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“GIORGIA MELONI NON È LA VOCE DELL’EUROPA” – LA VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UE, LA SOCIALISTA TERESA RIBERA, PRENDE LE DISTANZE DAL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DELLA DUCETTA: “GLI INTERESSI DELLA UE NON SONO ESPRESSI DA QUALCUNO MOLTO PIÙ VICINO IN TERMINI POLITICI A TRUMP DI ALTRI LEADER. MELONI CERCA ACCORDI PER L’TALIA? I TRATTATI MOSTRANO CHI HA LE RESPONSABILITÀ, CREDO SIA IMPORTANTE RISPETTARLI” – IL MESSAGGIO ALLE BIG TECH: “DOBBIAMO IMPEDIRE CONCENTRAZIONI CHE POSSANO DIVENTARE MONOPOLI” – IL DAGOREPORT: C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP UE…

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Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

Teresa Ribera Rodriguez

Teresa Ribera, ex vicepresidente del governo di Madrid, socialista, è la prima vicepresidente della Commissione europea. Nelle sue mani, l’Antitrust e buona parte della vigilanza sui colossi digitali americani.

 

I leader del Big Tech chiedono a Donald Trump di spingere perché Bruxelles allenti regole o inchieste sui loro gruppi. Lei che farà?

«Siamo vincolati dalla legge a proteggere un piano di gioco equilibrato, mercati funzionanti e i consumatori contro eventuali abusi. Conta per i consumatori europei come americani. […]  Vogliamo che i benefici siano disponibili a tutti. È importante essere in grado di impedire concentrazioni che possano diventare monopoli potenzialmente dannosi per consumatori e concorrenti.

 

È un equilibrio delicato. Rispettare e far rispettare le regole non è contro nessuno. Non le applicheremo in modo diverso per alcuni. Abbiamo lavorato bene con l’Antitrust americana sin dai tempi del primo mandato di Trump. Aspettative diverse non hanno molto senso, al contrario».

 

DONALD TRUMP E GIORGIA MELONI A MAR-A-LAGO

All’inaugurazione di Trump, nessun invito ai rappresentanti dell’Unione europea. Ma c’era una lista di antieuropei…

 «Sono una donna di pace e cooperazione. Credo che lo Stato di diritto, la diplomazia, la gentilezza, l’educazione contino. Tutti sono liberi di invitare chi vogliono a un evento di rilievo. È vero che siamo abituati a essere parte di questi riconoscimenti e credo sia un modo saggio e carino di rendere omaggio alle democrazie. Ma, ovvio, Trump ha diritto di invitare chi preferisce e non dovremmo farne chissà quale problema.

 

Semmai possiamo ricordare a tutti, incluso il popolo americano, che noi europei siamo i più impegnati nella difesa della libertà, dei diritti e della cooperazione in questo mondo così piccolo che richiede che tutti uniscano le forze. Saremmo più che felici nel rispondere a messaggi che ci invitano a lavorare insieme».

 

[…]

 

ursula von der leyen giorgia meloni - foto lapresse

La Ue è il tempio del multilateralismo. Trump invece vuole lavorare solo da governo e governo...

«Può essere parte delle sue preferenze, ma ci sono anche argomenti solidi per difendere un ordine internazionale basato sulla cooperazione. Sono serviti decenni per garantire migliori possibilità di pace e prosperità, lavorando agli stessi tavoli con regole comuni. Certo che non è perfetto. Ma il mondo non è fatto di uno, due o tre Paesi. Sono più numerosi i Paesi che credono nella cooperazione, di quelli che preferiscono lavorare su accordi bilaterali che potrebbero riflettere solo la posizione del più forte».

 

GIORGIA MELONI ALL INAUGURATION DAY DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP

Giorgia Meloni è stata invitata all’inaugurazione di Trump. Parla a nome della Ue o cerca accordi per l’Italia?

«I Trattati mostrano chi ha le responsabilità, credo sia importante rispettarli per restare uniti. Poi ci sono le famiglie politiche, dunque un leader può sentirsi più a suo agio con un altro della sua stessa famiglia. Ma certo la voce e gli interessi della Ue non sono espressi da qualcuno che pure è piuttosto rispettato e probabilmente molto più vicino in termini politici a Trump di altri leader. Anche le procedure contano per la legittimità, altrimenti rischiamo di minare le nostre capacità e il nostro sistema».

 

Dunque per la Ue a livello di leader parlano solo Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio António Costa?

«Parleranno se l’altro, dall’altra parte, vuole parlare. Ma sì, sono loro. E l’Alto rappresentante per la politica estera per le sue questioni».

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