MP-DS: INTERROGATO A FIRENZE IL SEGRETARIO TOSCANO DEL PD - DALL’ORDINANZA DEL GIP RISULTA CHE I VERTICI DI MPS SAPEVANO PERFETTAMENTE DELLE OPERAZIONI IN DERIVATI - LO SCARICABARILE DI VIGNI SU BALDASSARRI (AL GABBIO) NON CONVINCE I PM DI SIENA, CHE TRA POCHI GIORNI (DOPO LE ELEZIONI) POTRANNO FINALMENTE ACCELERARE SUL “CONTESTO POLITICO DI MPS” SENZA FAR DANNI ELETTORALI A BERSANI - MUSSARI RISCHIA GROSSO…

Luca Fazzo e Massimo Malpica per "Il Giornale"

Mentre la procura di Firenze interroga sul «contesto politico di Mps» legato al crac Ginori, il segretario regionale del Pd toscano Andrea Manciulli, dalle carte senesi traspare la responsabilità dei vertici di Mps anche sul filone «derivati».Nelle 26 pagine dell'ordinanza d'arresto per Gianluca Baldassarri, l'ex capo di Area Finanza della banca senese, si inizia a intravedere una timida luce nel buio del Montepaschi.

FUGA E AMICI POTENTI
Per il gip Baldassarri deve stare in carcere perché «dispone di ingenti mezzi finanziari, di proprietà all'estero e di interrelazioni personali (nonché di incontrollabili mezzi di comunicazione) tali da garantirgli alla bisogna una fuga sottraendosi così alla giurisdizione». Che voglia scappare lo si deduce dalla disposizione data a Banca Profilo di liquidare un dossier titoli del valore di oltre un milione di euro».

MUSSARI «RESPONSABILE»
Se Baldassarri è un responsabile, anche altri, a vario titolo, hanno le loro colpe. Dice il gip: i vertici di Mps erano ben consapevoli delle operazioni in derivati che stavano portando avanti e ne hanno nascosto i contratti nel corso delle ispezioni Bankitaliane di vigilanza. «Dall'esame degli atti - si legge nell'ordinanza - si può affermare che fino alla primavera scorsa la gestione realizzata dal management e dai soggetti che hanno ricoperto ruoli apicali ha posto l'istituto (Mps, ndr) in una condizione di precario equilibrio economico finanziario».

E nonostante fosse ben chiara la situazione «da parte di Bankitalia che ha effettuato frequenti e specifiche ispezioni» i vertici della banca senese hanno «elaborato e condiviso scelte gestionali dagli esiti, quanto meno, incerti e i cui profili negativi erano ben loro presenti con la conseguenza che alcune di dette operazioni risultavano non ostensibili non solo all'organo di vigilanza, ma alla stessa società di revisione».

Il J'ACCUSE DI RICCI
Raffaele Ricci, il manager che quando è in Dresdner vende Alexandria, e poi lo ristruttura essendo passato in Nomura, spiega così ai pm senesi perché Baldassarri e Vigni erano certamente al corrente del legame tra la ristrutturazione del derivato e l'acquisto dei Btp: «Ho discusso numerose volte con Baldassarri di tutti i termini dell'operazione (...).
Con lui ho scambiato numerose mail, fatto incontri e conference call aventi ad oggetto l'operazione Alexandria. Ho incontrato Vigni a Londra durante una conferenza: sono pressoché certo che tale conferenza si è svolta prima della telefonata tra i vertici di Nomura e quelli di Mps. Vigni mi fece capire che era soddisfatto della collaborazione intrapresa e del lavoro svolto fino a quel momento e auspicava vivamente che l'operazione potesse andare a termine (...)».

IL VERBALE DI VIGNI
L'ex numero due di Mps, Antonio Vigni, fedelissimo di Mussari, si difende così: «La ristrutturazione di Alexandria è stata seguita da Baldassarri (...). L'unico documento che lega la complessiva operazione condotta con Nomura è la lettera di mandato. Mi assumo ogni responsabilità nel senso che avevo compreso che quella lettera legava le operazioni e che Mps si impegnava a realizzare una piena disclosure dei termini effettivi dell'operazione.

Ho custodito la lettera nella mia cassaforte perché Baldassarri mi aveva detto che era un documento delicato. Mi sono sempre fidato ciecamente di Baldassarri. Ricordo la call conference con Nomura. Circa un'ora prima della call conference io e Baldassarri incontrammo il Presidente, e gli dissi che si trattava di un'operazione utile per la Banca e che era necessario fare una conference call con quelli di Nomura perché la banca giapponese voleva essere garantita che noi avessimo compreso tutti i termini dell'operazione e del fatto che ne avremmo data piena informazione agli auditor.
Non so dire se Mussari fosse già stato informato dell'operazione Alexandria dallo stesso Baldassarri». Intanto l'ad Viola conferma, a verbale, di aver trovato altre carte nella cassaforte di Vigni» e di averle consegnate ai pm di Siena.

 

 

GIANLUCA BALDASSARRI jpeggiuseppe mussari MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA bankitalia big mussari vigni logo NOMURA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…