettorali di Matteo Renzi, è stato munifico con il comitato nazionale per il referendum costituzionale «Basta un sì», staccando un assegno da 122.000 euro.

E guarda caso i soldi arrivavano sempre dal gruppo Toto.

 

maurizio belpietro con matteo salvini (1)

Conclusione, i magistrati respingono le obiezioni dei legali di Alberto Bianchi, ma soprattutto svelano che l' indagine a carico dell' avvocato non è per traffico d'influenze, bensì per finanziamento illecito. Insomma, non «bastava un sì», come ripeteva Matteo Renzi in campagna referendaria. Servivano anche i soldi e qualcuno avrebbe provveduto a versarli. La fondazione era Open: ma ai contributi in denaro.

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…