
LA MOSSA DI MELONI: PIÙ VICINO IL SÌ ALLA PALESTINA MA SENZA DISTURBARE NETANYAHU! REALIZZATE LE CONDIZIONI FISSATE DA PALAZZO CHIGI PER RICONOSCERE LO STATO DI PALESTINA (RILASCIO DEGLI OSTAGGI ISRAELIANI ED ESTROMISSIONE DI HAMAS DAL FUTURO GOVERNO DELLA STRISCIA), LA PREMIER POTREBBE COMPIERE IL PASSO DIPLOMATICO IN TEMPI BREVI - LA TREGUA AIUTERÀ A RINSALDARE LE RELAZIONI CON ISRAELE: MAI INTERROTTE, MA ACCOMPAGNATE DA UNA DOSE DI IMBARAZZO DOPO L'INVASIONE DI TERRA A GAZA – OGGI LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA" SARA’ IN EGITTO E POTREBBE AVERE UN COLLOQUIO CON TRUMP. IL NODO DEI MILITARI DENTRO LA STRISCIA E IL COINVOLGIMENTI DI GRANDI AZIENDE ITALIANE (WEBUILD, FERROVIE E AUTOSTRADE) NELLA RICOSTRUZIONE…
Tommaso Ciriaco per “la Repubblica” - Estratti
Le condizioni per riconoscere lo Stato di Palestina erano state fissate nella mozione parlamentare dettata da Palazzo Chigi: rilascio degli ostaggi israeliani ed estromissione di Hamas dal futuro governo della Striscia.
Adesso che questo scenario sembra a un passo dal realizzarsi, l'esecutivo di Giorgia Meloni - che atterra oggi a ora di pranzo in Egitto per partecipare alla cerimonia che dovrebbe sancire la fine della guerra tra Israele e Hamas - potrebbe decidere di compiere questo passo diplomatico in tempi più brevi del previsto.
L'indizio decisivo della riflessione in corso ai vertici dell'esecutivo l'ha fornito Antonio Tajani. Il nuovo quadro, ha ammesso, potrebbe «accelerare i tempi» per questa decisione. Riportando Roma su una posizione che è già di diverse altre capitali europee, ad esempio Parigi e Londra.
VIGNETTA DI ELLEKAPPA - GIORGIA MELONI DONALD TRUMP AL VERTICE DI SHARM SU GAZA
La cerimonia di oggi tra i resort di Sharm el-Sheikh, gestita esclusivamente dalla Casa Bianca, servirà a veicolare l'immagine di ‘pacificatore' di Donald Trump. La premier proverà a ritagliarsi a margine dell'evento un faccia a faccia con il tycoon, ma tutto dipende dall'agenda strettissima del presidente Usa.
La pax trumpiana aiuterà la presidente del Consiglio a scansare un rischio politico evidente: quello generato da una certa prudenza nei confronti di Israele, la stessa cautela che ha portato Roma a non riconoscere lo Stato palestinese. Un posizionamento che rischiava di farle pagare un conto sul fronte del consenso, visto che i sondaggi indicano una prevalenza di favorevoli alla soluzione dei ‘due popoli, due Stati'.
La tregua aiuterà però anche a rinsaldare le relazioni con Israele: mai interrotte, ma accompagnate da una dose di imbarazzo dopo l'invasione di terra a Gaza. A breve il ministro degli Esteri israeliano Sa'ar è atteso a Roma. Poi sarà Tajani a ricambiare la visita, in tempi non lunghi (quanto a Meloni, nulla è fissato e ovviamente molto dipenderà dal futuro politico di Bibi Netanyahu).
gli sguardi di giorgia meloni a donald trump video di smar gossip su tiktok 9
Già sul suolo egiziano, intanto, la premier intende portare una bozza di impegni che l'Italia potrebbe assumere per partecipare alla messa in sicurezza e alla ricostruzione di Gaza (ne riparlerà a Palazzo Chigi già domani, con re Abdullah di Giordania). Un capitolo interessante sembra aprirsi anche per alcune imprese italiane. Nulla è ancora definito e dipenderà dalle richieste degli alleati, ma un primo giro d'orizzonte nel governo ha portato a valutare possibili futuri coinvolgimenti dei colossi che si occupano di infrastrutture civili: Webuild, Ferrovie e Autostrade.
Serviranno infatti ponti, strade, reti ferroviarie, scuole e università.
L'altra faccia del sostegno a Gaza passa dagli aiuti alimentari e dalla sanità, dove Roma può vantare eccellenze. A partire dall'ospedale pediatrico Bambino Gesù, passando per la capacita di organizzare in breve tempo anche ospedali provvisori da campo.
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Resta un altro nodo da sciogliere, quello legato al contributo alla sicurezza della Striscia. Che i Carabinieri rafforzino la loro partecipazione nell'addestramento sembra ormai scontato, anche perché sono gli americani a volerli (con la Gendarmerie francese e la Guardia Civil spagnola). Se riusciranno anche ad accompagnare le reclute in azione nella Striscia, come non esclude di autorizzare il governo, dipenderà invece dal teatro in cui dovranno agire: Gaza rischia di essere una sfida pericolosa, bisognerà valutare nei prossimi mesi la tenuta della tregua.
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Lo stesso vale per l'ipotesi di offrire sminatori del Genio dell'esercito per le operazioni di bonifica.
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