MISSIONE FALLITA: LA FINE DI UNA SPIA “MEDIOCRE” E VENDICATTIVA

Ronen Bergman, Julia Amalia Heyer, Jason Koutsoukis, Ulrike Putz e Holger Stark per "Der Spiegel" (Traduzione di Carlo Antonio Biscotto)
Distribuito da The New York Times Syndicate

L'agente del Mossad Ben Zygier è stato trovato impiccato nella sua cella dalle guardie carcerarie alle 8 e 19 del mattino. La cella era divisa in due parti: in una il letto, un tavolino e un cucinotto, nell'altra la doccia e la toilette. Tre telecamere tenevano il detenuto sotto stretto controllo, ma nessuno si accorse che da oltre un'ora Zygier era scomparso dai monitor.

Quando le guardie lo trovarono nella doccia, il suo corpo si stava già raffreddando. Una morte tutt'altro che dignitosa per un ardente sionista che aveva giurato di difendere Israele. "Nostro compito era tenerlo in isolamento, non impedirgli di suicidarsi", è stato il cinico commento di una delle guardie.

Zygier era ospite del carcere di massima sicurezza di Ayalon, a Rambla, nella periferia nord-orientale di Tel Aviv. Ad Ayalon ci sono 700 detenuti e 260 guardie carcerarie. Ai detenuti del braccio di massima sicurezza non è consentito andare in sinagoga né in palestra. Zygier è morto nella cella 15, riservata ai nemici dello Stato. In questa stessa cella ha soggiornato anche Yigal Amir, l'assassino del primo ministro Rabin.

Ed è proprio come "nemico dello Stato" che Zygier sarà ricordato negli annali della storia israeliana. Zygier è morto da oltre due anni, ma solo ora cominciano a circolare informazioni più attendibili sul suo caso che ha fatto scalpore creando imbarazzo sia al governo israeliano sia a quello australiano. In Israele il caso è stato protocollato come "segreto di Stato", ma questo non ha impedito che circolassero molte ipotesi, compresa quella secondo cui Zygier sarebbe stato assassinato.

L'infanzia in Australia e la partenza per il kibbutz
Dopo una ricerca durata alcuni mesi, condotta in Germania, Israele e Australia e dopo aver parlato con i suoi amici e alcuni colleghi, possiamo raccontare la vera storia dell'agente Zygier. Ben Zygier ha fatto arrestare diversi informatori libanesi che fornivano informazioni al Mossad e ha fatto quello che mai nessun agente del Mossad aveva fatto prima: tradire il suo Paese.

La sua è la storia di un giovane che voleva diventare un eroe e che, avendo fallito, si è suicidato. Ben è nato e cresciuto in un quartiere nella periferia di Melbourne. Suo padre Geoffrey, che aveva la fama di ebreo tradizionalista, era un commerciante agiato e Ben ha potuto frequentare le migliori scuole ebraiche della città entrando a far parte di Hashom Hatzair, una organizzazione giovanile sionista di sinistra.

Dopo il diploma ha studiato Legge alla Monash University manifestando la sua intenzione di trasferirsi in Israele. "Non mi sorprese che avesse il fegato di fare qualcosa di più avventuroso che aprire uno studio di avvocato a Melbourne", ha commentato Corolyn Creswell, amica di famiglia e sua insegnante di inglese. Nel 1994 arriva al kibbutz di Gazit ai piedi delle colline della Galilea. Nell'ufficio del kibbutz ci riceve Daniel Leiton, 40 anni e un marcato accento australiano: "Ben era una persona incredibile", dice. "Sempre allegro e amichevole". Zygier e Leiton si erano conosciuti a Melbourne sul finire degli anni 80 quando erano entrambi già sionisti.

Leiton è presente quando Ben sposa la sua ragazza israeliana. L'ha visto per l'ultima volta a Melbourne nel 2010, poco prima del suo arresto. C'era qualcosa di strano nel suo comportamento? Sembrava preoccupato? "No", risponde Leiton. "Era lo stesso di sempre. Non riesco a credere che possa essersi suicidato. Non mi sembrava il tipo". Ha mai pensato che fosse un agente del Mossad? Leiton non replica, ma è visibilmente a disagio.

Nel kibbutz Ben Zygier non faceva che parlare del sogno sionista, ricorda Lior Brand. Secondo Brand, Ben era "intelligente, colto e aperto" ed era pronto a difendere Israele a tutti i costi. Insomma un tipo perfetto per il Mossad. Da decenni il leggendario servizio segreto israeliano conduce una guerra silenziosa contro i nemici di Israele. Nel 2008 agenti del Mossad hanno ucciso a Damasco Imad Mughniyah, comandante di Hezbollah, e nel 2010 hanno assassinato a Dubai Mahmoud al-Mahbuh, comandante di Hamas. Per portare avanti questa guerra il Mossad ha continuamente bisogno di reclutare nuovi agenti.

Uomini come Zygier, cittadini di un Paese al di sopra di ogni sospetto e in grado di viaggiare senza attirare l'attenzione, sono preziosi per il Mossad. Inoltre la legge australiana consente di cambiare nome con facilità. Secondo le autorità australiane Zygier era in possesso di tre diversi passaporti. Zygier si laurea in Legge a Melbourne e comincia a fare pratica in uno studio legale, ma nel 2003 si trasferisce a Tel Aviv ed entra in uno dei più prestigiosi studi legali del Paese.

Nel frattempo aveva già preso contatto con il Mossad e con il ministero della Difesa. Entrare nel Mossad non è facile. I servizi passano al setaccio la vita di tutti i familiari del candidato e lo sottopongono a scrupolosi esami psicologici. "Cerchiamo di eliminare i soggetti mentalmente instabili", spiega uno psichiatra del Mossad. "I nostri agenti debbono essere sicuri ma non aggressivi, coraggiosi ma debbono sapere cosa è la paura, aperti ma capaci di tenere la bocca chiusa", aggiunge Motti Kfir, ex responsabile dell'addestramento al Mossad.

Uno degli esercizi consiste nel toccare il centro di un cerchio con la punta del dito avendo un occhio bendato. In realtà è impossibile e chi ci riesce vuol dire che ha imbrogliato. L'esercizio serve a vedere se il candidato è onesto. Nel 2003 Zygier passa tutti i test e il Mossad lo inserisce in un programma di addestramento intensivo della durata di un anno dove impara, tra l'altro, tecniche di manipolazione e di falsificazione dei documenti. Nel 2005 la prima missione in Europa. Zygier deve infiltrare aziende che hanno rapporti commerciali con Iran e Siria. Il suo obiettivo è una azienda dell'Europa meridionale.

L'azienda in questione ha rapporti con società iraniane ed è perfetta per reclutare informatori in Iran. Zygier riesce a farsi assumere in contabilità. "Era chiarissimo che Zygier non aveva alcuna competenza in questo campo", ha dichiarato a metà marzo a Londra l'amministratore delegato dell'azienda. "Ma aveva enormi capacità e nel giro di pochissimo tempo imparò tutto quello che serviva".

Zygier fa rapidamente carriera e inizia a partecipare direttamente alle trattative con i clienti. L'amministratore delegato ricorda che era rapidissimo nell'eseguire i compiti che gli venivano assegnati. Ma nota anche qualcos'altro: Zygier non sembra interessato al suo lavoro tanto da mettere a rischio consolidati rapporti d'affari con alcuni clienti di vecchia data. "Alla fine del 2006 fummo costretti a licenziarlo", dice l'amministratore delegato. Zygier ha esperienze analoghe con altre aziende.

Dopo l'Europa meridionale, il Mossad lo manda in Europa orientale dove sostanzialmente la sua missione ha risultati considerati fallimentari dai vertici del Mossad che nell'estate del 2007 lo richiamano a Tel Aviv. "Non era né particolarmente bravo né particolarmente inadatto. Era semplicemente mediocre", dichiara un ufficiale addetto alla sicurezza. E così Zygier viene degradato da agente operativo a passacarte.

Il Mossad è diviso in tre dipartimenti: il "Keshet" (arcobaleno) che si occupa di operazioni di sorveglianza e pedinamenti; il "Caesarea" che effettua operazioni sul campo all'estero e il "Tsomet" (incrocio) che gestisce le risorse e analizza le informazioni. Zygier viene assegnato al dipartimento Tsomet presso il quartier generale. Il suo lavoro qui è di tipo burocratico. Nulla a che vedere con lo spionaggio. Gli uffici di Tsomet somigliano a quelli di un qualunque ministero. In passato i dipendenti erano suddivisi in piccole unità; oggi invece tutti hanno accesso a tutte le informazioni e questo rende più facile il compito di un eventuale traditore.

Nelle prime ore del mattino del 16 maggio 2009, unità speciali libanesi fanno irruzione in casa di Ziad al-Homsi, nella zona occidentale della valle della Bekaa, e arrestano il 61enne al-Homsi con l'accusa di essere un agente israeliano. Per molti libanesi l'arresto di Ziad al-Homsi è un duro colpo e una sorpresa, non solo perché è stato il sindaco della sua città per anni, ma anche per essersi distinto durante la guerra civile da lui combattuta con coraggio contro le forze israeliane. I suoi amici e sostenitori non riescono a credere a quello che emerge dagli interrogatori nelle settimane successive all'arresto: Ziad al-Homsi era una spia israeliana dal 2006 e per i servigi resi aveva incassato la somma di 100 mila dollari.

Il nome in codice di Al-Homsi per il Mossad era "Indiano" e il verbale dell'interrogatorio chiarisce la sua importanza. Ziad al-Homsi aveva il compito di cercare di fornire agli israeliani informazioni sul nascondiglio dove da anni vive il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah. Ovviamente gli israeliani volevano arrivare a Nasrallah per assassinarlo.

La vittoria di Hezbollah contro le spie in Libano
I capi di accusa nei confronti di Ziad al-Homsi rivelano quanto complicate siano le procedure per reclutare agenti stranieri. Un cinese di nome "David" si era presentato a Al-Homsi spacciandosi per un dipendente del Municipio di Pechino e rappresentante di una azienda cinese desiderosa di stabilire rapporti commerciali. In occasione di un incontro in Libano, "David" aveva invitato Al-Homsi a Pechino a una fiera dicendogli che l'invito veniva direttamente dal governo cinese.

Dopo il viaggio a Pechino c'erano stati altri incontri a Bangkok. Nel frattempo i cinesi avevano concesso al libanese un compenso mensile di 1.700 dollari. Poi avevano cominciato a fare domande. Per esempio gli avevano chiesto cosa sapeva di tre soldati israeliani scomparsi nel 1982 durante la guerra in Libano che Al-Homsi aveva combattuto dalla parte degli arabi. "In questo preciso momento, Ziad al-Homsi si rende conto di avere a che fare con israeliani che lavorano per il Mossad che non hanno nulla a che vedere con società di import-export o con organizzazioni che si occupano della ricerca di persone scomparse", si legge nel verbale di interrogatorio.

Il Mossad fornisce a Al-Homsi un computer e un Flashdrive Usb oltre a una apparecchiatura che sembra un lettore stereo, ma in realtà è un potente trasmettitore. Secondo i capi di imputazione, la spia inviava rapporti a Tel Aviv ogni cinque giorni. Tutte le apparecchiature tecnologiche vengono rinvenute a casa di Al-Homsi nel maggio del 2009 al momento dell'arresto. L'arresto di al-Homsi, dice il generale Ashraf Rifi, capo dei servizi libanesi, è uno dei colpi più importanti messi a segno dalla sua organizzazione.

Al-Homsi è stato condannato a 15 anni di lavori forzati, ma in seguito ha goduto di una amnistia. Durante la primavera del 2009 i libanesi scoprono diverse reti spionistiche israeliane in Libano. Tra gli arrestati Mustafa Ali Awadeh, nome in codice "Zuzi", altro importante infiltrato all'interno di Hezbollah. Per i servizi israeliani il 2009 rappresenta la principale sconfitta nella regione. I vertici del Mossad sono sconcertati. Come hanno fatto i libanesi a individuare quasi tutti gli agenti del Mossad che operavano in Libano?

Poi dal Libano arriva una informazione che mette il Mossad sulla pista giusta: Hezbollah è stata in contatto con un agente del Mossad che all'epoca si trovava in Australia. I vertici dei servizi capiscono immediatamente che si tratta di Ben Zygier. Zygier, frustrato dal suo noioso lavoro da impiegato, aveva chiesto un permesso per riprendere gli studi continuando a percepire lo stipendio.

Nell'ottobre del 2008, Zygier si iscrive nuovamente alla Monash University di Melbourne, questa volta con il nome di "Ben Allen". Spiega di aver lavorato per una società di consulenza a Ginevra e che ogni tanto deve fare ritorno in Svizzera. Con questo pretesto giustifica i suoi numerosi viaggi. Una domenica di ottobre del 2009 il giornalista Jason Koutsoukis, all'epoca corrispondente dal Medio Oriente per i giornali australiani The Age e Sydney Morning Herald, riceve una email criptata proveniente apparentemente da un dipendente del governo australiano.

"Indagini di intelligence hanno scoperto un agente israeliano nato in Australia che attualmente è tornato a vivere in Australia. Si sospetta anche che possa aver partecipato a operazioni del Mossad in Australia", dice l'email. In un'altra email si fa il nome dell'azienda per la quale Zygier aveva lavorato nel 2005. Evidentemente gli australiani tenevano d'occhio Zygier da tempo.

Il giornalista Jason Koutsoukis telefona a Zygier all'inizio di dicembre del 2009 e gli riferisce il contenuto delle email. "Fantasie", replica secco Zygier prima di attaccare senza nemmeno salutare. Qualche settimana dopo, a metà gennaio 2010, tra i due ha luogo una seconda conversazione. "Mi risulta che lei ha lavorato per una azienda europea. Mi può dire che lavoro faceva?", chiede Katsoukis. "Non so nemmeno di cosa sta parlando", risponde Zygier. "Ovviamente mi confonde con qualcun altro". Dieci giorni dopo i servizi segreti interni di Israele arrestano Zygier che era stato invitato dal Mossad a rientrare in sede per discutere le informazioni ricevute da Beirut.

La storia che emerge dalle indagini dei servizi interni è uno choc per il Mossad. Zygier, avvilito dalle sconfitte e nel tentativo di recuperare credibilità agli occhi dei superiori, aveva tentato di reperire nuove fonti e di reclutare altri informatori. Stando alle indagini, nel corso dei numerosi interrogatori Zygier ammette che, prima della partenza per l'Australia, senza autorizzazione aveva incontrato in Europa orientale un membro di Hezbollah con l'intenzione di farlo diventare un suo informatore. Ma Zygier ignora un aspetto importante della vicenda: il membro di Hezbollah riferisce ogni cosa a Beirut e comincia a fare il doppio gioco.

Anzitutto convince Zygier di essere interessato a collaborare con lui, ma concorda ogni iniziativa con i servizi di Hezbollah. Della cosa viene messo al corrente lo stesso Nasrallah. Il contatto tra Zygier e Hezbollah va avanti per mesi e a un certo punto non si capisce chi dirige il gioco. I libanesi gli chiedono di dimostrare che lavora per il Mossad. Il rapporto dei servizi israeliani indica che Zygier comincia a fornire a Beirut informazioni riservate alcune delle quali riguardano Ziad al-Homsi e Mustafa Ali Awadeh. Quando viene arrestato, gli agenti trovano un cd contenente altre informazioni segrete provenienti dal dipartimento Tsomet.

"Possa la sua anima rimanere legata alla vita"
Tel Aviv, inizio di marzo del 2013. "Zygier voleva fare qualcosa di grosso e non ci è riuscito", dice un esponente del governo israeliano che ben conosce la vicenda di Zygier. "E così è finito su una brutta strada e si è cacciato nei guai". È già capitato in passato che informatori israeliani abbiano tradito e siano passati al nemico. Ma un agente del Mossad non ha mai fatto quello che ha fatto Zygier. È una amara sconfitta per Israele mentre per Hezbollah è uno dei rarissimi casi in cui un servizio di intelligence arabo ha sconfitto quello israeliano.

Lior Brand, uno degli amici del kibbutz di Gazit, è convinto che il Mossad "abbia commesso un grosso errore" a reclutarlo. I servizi israeliani volevano dare un esempio di severità e, parlando con l'avvocato di Zygier, dissero che si aspettavano una condanna ad almeno dieci anni di reclusione. Nell'estate del 2010, mentre si trovava in prigione, nacque la seconda figlia di Zygier e alla famiglia fu concesso il permesso di fargli visita. Il 15 dicembre dello stesso anno a Zygier fu permesso di parlare al telefono con la madre Louise. Poche ore dopo era morto.

Perché si è ucciso? Orgoglio ferito? Vergogna? Vendetta? Quando le autorità hanno consegnato il corpo di Zygier alla famiglia, al funerale sono stati invitati gli amici più intimi tra cui Daniel Leiton del kibbutz di Gazit. Leiton al funerale chiese perché Zygier, appena 34enne, avesse pagato i suoi errori con la vita, ma nessuno gli diede risposta. Sulla pietra tombale in marmo nero i genitori hanno fatto scrivere: "possa la sua anima rimanere legata alla vita". Zygier è stato sepolto nel cimitero ebraico di Springvale. In Australia, non in Israele.

 

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