IL CONTO SALATO DI UNA BANCA “POLITICA” - NEL MAGGIO DEL 2012, PRIMA CHE IL COMUNE DI SIENA FOSSE COMMISSARIATO, MPS SI È FATTA PAGARE DALL’ENTE 111 MILA € PER I PERMESSI SFRUTTATI DAI SUOI DIPENDENTI CHE SVOLGONO ATTIVITÀ ISTITUZIONALE - GLI STIPENDIATI DAL “MONTE” FINITI IN COMUNE NON SONO POCHI: L’ASSESSORE AI LAVORI PUBBLICI, QUELLO ALLO SPORT, QUELLO ALL’URBANISTICA E TRE CONSIGLIERI…

Franco Bechis per "Libero"

La lettera è arrivata a pochi giorni dalla crisi politica che avrebbe portato al commissariamento del Comune di Siena, e davvero un istante prima che esplodesse nella città uno scandalo finanziario di cui solo ora si comprendono le proporzioni. Era il maggio 2012, e la novità è stata che a battere cassa quella volta fosse il Monte dei Paschi di Siena con il Comune. Motivo?

Semplice: in quella gran confusione, in quella centrifuga di conflitti di interessi in cui erano macinati nello stesso frullatore partito democratico, comune di Siena, Provincia, fondazione bancaria e banca, era accaduto che ai vertici delle istituzioni erano finiti dipendenti del Monte dei Paschi. Un circolo vizioso di cui non si vede tutt'oggi né capo né coda. Perché i dipendenti del Monte dei Paschi scendono in politica quasi sempre nel Pd. In politica conquistano le istituzioni e con esse il potere.

Che a Siena è anche potere di nomina nella Fondazione Monte dei Paschi. E chi in Fondazione viene nominato, può a sua volta nominare i manager e i dirigenti della Banca Monte dei Paschi, e da lì ha accesso anche a tutte le poltrone delle controllate. Per assurdo anche un banale usciere del Monte dei Paschi potrebbe candidarsi al Comune nel Pd, da lì finire alla Fondazione e dalla Fondazione essere mandato ai vertici della Banca, compiendo grazie alla politica una carriera che gli sarebbe stata sicuramente preclusa restando nella banca.

Nel maggio 2012 comunque, pensando al banale soldo e non ai conflitti di interesse, il Monte dei Paschi di Siena è andato a battere cassa al comune, sventolando il testo di un decreto legislativo del 18 agosto 2000 (il testo unico degli enti locali). Lì c'era una norma che spiegava come un consigliere comunale, un consigliere circoscrizionale, un assessore e perfino il sindaco di un comune (lo stesso accade nella provincia) ha diritto a prendersi un permesso pagato dal proprio posto di lavoro per partecipare ad attività istituzionali che impegnano anche l'orario di lavoro.

È una norma che ha prodotto centinaia di abusi in tutta Italia, ma è in vigore. E stabilisce che poi quel permesso pagato usufruito può essere rimborsato dal comune o dalla provincia all'azienda che lo ha anticipato. E nel maggio 2012 il Monte dei Paschi ha presentato il suo conto al Comune di Siena: i permessi usufruiti da suoi dipendenti nel 2011 da rimborsare ammontavano a 111.320,37 euro.

E il Comune di Siena ha pagato, senza battere ciglio. Eppure quello stesso giorno era arrivata analoga richiesta da altre aziende nella stessa condizione di Mps: la Cna servizi chiedeva un rimborso di 4.358,52 euro, la Mensana 1871 di 8.379,95 euro; le Poste italiane di 17.427,91 euro; Siena Ambiente di 3.602,62 euro; la Banca cras di 1.700,254 euro e la società E.s.tr.a. srl di 93,96 euro.

Tutte le richieste sono state soddisfatte, anche se nel bilancio di previsione del Comune erano stati stanziati a quella voce ogni anno 100 mila euro (cifra inferiore a quella chiesta a rimborso dal Mps). Nessuno però ha battuto ciglio, anche se pochi mesi prima lo stesso Mps aveva presentato una richiesta di rimborso integrativa di poco inferiore ai 100 mila euro per più annualità, compresa quella del 2011.

Questi permessi pagati in orario di lavoro devono essersi moltiplicati nel tempo. Perché certo stride la richiesta di rimborso di una piccola società per meno di 100 euro in un anno con la nota presentata da Mps. La grande banca posseduta dalla politica e che a sua volta possiede la politica ha motivato la richiesta con questa voce: «rimborso degli oneri sostenuti per la retribuzione corrisposta ai propri dipendenti, Sindaco, Assessori, consiglieri comunali e consiglieri circoscrizionali per i periodi di assenza dal servizio per l'espletamento della carica elettiva».

Certo al Comune di Siena non erano pochi i consiglieri e gli amministratori di provenienza Mps: dall'assessore ai lavori pubblici Luciano Cortonesi (quadro direttivo della banca), a quello allo sport, patrimonio e partecipazione, Alessandro Trapassi, mentre l'assessore all'urbanistica Paola Rosignoli era deputato della Fondazione Mps. In consiglio comunale nel gruppo Pd erano dipendenti Mps sia Giovanni Bazzini che Giancarlo Meacci (sindacalista della Fisac Cgil), e di sicuro lo era anche Marco Fedi, consigliere della lista civica di sinistra Siena Futura. Ma il conto è sembrato assai salato.

 

 

universita degli studi siena UNIVERSITA SIENA monte paschi mps CURVA TIFOSI DEL SIENA veltroni giu mussari LA PARTENZA DEL PALIO DI SIENA LA PARTENZA DEL PALIO DI SIENA

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...