MELONI COL FIATONE SUL COLLE! DOPO LA SVEGLIA ALLE REGIONALI, LA PREMIER HA FRETTA DI CELEBRARE IL REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA. MA LA DATA INDICATA DA NORDIO (ENTRO’ LA PRIMA META’ DI MARZO) È UNA FORZATURA RISPETTO ALLE NORME. E SE SI ACCORCIANO I TEMPI DELLA RACCOLTA DELLE FIRME, SI RISCHIA UN ALTRO STRAPPO COL COLLE DOPO L’ARTICOLO DELLA “VERITÀ” SUL PRESUNTO COMPLOTTO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI – “LA STAMPA”: “LA MORALE DELLA FAVOLA È POLITICA. TUTTO QUESTO TRAMESTIO DI DATE, SOMMATO ALLA DISCUSSIONE SULLA LEGGE ELETTORALE, SOMMATO AL FATTO CHE SI TORNA A PARLARE DI PREMIERATO, CI RACCONTA IL PUNTO ESATTO IN CUI SI TROVA GIORGIA MELONI. SPARISCONO GOVERNO E ITALIA REALE. IL PRIMATO È DEL CALCOLO POLITICO ATTORNO AL POTERE, DA MANTENERE E RIDISEGNARE”
Alessandro De Angelis per "la Stampa" - Estratti
Era già tutto previsto. Annunciato nei comizi, il premierato risuscita anche nell'agenda parlamentare.
Annunciata, a sconfitta ancora calda nel Sud, la legge elettorale, ecco la sollecitazione da parte del presidente del Senato. L'ultimo tassello della "grande forzatura" lo esplicita il guardasigilli Carlo Nordio: "Il referendum sulla giustizia si terrà entro la prima metà di marzo, secondo i nostri calcoli".
E allora, per capire calcoli e strappi anche su questo terreno, occorre partire dalla norma, e da una lunga consuetudine. Prevede, una volta approvata in via definitiva la legge, un processo in tre fasi. Prima: tre mesi dalla pubblicazione in Gazzetta per raccogliere le firme tramite parlamentari, cittadini Regioni.
Secondo: verifica della regolarità delle medesime da parte della Cassazione entro 30 giorni:
giorgia meloni e sergio mattarella - consiglio supremo della difesa
Terzo: indicazione del voto da parte del presidente della Repubblica su deliberazione del cdm. La data si può fissare in una domenica compresa tra il 50esimo e il 70esimo giorno successivo al decreto.
(...)
Ora l'intenzione del governo. Interpellati sulla data di metà marzo, a via Arenula ci spiegano che le firme dei parlamentari sono già state depositate e l'ufficio centrale della Cassazione ha già dato l'ok.
Quindi si può procedere, senza aspettare la raccolta delle firme popolari, anche perché, al momento, non c'è. Bene, però non si può escludere che qualcuno si possa cimentare nell'impresa, visto che ormai è possibile raccogliere le firme online.
Né si può escludere che si mettano all'opera cinque Regioni, in questo caso di centrosinistra, schierato sul no. E' ininfluente dal punto di vista della convocazione delle urne, ma comunque rappresenta l'esercizio di un diritto. Detta in modo un po' grezzo: se qualcuno le raccoglie e nel frattempo viene fissata la data, la Cassazione dice "scusate, il governo ha chiuso lo sportello?".
Andiamo al punto. Giorgia Meloni ha fretta. Il calcolo politico suggerisce: "Prima è, meglio è", per evitare rischi. Si sa, spesso, più che l'oggetto nei referendum conta il clima che si viene a creare. Lo sa bene Matteo Renzi, che nel 2016 verificò la stessa possibilità di accorciare i tempi, fissando la data a ottobre prima delle elezioni americane. Sentiva che l'aria stava cambiando e che, tra le altre cose, la prima elezione di Donald Trump sarebbe stata un amplificatore della rivolta anti-establishment.
Il Quirinale, proprio in base alla norma inerente alla raccolta delle firme popolari (allora in progress), sconsigliò caldamente. E si andò al 4 dicembre. Analogo sondaggio col Colle finora non è stato fatto da palazzo Chigi ma è assai probabile che Sergio Mattarella non abbia cambiato idea. E che quindi Giorgia Meloni si troverà davanti al dilemma che investe i suoi rapporti col Quirinale, peraltro dopo le note vicende.
La morale della favola è tutta politica. Tutto questo tramestio di date, sommato alla discussione sulla legge elettorale, sommato al fatto che si torna a parlare di premierato, ci racconta il punto esatto in cui si trova Giorgia Meloni. Priorità e agenda di qui alla fine della legislatura. Spariscono governo e Italia reale. Il primato è del calcolo politico attorno al potere, da mantenere e ridisegnare.
IL VIDEO CON CUI GIORGIA MELONI, NEL 2018, CHIEDEVA LA MESSA IN STATO D'ACCUSA DI SERGIO MATTARELLA
IL VIDEO CON CUI GIORGIA MELONI, NEL 2018, CHIEDEVA LA MESSA IN STATO D'ACCUSA DI SERGIO MATTARELLA


