PARTORI-RAI CON DOLORE - MONTI-PASSERA SONO PRONTI AD AFFIDARE LA DIREZIONE GENERALE A ROCCO SABELLI, CHE TRA QUALCHE SETTIMANA LASCERÀ L’ALITALIA. PER LA PRESIDENZA, IN POLE CLAUDIO CAPPON, GIÀ DG, NEL CUORE DI CORRADINO - MONTI, PIERFURBY E I DEMOCRATS FANNO PRESSIONI SU SFANCULATELLO PER EVITARE LO STRAPPO SULLE NOMINE DEL NUOVO CDA RAI - L’IDEA DI LASCIARE INTATTA LA LEGGE GASPARRI NON PIACE A BERSANI MA BELLA NAPOLI NON AMA INTOPPI…

1- SABELLI SI SCALDA PER SOSTITUIRE LA LEI
Da "Libero" - Il nodo da sciogliere riguarda il rinnovo del consiglio di amministrazione della Rai. Assodato che si andrà avanti con la legge Gasparri, il Pdl, prima di ragionare sui nomi, vuole la massima chiarezza su quali caselle potrà riempire. Nel frattempo il governo è pronto ad affidare la direzione generale a Rocco Sabelli, che tra qualche settimana lascerà il posto di amministratore delegato di Alitalia. Per la presidenza, invece, in pole c'è Claudio Cappon, già direttore generale.


2- RAI, MONTI FA PRESSING SU BERSANI
Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

«Sto cercando di convincere Bersani a partecipare al rinnovo dei vertici Rai. Non si può mettere in difficoltà il governo per questo». Sul segretario del Pd si sta scatenando un pressing a tutto campo. Palazzo Chigi, il suo partito, Casini. Obiettivo: la rinuncia all´Aventino in commissione di Vigilanza che significa: il Pd non nomina i suoi membri del Cda e non partecipa alle votazioni degli altri. Un vero strappo. La voce più autorevole è quella di Mario Monti. Il premier garantisce la scelta di nomi di altissimo profilo, "tecnici" tanto quanto quelli che siedono nell´esecutivo.

Per capirci: l´identikit è quello di Enrico Bondi, un gestore di crisi aziendali perché, come dice sempre il leader Pd «la Rai ha bisogno di funzionare come un´azienda vera tenendo a bada i conti e fermando gli sprechi». In cambio, il presidente del Consiglio deve avere il via libera alla nomina di un nuovo consiglio senza «che qualcuno metta i bastoni fra le ruote al nostro lavoro. Non è accettabile una crisi di governo sulla Rai».

Il pressing di Monti ha molte sponde. Pier Ferdinando Casini e Bersani si sono sentiti spesso in queste ore. «Non ti seguo nella tua idea - ha spiegato il leader del Terzo polo all´amico Pier Luigi -. Stavolta non contare su di me. Meglio una soluzione di mezzo che lasciare Viale Mazzini alla deriva». Anche perché l´alternativa, caldeggiata da Berlusconi, è la proroga degli attuali vertici, ossia la conferma sine die di Lorenza Lei, la favorita del Pdl. Monti però non vuole proroghe, punta al rispetto delle regole e dei tempi.

Tanto più che ha già fatto dietrofront sulla riforma e una proroga sembrerebbe davvero un regalo al Cavaliere. C´è poi il pressing delle varie anime democratiche. Walter Veltroni e Paolo Gentiloni giurano fedeltà alla linea dettata dal segretario. «Giusto non votare i nostri membri», dicono. Ma nel vasto "partito" dei filo-Monti questo muro può mostrare presto alcune crepe. Sono in tanti infatti a comunicare alla segreteria le proprio perplessità: «Ci possiamo impiccare sulla Rai? Non capisci Pier Luigi che ci resterà il cerino in mano?».

Per ultimo, ma con tutto il peso della sua carica, c´è l´occhio vigile di Giorgio Napolitano. A difesa del governo che ha chiamato a salvare il Paese, il presidente della Repubblica non gradisce fibrillazioni. E in maniera informale ha fatto sapere ai dirigenti del Pd che rinnovare il Cda Rai con i criteri della Gasparri significa «adempiere a un obbligo di legge». Come dire: la scelta aventiniana suscita parecchie perplessità al Quirinale. Il Pd e Bersani rischiano dunque di rimanere soli in questa battaglia. Con il Pdl pronto a sfruttare le esitazioni degli "alleati" per confermare l´attuale vertice e l´assetto di centrodestra a Viale Mazzini. Quello che ha sbattuto fuori Santoro, Dandini, Ruffini.

Il segretario del Pd per il momento resiste. Anzi, si prepara al rilancio nel corso del vertice di domani. Con qualche ragione, ricorderà che è stato il governo a sbilanciarsi su una riforma della governance. Lo ha fatto più volte in occasioni pubbliche Monti in persona, mentre il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera ha studiato addirittura un commissariamento sulla base del contratto di servizio.

«Al governo dico: perché fate marcia indietro? State subendo il ricatto di Berlusconi?», sono le domande che Bersani porrà a Palazzo Chigi. Ma l´esecutivo ha deciso: non ci sono i tempi per cambiare tutto. Lorenza Lei e Paolo Garimberti, peraltro, hanno garantito il rispetto delle scadenze. Il 28 il direttore generale porterà il bilancio al Cda per l´approvazione. Dopo, entro due settimane, l´assembla dei soci darà il voto definitivo. A quel punto il Cda scade.

Bersani non molla, ma chi lo pressa ha qualche giorno per lavorare sulla sua resistenza. Il Pd tenta le ultime carte per arrivare a una legge di riforma. Poi giocherà una partita nuova. Che non esclude una buona dose di tattica. Se sarà l´intero Partito democratico a chiedere al segretario di fare dei nomi, Bersani potrà permettersi di respingere gli appetiti interni e di evitare la lotta tra le correnti per l´indicazione dei consiglieri. Se è il Pd a chiedergli di rinunciare all´Aventino, avrà mani libere per scegliere chi mandare nel consiglio di amministrazione. È una lettura diabolica, ma la Rai si presta alla dietrologia.

 

 

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