giorgia meloni - la margaret thatcher della garbatella - meme

"LA MELONI E’ AL BIVIO: VUOLE DIVENTARE LA NUOVA THATCHER O RESTARE UNA VECCHIA MISSINA?" CAPPELLINI: "LA PREMIER CONTINUA LA SUA SPERICOLATA OPERAZIONE DI DOPPIA PERSONALITÀ: STATISTA ALL’ESTERO, VOCIANTE PROPAGANDISTA SU MIGRANTI E DIRITTI. LA SUA VOCE SI ABBASSA FINO AL SILENZIO SOLO QUANDO C’È DA PRENDERE POSIZIONE SU VICENDE COME IL CASO VANNACCI: ANCORA SI ATTENDE UNA SUA PAROLA A SOSTEGNO DEL MINISTRO DELLA DIFESA CROSETTO - L’UNICA VIA CHE PUO' CONSENTIRE A MELONI DI NON RESTARE TAGLIATA FUORI IN EUROPA È…"

Estratto dell'articolo di Stefano Cappellini per “la Repubblica”

 

GIORGIA MELONI - LA MARGARET THATCHER DELLA GARBATELLA - MEME

Osservando i contorsionismi di Giorgia Meloni, aspirante leader conservatrice in Europa e persistente “capatrena” sovranista in Italia, molti e da tempo sostengono che si avvicini per lei il tempo delle scelte forzate: o la prima o la seconda, o nuova Thatcher o vecchia missina. Una terza posizione, espressione pur cara a Marcello De Angelis e altri vecchi amici della presidente del Consiglio, non sembra data.

 

Tuttavia Meloni continua a dare l’idea di non voler scegliere e anzi di continuare a oltranza la sua spericolata operazione di doppia personalità: da una parte la sorridente e conciliante statista delle comparsate a Bruxelles e delle visite alla Casa Bianca, che dopo le Europee della prossima primavera punta a sedersi al tavolo che conta; dall’altra la vociante propagandista che su molti temi, dai migranti ai diritti, appare decisa a restare indistinguibile da quell’ultradestra che nell’Unione europea è ancora considerata, a buona ragione, impresentabile.

guido crosetto giorgia meloni parata del 2 giugno 2023

 

In patria la voce di Meloni si abbassa fino al silenzio solo quando c’è da prendere posizione su vicende come il caso Vannacci: ancora si attende una sua parola a sostegno del ministro della Difesa Guido Crosetto, che pure di Fratelli d’Italia è fondatore, rimasto solo nel governo e nel partito a prendere le distanze dalle farneticazioni sessiste e razziste del generale spacciate da coraggioso controcanto al pensiero unico globalista. A spacciarle per tali, del resto, è anche buona parte del corpaccione di FdI e del suo elettorato storico.

 

Può funzionare il giochino dello sdoppiamento? Meloni, evidentemente, è convinta di sì. A meno di non pensare che in questo suo barcamenarsi tra destra europea e destra oppiacea, nel senso del Colle romano che ospitava la storica catacomba postfascista, conti più il richiamo della foresta che una strategia lucida e razionale.

giorgia meloni e l uso della parola strategico video il foglio 1

 

Di certo pesa il timore che i compromessi e i dietrofront che Meloni ha dovuto effettuare a Palazzo Chigi, mai ammettendoli, costino a FdI una perdita di consenso a vantaggio di alleati che, vedi Matteo Salvini, hanno meno problemi, o anche nessuno, a parlare come agli spensierati e comodi tempi dell’opposizione, quando le sparate elettorali o le polemiche di giornata non avevano bisogno di adeguarsi né al principio di continenza né, soprattutto, a quello di realtà. Ma proprio i sogni di gloria internazionale rischiano di mettere Meloni davanti a uno schianto di sistema.

 

Lasciamo stare il velleitario obiettivo di spostare gli equilibri della Ue dopo le Europee con un asse tra i Popolari e i Conservatori di cui Meloni è presidente: una suggestione mai stata concreta, sepolta ben prima che l’insuccesso elettorale dei neofranchisti di Vox ponesse l’ultima e più pesante lapide sull’idea. Per Meloni appare stretta anche la strada per diventare comunque azionista della nuova Commissione. Un coinvolgimento ufficiale dei Conservatori nella futura coalizione di governo europea è molto improbabile. Anche se il suo gruppo non è isolato da un cordone sanitario come quello di cui fa parte la Lega e da cui eruttano gli umori dei lepenisti e dei neonazi tedeschi di Afd, resta una pregiudiziale forte per la presenza nella compagnia di formazioni estremiste e ben poco europeiste.

giorgia meloni

 

L’unica via che potrebbe consentire a Meloni di non restare tagliata fuori e di esprimere un commissario di peso, più Raffaele Fitto che il cognato Francesco Lollobrigida, appare quella di un coinvolgimento diretto di Fratelli d’Italia. Una ipotesi, coltivata dai cristiano democratici tedeschi, che comunque costringerebbe la presidente del Consiglio a rompere con parte della sua famiglia politica, dove convivono formazioni nazionaliste e ultraliberiste, quasi tutte di Paesi marginali, a parte i polacchi del Pis (che in autunno devono affrontare le elezioni politiche).

 

A Meloni interessa trovare un modo per non sciupare il buon consenso che FdI realisticamente incasserà anche alle Europee. Si profila dunque un’altra prova di equilibrismo o, se preferite, di schizofrenia dissimulata: campagna estremista in Italia per non perdere un solo voto del forziere sovranista e posa moderata in Europa per capitalizzare a dovere il risultato delle urne.

 

fitto meloni

(…) La formula di lotta e di governo funziona finché non diventa chiaro anche agli elettori più ben disposti che inscenare la lotta a ogni occasione, anche a costo di andare come ieri a battibeccare sui profili social della leader dell’opposizione, è soprattutto un modo per non governare davvero. Pure qui, in fondo, resta forse una eco dei complessi di famiglia: la destra missina ha trascorso così tanti anni a invocare il diritto di governare da aver rimosso che ora è un dovere. Per giunta, non esercitabile con quelle antiche tiritere vittimiste ancora buone per vendere su Amazon libri autoprodotti, contro il pensiero unico delle minoranze.

raffaele fitto giorgia meloni ROBERTO VANNACCI giorgia meloni raffaele fitto 2 giugno 2023

 

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."